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domenica 14 settembre 2014

La delazione è virtuosa in Germania

I giornali tedeschi lamentano le troppe lettere di ritorno dall’Italia. Di denuncia di una vita troppo facile. Il biglietto costa poco, sul bus urbano o al museo. Il caffè costa troppo poco, se ne prendono troppi. Anche la pizza, se ne trova a quattro euro, uno scandalo. Tutta roba che va bene alla parsimoniosità tedesca (si ricordano famiglie felici sulle Alpi con un piatto di spaghetti bolognese a tre euro: primo, carne, e dessert incluso, il formaggio in libera disponibilità sul tavolo). Ma contrasta con la certezza, che i governi Merkel hanno generato, che l’Italia vive al di sopra dei propri mezzi e a spese dei tedeschi.
Tutta roba però, va aggiunto, in linea col vezzo tutto tedesco della delazione, la denuncia dell’altro. “Gentile Germania” ne registra i casi più macroscopici, nella Germania Est, e in quella di Hitler. Quando cadde il Muro si scoprì che la Stasi, la polizia politica di Berlino Est, aveva raccolto un numero di dossie tale da coprire una distanza considerevole:
A Berlino c’erano 150 km di dossier di polizia, si sapeva, si voleva che si sapesse. Erano dietro il Muro ma era uguale: ovunque la polizia dà l’ansia. Stretti in fila, portavano da Milano a Genova, o volendo a Torino. Mezzo centimetro per uno, trenta milioni di fascicoli, uno per ogni tedesco, di là e di qua, tolte le casalinghe e i bambini. Spia uno su sei, dicevano. Solo uno su sei, che non è poco, ma spiavano tutti. Per difendersi certo, ognuno spiava chi lo stava spiando, l’informazione che porta all’afasia”.
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“Tutte le cartoline scritte dai Quandel, una coppia di oppositori solitari a Hitler, che le lasciavano per le scale e sui davanzali delle finestre, furono consegnate alla polizia, la Gestapo ne raccolse 220: “Che popolo inconcepibile, che non conosce neppure l’indulgenza del silenzio e deve subito andare a denunciare chi la pensa diversamente!”, commenterà Hans Fallada, che ha scritto la storia dei Quandel.  Egli stesso fu denunciato subito, a febbraio del ‘33, come sovversivo dal padrone della casa che aveva appena comprato a Berlino, che pensava così di rientrarne in possesso senza ripagarla. Fallada se ne ricorda in “Ognuno muore solo”, ne fa il leitmotiv,“la mania di denunciare, origliare, spiare”. Lui che era apolitico, più che altro attaccato alla bottiglia e alla morfina, e ciò malgrado protetto dal regime.
“Inaffidabili sono i tedeschi, in questo peggiori della mafia. Ma più che mafiosi si direbbero pentiti. Delatori  cioè, perfidi: si accusano di tutto, anonimamente per lo più. Sciascia vuole l’anonimo siciliano, ma se lo è, è per via degli svevi, l’anonimo soprattutto imperversa in Germania. Anche gli amici degli amici sono all’origine tedeschi. Sono della monaca Rosvita, la teatrante - “Dilecti socius et ipse sit dilectus”. Introdotti in Sicilia sempre dagli svevi?”
La delazione è virtù tedesca

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