Cerca nel blog

domenica 6 ottobre 2013

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (185)

Giuseppe Leuzzi

Il Sud è a Nord
Umberto Eco lancia la sua ennesima divertente opera sui falsi, “”Storia delle terre e dei luoghi leggendari”, con un falso. È la sua maniera, ma la applica a un Sud per lui incognito: “Un libro di Felice Vinci del 1995 sposta tutta l’«Odissea» dal mediterraneo alle isole del Nord, con dimostrazioni certe volte abbastanza convincenti. Vai a sapere”. 
Come? Vinci non è un filologo, è un ingegnere che si è divertito a ridisegnare la geografia. Uno, anche, che vuole “tutto a Nord”, del filone della storia provvidenziale e razzista. Ma per Eco la Grecia è “chissà”.
Come i lettori del sito sanno, Vinci è un ingegnere nucleare, quindi da tempo disoccupato. Che disponendo di molto tempo si è divertito a ribaltare la carta: Oslo è la Locride nella sua ricostruzione omerica, che l’“Iliade” sposta nel Baltico e l’“Odissea”. In un “Omero nel Baltico” che le Librerie del Sole, per bambini, vendono illustrato.  Troia è verso Helsinki. Resta da trovare per l’ingegnere Itaca, un’isola ospitale.
Vinci non è il primo: con la Dea Bianca lo studioso dei miti Graves i greci aveva già portato fino in Scandinavia. Ora la cosa è diventata di consumo popolare, se Eco avesse avuto pazienza numerosi altri che il Sud spostano al Nord ne avrebbe trovati. I lettori di anti.it sanno in particolare di una, un’altra, la dottoressa Christine Pellech. Studiosa d’Austria, paese senza mare, la dottoressa deduce invece dall’“Odissea”, in particolare dalla colorazione dei mari, che per i greci la terra non fosse un disco ma una sfera, per cui correvano in tondo, non da qui a lì.
La studiosa è la stessa che gli Argonauti aveva spedito in precedenza in Scandinavia. Apollonio Rodio è occupazione cara da tre secoli alla Mitteleuropa, il periplo degli Argonauti, che si faccia nell’Adriatico, tra gli illirici e i galli, se non proprio nel mare del Nord.

Grandi lavori
Un tram da 182 milioni? Mai entrato in funzione, dopo sedici anni? A Bologna.
Cinquanta mezzi, 49 per l’esattezza, che non possono girare perché sbandano. Ma vanno esercitati da un manipolo di conduttori, perché non arrugginiscano. In attesa che – se la causa andrà a bon fine – siano cambiati. Con spreco quindi di conduttori e avvocati.  

Gli ospedali nuovissimi, d’architetto, appena inaugurati a Pistoia e a Prato, non si possono attrezzare e aprire perche “perdono”. Perdono acqua quando piove, attraverso i cunicoli di aerazione – forse.

Otto km. di alta velocità, dalla frontiera svizzera a Arcisate-Induno Olona, in provincia di Varese, sono raddoppiati di costo e sono realizzati al 40 per cento a tre mesi dalla prevista inaugurazione. L’opera, avviata nel 2009, doveva portare la Svizzera all’aeroporto di Malpensa, che si sarebbe collegato all’alta velocità già in funzione nelo Canton Ticino allo snodo di Mendrisio oltrefrontiera. Doveva essere uno dei fiori all’occhiello dell’Expo 2015.
L’opera, che oggi va sui 500 milioni, era prevista a un costo di 223 milioni, 28 milioni a km. benché su terreno pianeggiante. Il doppio dalla Roma.Napoli. Degli otto km. dell’ opera solo 3,6 sono interamente nuovi, gli altri si basano sul potenziamento di  strutture preesistenti.
La tratta svizzera, per Stabio e Mendriso è già completata e inaugurata.

