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mercoledì 3 dicembre 2014

Settant’anni ma non li dimostra, Pound anticrisi

“Lavorare meno lavorare tutti”, è la ricetta della riforma tedesca del lavoro, radicale, che dieci anni fa ha abbattuto la disoccupazione. Altri precetti il poeta che rivoluzionò la metrica e l’epica del Novecento non ne ha. Ma la sua economia è meno traballante di quanto si penserebbe, con tutte le inevitabili digressioni, e il fortissimo, inguaribile, disprezzo del denaro – da qui la virulenza polemica nella guerra dai microfoni di Mussolini e il manicomio dopo. Benché vecchia di settant’anni.
Nel 1934, l’anno dopo la pubblicazione di questo abbecedario, il giallista Graham Seton ne ricavò un romanzo, “Bloody Money”. Ma qui non sono le solite escandescenze contro il dio denaro e l’usura: Pound scrisse di proposito questo “manuale” per venire a capo della singolare indifferenza che riscontrava nell’opinione qualificata, fra gli intellettuali. Niente di diverso oggi. Le sue opinioni aveva peraltro saggiato, nel marzo1933, con una serie di dieci conferenze storico-economiche all’università Bocconi di Milano, su invito di Angelo Sraffa. La prima edizione, della londinese Faber & Faber, usciva il 16 aprile con un richiamo alle lezioni bocconiane. Angelo Sraffa, giurista, era preside della Bocconi e vicino di casa di Pound a Rapallo - padre di Piero, l’economista di Cambridge compagno e amico di Gramsci.
È la ricetta di Pound al picco della grande Crisi. Anche oggi probabilmente ripeterebbe le lezioni di allora: sul lavoro che non c’è, o non basta, per tutti, sulla libertà eccessiva degli uomini di denaro, che più spesso cerano disordine e sofferenza,  sulla qualità impoverita della vita.
Ezra Pound, ABC dell’economia

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