skip to main |
skip to sidebar
Le guerre (non) perdute degli Stati Uniti
Dall’11 settembre una serie lunga, quasi un
venticinquennio, di guerre perdute per gli Stati Uniti. Anche quando sembrano vinte
– quella di Netanyahu contro mezzo mondo arabo. In Afghanistan, in Iraq, in Libia,
in Siria, in Ucraina.
L’Afghanistan consegnato ai Talebani – come dire
all’Al Qaeda dell’11 settembre. L’Iraq agli sciiti. La Libia a Putin, e a
Erdogan. La Siria a Putin e allo Stato islamico prima, e ora allo Stato
islamico e a Erdogan.
L’Ucraina armata, psicologicamente e
militarmente, a sfidare la Russia, per rimetterci la semidistruzione, qualche
milione di morti e la perdita della sua parte mineraria.
E la strana simbiosi negli “accordi di Abramo”
con le petromonarchie, regimi monocratici e patrimoniali assurdi nel terzo millennio
- che per di più finanziano l’estremismo arabo, perfino le cosiddette guerre sante,
cioè il terrorismo.
Tutto insensato. A meno di un disegno geopolitico
- come ora usa analizzare e collocare i fatti, in diplomazia e nella storiografia
(a che fine?). E l’unico disegno geopolitico che quadra è: annientare l’Europa.
Non annientarla, perché serve: circondarla di focolai e indebolirla, da vera provincia
dell’impero. Col caro energia. Con la dipendenza energetica accentuata invece
che ridotta. Con sanzioni antirusse autopunitive per l’Europa (gas, petrolio,
terre rare, esportazioni, turismo) e benefiche per gli Stati Uniti (riserve
monetarie, asset finanziari). Quando tutti sanno che l’Europa senza la Russia è
poca cosa.
Con lampi di ostilità non mascherata. Il neo
presidente Trump la prima cosa che ha annunciato in materia di dazi e contingenti
– la sua filosofia economica, da affarista - è contro l’Europa: l’obbligo per l’Europa
di comprare petrolio e gas dall’America, anche se a prezzo più caro. Ma Biden
non ha fatto due forti leggi, per la reindustrializzazione e i semiconduttori, a
danno principalmente dell’Europa?
Nessun commento:
Posta un commento