La strada di grande comunicazione Fano-Grosseto, Adriatico-Tirreno, non si può utilizzare perché manca la galleria tra Mercatello, Marche, e San Giustino, Umbria, circa 6 km. Cioè la galleria c’è, Costruita vent’anni fa con 230 miliardi di lire, ma è incompleta e ora a rischio frane. Viene usata per i rave party.

Bier-Komment
Il gioco “padrone e sotto”, detto passatella nell’italiano dei carabinieri, che ne affiggevano la proibizione sotto ogni frasca e a ogni porta d’osteria, ora in disuso ma fino agli anni Sessanta-Settanta molto comune, ha un precedente classificato nella sociologia, nel Bier-Komment teutonico. Come nel Bier-Komment, il gioco si faceva con la birra – invece che col vino come al Sud si sarebbe immaginato. Con un meccanismo semplice: ogni bevuta, di due o quattro birre, si faceva con un giro di carte. Il giro dava un “padrone” e un “sotto”. Tra i quali una trattativa partiva su come suddividere le bevute tra i partecipanti, che potevano anche essere molti. I poteri del “sotto” erano di persuasione: suddividere equamente le bevute, in una partita diplomatica che faceva riferimento alle precedenti e poteva delinearne le future. Il “padrone”aveva comunque poteri decisivi: in caso di mancato accordo, il “sotto” poteva ritrovarsi per sua disposizione “all’ormo”, cioè a secco, oppure essere obbligarlo a bere tutto.
Il Bier-Komment tedesco  era una pratica studentesca, delle associazioni fra studenti che regolavano la vita degli atenei. Norbert Elias, il grande sociologo, così la registra ne “I tedeschi”: “L’usanza goliardica del Bier-Komment esigeva che il più giovane dovesse rispondere al brindisi del più anziano tutte le volte che questi beveva alla sua salute. E quando alla fine si sentiva male, poteva ritirarsi nella toilette”.

Shakespeare è di Bagnara
Shakespeare, si sa, fu molti Shakespeare, e uno ubiquo. Uno dei più convincenti è di Bagnara in Calabria, dove pescano – pescavano - il pescespada, un posto governato dalle donne. Prese il nome della madre Guglielma Crollalanza: William Shake, scrolla, Spear, lancia. È uguale nel ritratto a suo cugino Giovanni Florio, l’italianista londinese di fine Cinquecento, dalle cui opere trasse i proverbi
delle commedie. Guglielmo e Giovanni erano figli di due fratelli Florio, protestanti di Bagnara costretti all’esilio.
Entrambi portano l’orecchino. Ma l’orecchino era uso di Parghelia, borgo di fronte a Bagnara nel golfo di Gioia votato all’alchemia: oltre che l’identità del Bardo, se ne spiegano le occulte radici. Che localmente riemergeranno due secoli dopo, tra i Florio emigrati a Palermo e gli agenti britannici camuffati da produttori di marsala, per fare l’Italia unita. Il padre di Shakespeare, di nome Giovanni, è citato in una lista di recusants, quelli che rifiutavano i culti anglicani, tali i valdesi di Bagnara, riformati di Calvino. L’altro fratello Florio, Michelangelo, padre del Giovanni cugino, era un frate Francescano riformato.
O Shakespeare non è di Bagnara? Se dev’essere qualcun altro, allora è tanti Shakespeare: è spaventoso che da solo abbia scritto tanto, con tanta forza? Certo è infatti pure che Shakespeare non è un Florio di Bagnara: Giovanni fu suo nemico, il padre Michelangelo un predicatore protestante di Siena Era quindi toscano. Forse anche di Firenze e non di Siena: Shagsper o Saxber che sia, è bene John Florio, ma allora è di Firenze e non di Bagnara. Un fiorentino l’ha scoperto, interprete di mestiere, che ci ha scritto un libro di trecento pagine grandi, “Shakespeare ovvero John Florio, un fiorentino alla conquista del mondo”.
La cosa però non è ininfluente, perché Bagnara è deprivata, nonché di Shakespeare, anche dei Florio.

leuzzi@antiit.eu
Sud del Sud - il Sud visto da sotto (185)

Nessun commento: