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giovedì 4 dicembre 2014

Sade innamorato

A luglio del 1772 Anne-Prospère s’impegna a fondo, con la sorella maggiore Renée-Pélagie,  moglie di Sade, per salvarlo nel processo per avvelenamento da cantaride di alcune prostitute. Il 3 settembre Sade è condannato a morte col servo Latour, alla decapitazione rispettivamente e all’impiccagione. Ma è già partito per Venezia, con Latour e la cognata. Che firma l’impegno di cui al titolo. Ma subito dopo fuggirà da Venezia senza nemmeno portare con sé il bagaglio, sconvolta dai facili tradimenti del marchese con dame del luogo.
Un amore implausibile. Anne-Prospère non era bella né di spirito. La sua attrattiva fu forse la gioventù, se aveva diciotto anni quando “andò incontro” al cognato, che ne aveva ventinove. Ma forse anche lei ne aveva sei di più, o otto. Seppure ancora vergine. Maurice Lever, il suo scopritore negli archivi sparpagliati dei tanti rami discendenti dal marchese, la vuole la “preda vergine”. Ma nemmeno questo sembra sia avvenuto, a leggere bene le lettere.
La Bnf, la biblioteca nazionale di Francia, repertoria Anne-Prospère seccamente: “Spesso presentata come canonichessa (e talvolta come canonichessa benedettina, che non ha senso), ma la sua carriera ecclesiastica sembra ridursi a dei progetti, acquisire una prebenda al capitolo secolare Saint-Denis d’Alix (Rhöne) o, più tardi, entrare in un monsstero benedettino in Auvergne”. Di identità incerta, con tre nomi, Annee-Prospère o Jeanne-Prospère, e Cordier de Launay o Montreuil de Launay. E data di nascita incerta: 27 dicembre 1751 secondo i registri di famiglia, 1743 o 1745 per altre fonti – la famiglia avendo interesse a ringiovanirla in vista di un matrimonio. Insomma, una larva. Della storia peraltro non c’è traccia, nei rapporti epistolari intensi tra Sade e la moglie. Però c’è stata: Anne-Prospère infiammò il marchese. Come ogni preda al momento della foja, s’immagina.
È sempre più Sade festival. Iin prossimità del bicentenario della morte, il 2 dicembre, ma già da tempo. E non per il sadismo ma per “chiara fama”, per sfruttarne il nome come un brand. A Lacoste, il suo ex feudo, Pierre Cardin organizza festival Sade perenne da una quindicina d’anni, di opera, danza, teatro, canto, con Puccini, Tchaikovskij, Nathalie Dessay, “Amleto”, “Moi Colette”,  “Ça swing chex Maxim’s”, e naturalmente Sade con Casanova, “Gli amanti del secolo dell’Illuminismo”, spettacolo musicale. Questa estate si sono fatte in suo nome feste di beneficenza a favore dei bambini con handicap. E si tirano fuori sorprese. Magari già edite e passate inosservate, perché anonimi, o perché nessuno lie ha lette.
Il personaggio è romanzesco, e dunque alettante per i biografi. Ma gli appigli non mancano, ben reali: condanne, carcerazioni, lettere. Anche, come queste, d’amore. Beffardo sempre, anche con se stesso. Tanto biografismo, però, sempre meno dilettantesco, lo sta facendo uscire dalla leggenda nera: vittima di una vendetta familiare tanto quanto colpevole di abusi su prostitute, peraltro tardivamente pentite, è dopo tutto ciò che diventa teorico sfrenato del male inevitabile – e dunque da redimere, perché no.
Je jure au marquis de Sade, mon amant, de n’être jamais qu’à lui…, Le Livre de Poche, pp. 127 € 5

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