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sabato 12 ottobre 2013

Tangenti per Mannesmann-Omnitel-Vodafone

Dieci anni fa un processo tenne banco sulle cessione di Omnitel-Orange-Mannesmann a Vodafone, di cui allora si rappresentavano così i termini:
“Lo svizzero Josef Ackermann, presidente della Deutsche Bank ed ex consigliere d’amministrazione Mannesmann, ha sempre pendente una condanna a dieci anni per il sospetto di corruzione nella cessione della stessa Mannesmann a Vodafone. L’incriminazione era avvenuta formalmente in quanto Ackermann, consigliere d’amministarzione di Mannesmann, aveva autorizzato gratifiche ritenute eccessive, di 57 milioni di euro, ai dirigenti Mannesmann (di cui 30 all’amministratore delegato Klaus Esser) e al presidente dell’Ig-Metall, Klaus Zwickel, il sindacato dei metalmeccanici. Ma il processo è stato impiantato col sospetto che lo stesso Ackermann fosse parte o artefice di una combine.
Il cda di Mannesmann, Esser compreso, aveva respinto in un primo momento l’opa Vodafone dichiarandola “ostile”, cioè non nell’interesse dell’azienda e dei suoi azionisti. Il titolo era andato alle stelle, e c’erano stati dei guadagni per molti. Poi Esser ci aveva ripensato, anche per l’intervento di Ackermann, e aveva dichiarato l’offerta compatibile. L’accusa, su cui il processo è stato tenuto a Düsseldorf, ritiene che l’opposizione sia caduta in cambio di tangenti. Forse – è l’accusa subordinata – nella forma della gratifica.
L’accusa non è riuscita a dimostrare la corruzione, e quindi Ackermann va all’assoluzione. Ma la stessa Corte che dovrebbe assolverlo ha mostrato durante il dibattimento di ritenere l’accusa vera anche se non provata. E sull’onda del processo in Germania il governo federale ha dovuto approvare misure d’urgenza contro la corruzione in affari. In previsione dell’appello la difesa avrebbe consigliato all’ex affarista Ackermann un patteggiamento: una multa in cambio della non iscrizione”. Così avverrà tre anni dopo: il 25 novembre 2006 Ackerman patteggerà 3,2 milioni e la presunzione di non colpevolezza.   

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