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martedì 16 settembre 2014

L’autore condottiero delle parole

Il delirio del copista. Peggio, del falsario. Testimone di verità – un po’ come oggi i pentiti di mafia pluriomicidi. Che uccide il committente, l’altro se stesso – dell’Antonello al Louvre, “Ritratto di uomo”, detto anche il “Condottiero”. Compiangendo di sé “questa assenza, questo vuoto, questa macina, questo ripetitore, questo falso creatore, questo robot delle opere del passato”. Vent’anni di dedizione, e “un buon centinaio di falsi”, anche ottimi. Senza nessuna costrizione.
Uno come tutti, coi quadri in più. Anche se uno in più per il lettore, a seguire sull’arte della contraffazione di De Simone e il suo Gesualdo. Un susseguirsi certo casuale, ma non sarà l’epoca del falso? Tanto risentimento, esploso o riesploso, non si spiega altrimenti.
Un racconto singolare e una prova di forza di Perec ventenne. Di finezza psicologica e di pensiero, e di linguaggio. Scritto durante il servizio militare – che Perec fece da parà, e non per l’assonanza... Recuperato per caso tra le cartacce di un amico sopravvissuto, dopo essere stato rifiutato da Gallimard, e forse dal Seuil (ma letto, rifiutato con argomenti).
Questo “Condottiero” è come l’originale di Antonello, rianima. È stiracchiato, iperfetato: il tempo e la materia sono di un racconto, Perec lo riscrive tre o quattro volte. È presentato poi come un polar, e questo non giova -a fine è alla prima pagina. Ma è un racconto sottile, seppure alla fine ingenuo. “A che serve una coscienza?” è l’assunto, postadolescenziale. D’invetiva verbale già sperimentata, se non congenita – si sarà divertito Ernesto Ferrero, traduttore per spasso, alle “false statuette, des potiches postiches, des postiches pastiches…”
Ferrero, che correda la traduzione con un’affettuosa postfazione – utile per i legami che Cavino intessé con Perec – gli accredita una “grande facilità di giocare con elementi combinatori”. Che però qui è piuttosto capacità narrativa. Con gli “elementi combinatori” Perec “riempiva il suo vuoto affettivo”, dice ancora Ferrero, ma l’Ersatz  non funziona al contrario, effetto di una delusione? La vocazione dell’artista che si teme – è – prigioniera delle ali tarpate. Come traduttore, però, Ferrero si devessere divertito, già in questo embrione Perec racconta con le parole 
Georges Perec, Il condottiero, Voland, pp. 170, € 15

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