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venerdì 17 aprile 2015

Il mondo com'è (213)

astolfo

Europa – L’Europa “Bellavista” o “Belvedere” viene con gli “Inni omerici”, ed è la Grecia. Che ora l’Europa vorrebbe espellere.
Si vuole che l’Europa parta da Maratona, o Salamina, in una battaglia di libertà. Mentre viene da Troia, da una guerra civile - per una bella Elena peraltro che forse era asiatica, egiziana della parte asiatica, così confidarono i sacerdoti del faraone a Erodoto, e dal tradimento di Efialte alle Termopili.

Il Medio Evo ritorna, il fondo comune europeo. Il punto in cui più i barbari slavi, tedeschi, vichinghi sono stati alla pari coi civili. Hitler e Stalin si possono leggere in questa chiave, dell’egualitarismo medievale che sdogana la barbarie.  La Ue, non si saprebbe che dirne. Ma è vero che si ammanta di un ideale che ha rubato.
È sempre il Medio Evo del feudatario e del fabbro. Non di altri mestieri che, si prenda il muratore, avrebbero rinnovato l’antica divisione tra barbari e civili. Per non dire i mestieri riflessivi, tale il ciabattino, per il quale bisogna portare le scarpe. È così che la barbarie non esiste, come disse il barbaro.

Mitteleuropa – Era il progetto politico della Germania nella guerra del 1914, della Germania imperiale: gli “Stati Uniti d’Europa”, ma non aperti a tutti. Vagheggiata come area culturale dai germanisti idealizzando l’impero multietnico austro-ungarico, da Trieste, Vienna e Praga al polo Nord, e fino alla Galizia, comprendendo cioè l’area yiddish, fu invece per quattro anni un progetto consistente di impero tedesco. Non più oltremare, quale lo voleva il kaiser Gugliemo…, geloso dei suoi cugini Cobugo-Sassonia (“Windsor”) al potere a Londra, ma una potenza continentale. Comprendente, con la Germania, l’Austria-Ungheria e i Balcani tutti, la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Polonia, la Scandinavia e la Turchia, fino all’Irak – “da Capo Nord a Reval (??) e Longwy, al Tirolo, a Istanbul e fino a Baghdad”, scrive Luciano Canfora….. Previe sostanziose rettifiche di frontiera a carico di Belgio, Polonia e Francia.
Il progetto non è stato approfondito, fra le cause della guerra. Ma da Fritz Fischer sì, che gli dedica il cap. ottavo dell’ Assalto al potere mondiale”, 1961, il primo degli “obiettivi delle mire belliche tedesche”: “La «Mitteleuropa» era assurta a obiettivo di guerra della Germania”.  . Documentando una notevole attività del governo e di personalità eminenti del Reich. “Nell’agosto del 1914”, scrive Fischer, “di fronte all’ondata montante dell’annessionismo, che mirava a impadronirsi di territori confinanti da ogni parte della Germania, (il cancelliere) Bethmann Hollweg presentò alla discussione l’idea della «Mitteleuropa», ossia l’obiettivo di una comunità ecoonoca eurpea sotto dominazione tedesca….”
A novembre il progetto trovò una formalizzazione in una serie di “Direttive per le trattative con l’Austria-Ungheria sull’unione doganale”. Trattative che ebbero inizio a Salisburgo e si svolsero lungamente.: “Le «direttive» menzionavano esplicitamente gli Stati balcanici, la Trchia, la Scandinavia, il Belgio, l’Olanda, la Polonia, e anche la Francia come apesi che dovevano ssere accolti nell’area doganale
L’impero oltremare fu anch’esso previsto, ma più come ipotesi intellettuale. Hans Delbrück, lo storico classico e uomo politico liberale vicino alla Wehrmacht, ne tratta diffusamente nel 1915, in “Bismarcks Erbe”, p. 201: “La prima e la più importante di tutte le esigenze nazionai, che dovremo sollevare alla conclusione della pace, sarà quella di un grandissimo impero coloniale, di un’ndia tedesca”.

Culminata nella grande guerra con i progetti di Ernst Jäckh, “Mitteleuropa als Organismus”, 1915, e Friedrich Naumann, “Mitteleuropa”, 1916. Jäckh era  considerato un “moderato” nell’interventismo prebellico – e tale s’illustra lui stesso nella tarda autobiografia “Der goldene Pflug”, 1954. Naumann un progressista quasi socialista.

OccidenteLa razza occidentale è il tipo creato dai pittori italiani del ‘400 - più che dai fiamminghi, bruttocchi. È il canone di Donatello e Masaccio, sancito dagli umanisti: proporzione e bei colori. Sul modello classico, Fidia, Prassitele, della statuaria che si dissotterrava. Com’è vero che la natura imita l’arte, anche se a livello mediterraneo, inferiore. Tutto l’Occidente è peraltro da rifare, con la storia greca.

