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lunedì 27 agosto 2012

Il mondo com'è - 108

astolfo

Decolonizzazione - Marx, al contrario di Kipling, non voleva lasciare agli indiani i loro dei. E forse sapeva perché: la sterilità della democrazia nell’ex Terzo Mondo ha dell’incredibile. Non c’è paese in Africa, in Asia, in mezza America Latina, dove non si fanno per la democrazia guerre crudeli, tribali, mafiose. Una volta si diceva che c’era dietro la Cia. Poi gli usa si sono rivelati buoni, che il Terzo mondo hanno voluto integrato alla loro macchina possente - il conservatore è realista (e il realista, è sempre conservatore?).
Ma perché costringersi a elogiare l’imperialismo? Sarà stato l’ultimo regalo avvelenato del Terzo mondo ai terzomondisti: la decolonizzazione non è indolore, l’imperialismo insegnava le buone maniere.

Ebraismo – Dunque, siamo tutti anusim, ebrei “costretti” a frequentare le chiese. Di cui peraltro siamo molto devoti. Non tutti gli italiani, la Calabria per “almeno il 40 per cento” e la Sicilia. Anche se costretti senza persecuzioni, per il quieto vivere.
Lo afferma Barbara Aiello, rabbina americana riformata che da qualche anno opera anche nel paese d’origine del padre, Serrastretta. Dopo essere stata rabbina a Milano. Tra le perplessità delle istituzioni ebraiche italiane e americane, ma nel solco di un revivalismo ebraico che sconfina nel trionfalismo dei primati.
A Serrastretta Barbara Aiello ha creato un Italian Jewish Cultural Center of Calabria, e ha aperto la prima sinagoga attiva in oltre cinquecento anni. Con un certo seguito. Anche se con una biografia a tratti forzata. Il padre Antonio, che suonava la tromba nella banda degli emigrati di Florida, è “liberatore di Buchenwald” e membro attivo dei partigiani.
Il problema è delle genealogie – “sì, ma prima?” (che secondo la paleontologia vaticana, la più accreditata, ci porterebbe sull’altopiano del Kenya, a una Eva africana). E del proselitismo. Con l’ebraismo, che in principio lo nega, che se ne appropria a ritroso, attraverso faticose derivazioni.

Imperialismo - Il mito della frontiera non è innocente. Come in tutte le guerre umanitarie, civili, eccetera, ma nel West senza veli. Anche se si propina ai bambini in un disegno spregiudicato, l’imperialismo moderno parte da Madison Avenue con Hollywood, è industria della comunicazione.
Gli americani hanno galoppato a Occidente, razziando, occupando, uccidendo, proprio come usavano le tribù gotiche e mongole, ma ne hanno fatto memoria collettiva, riducendo la Bibbia che portavano in mano e ogni altra intelligenza all’uso virgiliano. Un’orda primitiva di nuovo conio. Con l’uso ridicolo del darwinismo fino a ieri fuorilegge: sopravvive chi è più bravo con la pistola. Fino a un altro più bravo.
Il West in campo internazionale è stato il Vietnam. C’è chi dice la guerra voluta per la droga, per imporre la droga al Vietnam. Oppure per ricavarla dal Laos e imporla ai giovani americani, non si è mai capito bene, anche la sinistra si diverte. O per insegnare alla vecchia e vile Europa come si combatte il comunismo. Si dà anche la colpa ai Kennedy, di aver montato una Camelot asiatica, l’operazione Dente del Drago, per assediare la Cina e il comunismo dal Sud - non perché erano cattolici?
Ma è finita con una sconfitta senza precedenti. Senza più presidente, senza dollaro, le casse vuote, la disoccupazione più che raddoppiata negli anni di guerra, negli Usa e ovunque in Europa, l’inflazione quintuplicata. Un caso anch’esso senza precedenti: la disoccupazione con lo sperpero del tesoro e col carovita. Falsa è la teoria che la guerra produce ricchezza, piacerebbe allo imperialismo - gli inglesi hanno avuto la tessera annonaria ancora dieci anni dopo la guerra, mentre l’Italia e la Germania, semidistrutte, si spanciavano. E la violenza bellica contagia la politica e gli animi a casa.

