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domenica 30 novembre 2014

Secondi pensieri - 197

zeulig

Accumulazione C’è sempre stata, l’origine del capitalismo è – è stata – una falsa esercitazione, ideologica. È parte dell’evoluzione.
Il capitalismo c’è sempre stato, anche in Asia, in Perù e perfino in Africa: sempre lo scambio lascia qualcosa da parte, l’hanno sempre saputo gli antropologi, che vanamente utopizzano il potlach, il dono senza residui. La passione ha fatto velo a Marx su una verità evidente: il suo capitalismo, la superiorità dell’Europa dell’Ottocento, è proprio il salario. Il lavoro salariato per tutti, indotto dalla meccanica – che Ford coerente porterà all’estremo di non rifiutare il lavoro a nessuno. Il salario che si riproduce coi consumi più che coi profitti.

Anima - Senza il corpo non può né agire né sentire, nota Leonardo.
Non ha nemmeno nome, né fisionomia: l’anima non può essere che la persona, l’indistinto individualizzato. L’anima è l’individuo.

Aristotele - È biologo, nell’ultima incarnazione – in quella anglosassone da una cinquantina d’anni.il biological turn. Dopo quello logico, quello metafisico, e quello ermeneutico, di Eco e la semiologia. I trattati zoologici sono un terzo del corpus, argomentati con gli stessi strumenti e sugli stessi problemi degli altri trattati.
L’attenzione ai trattati zoologici ha modificato la lettura del resto dell’opera. Molti concetti di logica, fisica o metafisica, si applicano in maniera più conseguente in zoologia – per esmepio le nozioni di causa e finalità. E ne guadagnano in esattezza e ampiezza.  Il filosofo Pierre Pellegrin, che ha diretto la nuova traduzione di Aristotele per le edizioni francesi Flammarion, lo dice “fondamentalmente biologista, Aristotele pensa da biologista”. È una biologia che bisognerebbe considerare morta, poiché Aristotele pensa alle specie fisse, non in evoluzione, e si basa su “gerarchie” umane superate, da schiavista, misogino - degli uomini liberi sugli schiavi, degli uomini sulle donne – e a volte paranoide. Ma contiene anche tutte le categorie argomentative universali, sempre vive. La sua stessa metafisica è slegata dalla sue “essenze”.
Un’attenzione particolare l’Aristotele biologo ha nell’etica sanitaria. Dove anzi la sua “zoologia” è finora l’unico nucleo argomentativo consistente. Sula questione, per esempio, dei “limiti dell’umanità”. All’inizio: nell’interruzione forzata della gravidanza per prevenire malformazioni. Che si basa su “quantità” non quantificabili, di normalità e anormalità. E alla fine: come modulare le strategie terapeutiche di fronte alla perdita della memoria, del linguaggio, dell’autosufficienza.   

Se ne utilizza anche la metodologia. Utile nellp’argomentazione e di più nell’insegnamento: l’esposizione di ciò che è stato detto in tema e la discussione, confutazione, implementazione.
Non è il ritorno dell’ipse dixit, ma è comunque un rientro dallo scetticismo e il riduttivismo: si crede possibile, oltre che utile, pensare. Cioè, lo si dice - quanto a crederci, anche lo scettico ci crede, se lo scetticismo non è un metodo di verità non è niente.

Anche della “Poetica” i limiti – le unità di tempo, luogo, azione, e al lettura privilegiata sulla rappresentazione – si trascurano e se ne riesamina la stilistica, la retorica, la linguistica.

Guerra giustaÈ “giusta” Dresda, e anche Hiroshima. In difesa della libertà. Ma in antitesi alla prima formulazione della guerra giusta, il “De Jure Belli” di Francisco de Vitoria, 1540, che sancisce non potersi mai colpire un innocente: “Nunquam licet per se et ex intentione perficere innocentem” (parte seconda, art.1).
È vero che si riconosce “giusta” un’azione sulla base di un metro morale. E quindi la resa incondizionata e la guerra senza limiti in difesa della libertà. Ma questa è la motivazione di Himmler, che lo sterminio degli ebrei voleva ascritto al “dovere” suo “valore supremo”. In realtà la giustezza non può prescindere da una concezione cristiana della legge, di un “dovere” ultraterreno. In assenza di una filosofia dell’azione o di un’etica della virtù. 

Identità – La stella della sera non è la stella del mattino, pur essendo la stessa stella, Venere. Pur avendo cioè lo stesso riferimento, direbbe Frege, la Bedeutung,  perché le due hanno senso o significato diverso. Lo stesso le identità etniche, con le enormi, perfino trucide, differenziazioni campanilistiche - regionali, provinciali, comunali, di quartiere, di vicinato. La credenza è più dell’essere? È la credenza, esterna o interna, interiorizzata, che fa l’essere. Dei concetti e, in definitiva, anche, delle cose.

È persistenza: la tradizione. Si avvertivano poco fuori Roma fino a non molti anni fa, prima del disordine urbanistico, nelle paludi pontine risanate, da Maccarese al Circeo, differenti mondi giustapposti, di lingua, benché tutti italofoni, di edilizia, di canalizzazioni, di agricoltura, di linguaggi, corrispondenti alle comunità di diversa origine che due o tre generazioni prima erano immigrate per la bonifica. Immigrazioni che si erano addensate per accumulo, per comunanza di origine. Dalle Marche, dal Veneto, dalla Romagna, dalla Bassa ferrarese. Benché in un paesaggio pressappoco uniforme, e tutti addetti alle stesse attività, le coltivazioni umide.

Naturalismo – Scredita la ragione, argomenta C.S.Lewis, “Miracoli”, al punto che il naturalismo stesso è insostenibile.
Se i processi mentali sono determinati dagli atomi, aveva argomentato J.B.S . Haldane in “Possibile Worlds”, niente – nessuna ragione – può dire che una convinzione è vera. Compresa questa del naturalismo e del cervello atomico – che il cervello, cioè, sia composto unicamente di atomi. La selezione naturale come processo formativo della mente – ragione, deduzione, inferenza - non basta.

Possesso – È stato il socialismo a indurre e generalizzare l’idea del possesso? Flaubert l’ha visto nel ’48, la rivoluzione della libertà, guardando le barricate da lontano, e l’ha dettagliato vent’anni dopo nella sua “Educazione sentimentale” che invece è politica. A un certo punto i socialisti si smarcarono dai liberali, che ne furono atterriti e si segregarono. “Allora”, dice Flaubert, “la Proprietà montò nei rispetti al livello della Religione e si confuse con dio. Gli attacchi che le si portavano parvero sacrilegio, quasi antropofagia.” Ma è vero pure il contrario: se la identità è definita dal possesso non si può più negare che il socialismo è una forma completa di liberalismo, non limitato cioè alla borghesia. Non solo come formula politica, poiché al socialismo è essenziale la libertà – l’uguaglianza è la realizzazione della libertà. Ma proprio dal punto di vista economico, dei mezzi di produzione, il capitalismo producendo più ricchezza per il più gran numero, più opportunità quindi per il proletariato, e più tempo libero per tutti. Anche per scrivere o ricamare, il lavoro intendendosi occupazione onorata e dovere civico e non sfruttamento.

Virtuale - È il vissuto, non solo dell’epoca informatica, del neofitismo della scoperta informatica. Virtuale si è sempre coniugato, fino a Wittgenstein, “The Brown and Blue Books”, con reale. Con l’occhiale google diventa invece nido del visuale, l’artiglio del razionale. È una delocalizzazione dell’immagine, o una presa di possesso da parte del virtuale?

zeulig@antiit.eu 

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