La latinità nasce dalla rotta, stando all’imperatore Augusto che la inventò, nella guerra di Troia: l’Occidente nasce da una disfatta a opera dei greci. E si perfeziona a opera di un anti-Machiavelli, il Possevino, gesuita di origini ebraiche, viaggiatore non memorabile nella Moscovia, uno che, scoprì Puškin, “non aveva mai letto Machiavelli, lo criticava per sentito dire”, il quale selezionò le letture e redasse la ratio studiorum cui l’Occidente s’è conformato, un grafomane. Questo è importante saperlo, per la storia e per capirci.
E dove geograficamente l’Occidente inizia? Alla Vistola? E i polacchi? Alla Volga? E i caucasici, l’occidentale è caucasico. All’Amu Daria, dove Alessandro Magno da ultimo si esibì?  E i nestoriani della Cina? Cristo Dio vi è Venerabile, esserne cancellato gli dispiacerebbe. Ex post, nella storia greca da rifare, l’Occidente si fa  risalire a Salamina, 480 avanti Cristo, o a Maratona, 490. Ma perché non a Platea, 497? Alle Termopili gli spartani di Leonida furono sconfitti dal tradimento, è sul campo di Platea che i greci si sono rifatti.
La scoperta dell’Occidente è recente, posteriore a quella dell’Africa.

Panmongolismo – Il “pericolo giallo”, l’invasione dell’Europa dall’Asia, che agitò le capitali europee agli inizi del Novecento, dopo la vittoria del Giappone sulla Russia, era stato prospettato una dozzina d’anni prima dal poeta filosofo russo Vladimir Solov’ëv, sotto il titolo “Panmongolismo”. Una poesia scritta l’1 ottobre 1984, racconta Angelo Maria Ripellino nella riedizione di “Pietroburgo”, il romanzo-verità di Andrej Belyj,  “sotto l’influsso del conflitto cino-nipponico”. I mongoli, scriveva Solov’ëv, “innumerevoli come locuste e come locuste insaziabili”, avrebbero coperto l’Europa, sulla traccia dell’Orda d’Oro di Gengis Khan. Per punire l’abbandono del cristianesimo in Europa. A meno che la Russia, la “terza Roma”, non sapesse sconfiggere l’invasore.
L’allarme fu reiterato da Solov’ëv sei anni più tardi, per la rivolta nazionalista e antieuropea dei Boxer in Cina, con la poesia “Drakon”, il drago, 24 giugno 1990. Un inno al kaiser Gugliemo II, che aveva guidato la risposta europea ai rivoltosi.
Nel romanzo di Belyj, nella redazione finale trent’anni dopo (dopo quasi venti di rifacimenti), il “mongolismo” è già di casa in Europa: “tutti i russi hanno sangue mongolico”, e così gli altri europei, in rapida trasmutazione. Giapponesi, cinesi, turani, tartari, cavalieri di Gengis Khan sbucano da ogni dove. E del resto “anche Kant era di stirpe turanica”.

Della fobia “pericolo giallo”, tra le tante, soffriva Céline. Ma era piena di cinesi cattivi già la serie di gialli popolari di Nick Carter, creata da John Russell Coryell in anticipo sul “panmongolismo” di Solov’ëv, nel 1884. Sarà cinese, Fu Manchu, il criminale protagonista della serie nera di Sax Rohmer, che ha ispirato molti film, serie tv e fumetti per tutto il Novecento.

Stato Giardino – Era l’utopia italiana – prima della città verde di Le Corbusier. Ne 1617 Ludwig di Anhalt, detto Luigi, aveva fondato a Köthen, in una con un’accademia per la purificazione della lingua, la prima della lingua tedesca, la Società della Palma per la quale è famoso.
L’accademia per la purificazione della lingua “Luigi” denominò  Compagnia Fruttifera, di cui si elesse Nutritore, tesaurizzando i tre anni vissuti entusiasta da studente a Bologna e da cavaliere a Firenze, apprendista del bello e delle arti, che trasfuse nel suo castello e nel giardino ancora ammirati, nonché membro (“l’Acceso”) della Crusca - patrocinato da Bastiano de’ Rossi - e traduttore in tedesco dei “Trionfi” di Petrarca.
Della Società della Palma fu membro Johannes Valentinus Andreas, alchimista e cappellano di corte del Württemberg, al quale si fa risalire il simbolo dei Rosa Croce, la croce di sant’Andrea con la rosa a ogni angolo, derivato dal “Roman de la rose” e dal cielo della “Divina Commedia”. Del cappellano sarà progenie collaterale il marito astinente di Lou Salome, che ne ereditò i tratti.
Esattamente due secoli dopo, nel 1817, Leopold Friedrich Franz, del dominio contiguo Anhalt-Dessau, morirà celebrando la trasformazione del suo principato in Gartenschaft, stato giardino. Federico il Grande di Prussia l’aveva snobbato, che chiamava Franz “le princillon”, Napoleone l’aveva capito e protetto. Ancora un secolo, e Walter Gropius vi fonderà la scuola Bauhaus.

astolfo@antiit.eu

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