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mercoledì 9 ottobre 2013

La rovina dell’Europa-Lilliput, un secolo fa

“Nessuno combatte per la Libertà o per il Diritto! Tutti combattono per paura degli altri!” In questo “Ultimatum” alla “Lilliput-Europa”, una trentina di pagine del 1917, nella “guerra dei pigmei”, ultimatum nominale, di persone e nazioni, Álvaro de Camos-Pessoa, autore e personaggio burlesco, è profeta drammatico dettagliato di un Novecento che sarà poi effettivamente l’ultimo secolo dell’Europa. Tra le rovine, di “radicali del poco”, “giganti del formicaio”, “decigrammi dell’Ambizione”, e “imbelli con l’urgenza di essere gli isti di qualche ismo”, mai trahison des clercs  fu più precisa. Con l’albagia, non si dimentichi, del Superuomo in cui Álvaro-Fernando s’impersonano, con i deprecati D’Annunzio e Wilde – gli saranno fischiate le orecchie al povero Nietzsche.  
“Nel 1979,” ricorda Calasso celebrando ieri i 50 anni di Adelphi con Ranieri Polese sul Corriere della sera”, “il Pessoa curato da Antonio Tabucchi passa inosservato: una sola recensione, di Pontiggia, che però era un nostro collaboratore”. Era un’Italia migliore? “Se ne accorsero solo le Br”, continua Calasso, con un articolo su «Controinformazione» che usava Pessoa come prova dell’orientamento reazionario di Adelphi”. Un apologo che dice molte cose sulle Br, gente che leggeva anche se male, e sul Pessoa-Tabucchi che solo Adelphi riconosceva. Ma poco dopo lo spasso era generale, questa nutrita compilazione di Ugo Serani per la bibliotechina del Vascello è ancora piena di umori. Compresi, come Álvaro-Fernando voleva nell’“Abolizione del dogma della personalità” a corredo dell’“Ultimatum”, quelli dei lettori – è il lettore che fa l’autore, etc.
Fernando Pessoa, Ultimatum (e altre esclamazioni)

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