Islam – Viene unito nel Medio Oriente dalla tenaglia turco-saudita attorno al sunnismo.
Restano fuori il Pakistan e l’Iran. E l’Afghanistan. È un’unità che si prospetta col patrocinio Usa. Ma unisce un mondo che ha un unico valore politico, il nazionalismo. Cioè il revanscismo, fatalmente indirizzato contro il vecchio-nuovo colonizzatore, l’Occidente.
Il rifiuto dei diritti civili e di uguaglianza nasce e si sostanzia del rifiuto dell’Occidente. Senza, i diritti della donna e di libertà sarebbero di adozione più agevole, l’islam come religione non ha nulla in contrario.

Israele – Non è mai successo, dal 1946, che il mondo islamico che lo circonda fosse unito. E ora che sta per avvenire, con la tenaglia turco-saudita e l’appoggio americano, attorno al sunnismo-salafismo, non ne sembra allarmato. L’unica ostilità proietta contro l’Iran. Col quale invece aveva, e ha in qualche modo mantenuto, relazioni non ostili. Mentre ora aderisce al piano antisciismo. Solo per la bomba atomica? Che l’Iran comunque non potrà usare?

Se c’è stata una vera minaccia all’esistenza di Israele, è in questo blocco islamico unito. Un islam forte, fortissimo, seppure “americano”, invece di un islam diviso. Tanto più sapendo che il moderatismo o americanità sono di facciata, l’islam è nazionalista, e perciò, a questo fine, onorabilmente dissimulatore.

Manomorta – Si potrebbe riscrivere la storia dell’Italia unita con più utilità non sottovalutandola. Tutti i vizi vizi nazionali, concussione, patronaggio, evasione fiscale, che si imputano ai preti, l’Italia cumula a partire dall’appropriazione dei beni dei preti, inclusi i santi in chiesa e le Madonne. Lo disse Pasquale Villari già nel 1862, e poi Salvemini, ma senza effetto. Il Risorgimento voleva solo la manomorta, repubblicani e monarchici uniti nelle logge, e non ha lasciato altra cultura se non dell’avidità, l’irreligiosità è corollario. La manomorta rovinò l’Italia sul nascere, con l’estensione al Centro-Sud delle leggi eversive: la svendita dei collegi e dei conventi, meglio ancora l’enfiteusi perpetua gratuita, generalizzò la corruzione.

La lista della manomorta fa buona parte del patrimonio nazionale: il passaggio tal quale dei feudi dagli antichi ai nuovi feudatari, grossisti, speculatori, gabelloti, giurisperiti, con la distruzione dei Monti frumentari, il vecchio Credito fondiario, la vendita al ribasso dei beni ecclesiastici, in aste deserte al prezzo minimo, la spoliazione delle chiese, l’esproprio dei conventi, il saccheggio delle casse e le case dei governi destituiti, e a Roma perfino delle biblioteche, al Collegio Romano, a Sant’Andrea della Valle, al museo Archeologico, e del museo Kircher, luogo di meraviglie, l’usurpazione dei beni comunali e dei diritti comuni, di pascolo, caccia e pesca, e di coltivo, la dislocazione delle Opere pie, l’affrancamento dai canoni enfiteutici. Un’aggiunta da fare è l’ultimo definitivo sacco, esteso a tutta l’Italia, di naiadi, erme, putti, torsi, anfore, colonne, antesignani dei nani nei giardini e nei salotti.

La borghesia italiana è figlia dei notabili, legulei, cerusici, apoticari, figli a loro volta degli insaziabili fittavoli e gabelloti che la spoliazione hanno trasferito dai baroni e la chiesa allo Stato intangibile. C’è la borghesia di Marx, occupata a far fruttare il capitale, e quella francese, che l’Italia scimmiotta, politicante. L’Italia è l’unico paese dove la borghesia è antindustriale, con lo sfoggio di etica caratteristico dei corrotti: l’industria la borghesia italiana disprezza perché s’è abituata a guadagnare senza pagare, coi beni della chiesa.

astolfo@antiit.eu

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