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venerdì 10 giugno 2016

Il femminicidio spiegato a Freud

“Il tipo donna”, il secondo breve sagio di questa compilazione, è il ribaltamento di Freud, il maestro mitizzato. Nel punto nodale, i “Tre saggi sulla teoria sessuale”, in cui castra la donna alla pubertà. Senza giri di frase: “In realtà, le virtù specificamente femminili sono tutte collegabili e tale processo e sono, per la stessa natura del loro sesso, quelle dell’abnegazione”. Uno: dalla passività dell’uovo al concepimento, alla gestazione, e insieme alla “disaggressività” della sessualità. Due: “Il «femminile»…, proprio attraverso l’inversione del sessuale su di sé, può permettersi il paradosso di separare sessualità e pulsione dell’Io unificandole”.
C’è nel breve saggio già tutto il “femminicidio”, di questa epoca che pure è di parità (uniformità) sessuale: “L’uomo, correndo dietro a se stesso in quanto prestatore, si perde in quanto possessore di sé”. E sbarroccia: “(agisce cioè in «modo altruistico», per riprendere, senza voler assolutamente fare dell’umorismo, il termine usato da Freud)”. Senza ironia ma non senza una lezione, comprensiva di referente mitico classico: “Il femminile deve essere definito come ciò che con il mignolo ha già tutta la mano, non tanto nel senso del’accontentarsi estetico, ma, al contrario, perché già il minimo è esperienza di tenerezza: con il minimo abbraccia già la totalità della sfera amorosa (più o meno come Didone con la pelle di mucca quando fondò Cartagine)”.
L’argomento con Freud, senza citarlo, l’allieva entusiasta Lou Salomé riprende in conclusione: “L’unica prerogativa culturale che la natura le ha dato”, alla donna”, “è la capacità di vedere nel sessuale non un impulso brutale, rozzo e isolato in sé, ma di afferrare e cogliere nella propria sensualità anche la propria santità”. Di cui il femminismo, piccolo (petty) freudiano, sta facendo di tutto per privarla. Dalla concezione fino alla morte: “L’immagine più elevata di donna non è la «Madre col Bambino»… bensì la madre ai piedi della Croce”.
È contro Freud, sul finale, anche sul “maschile”, ma sommariamente – andrebbero ripresi anche i suoi scritti sul narcisismo e il tipo uomo. Ma questa non è l’unica sorpresa.
L’amore è egoismo
“L’erotismo è un mondo a sé, come lo sono quello del senso sociale rivolto alla comunità o quello egoista del singolo individuo”. Si impiglia negli altri due, dove lo spinge la saggezza comune, “non si trasfigura né purifica affatto, ma rinuncia semplicemente al suo essere più intimo”. È la straordinaria convivenza di “modalità espressive fisiche e spirituali” contrapposte.
L’amore è difficile a dire. Oggi anche un po’ ridicolo. Peggio ancora in formato psicologico, come Lou Salomé fa nel 1900 nel primo saggio, “Riflessione sul problema dell’amore” – ma poi anche in quello, psicoanalitico a rovescio, del 1914, che completa la raccolta, quando riflette sul “Tipo donna”, corrispondente apprezzata di Freud. Con l’aggravante qui, dei tipi uomo-donna proposti alla considerazione in epoca di trangenderismo. Ma quando si riesce a perforare i gerghi, i due temi non sono obsoleti.
Le due edizioni sono degli stessi due testi, differisce solo la presentazione. In linea quella di Luciana Floris (Stampa Alternativa), spedita e controfattuale quella di Nadia Fusini. Che dice Lou il “tipo Lulu” di Wedekind. La fa amante di Freud, a cinquant’anni - “così confidò a Jung”. E ne pone il primo rapporto sessuale a 25, con un aborto intenzionale, spregiando il “tipo madre”. Dopo aver rifiutato il etto ai filosofi, Nietzsche e Paul Rée, del quale ultimo, poi suicida, è stata pure convivente. E dopo il “matrimonio bianco” – questo vero - col dottor Andreas, l’iranista mezzo armeno, da cui pure non si separerà mai, non legalmente. Una dark lady? Una mantide? Una virago: “Lou pensa da subito e per sempre che l’amore è solitudine”. Ma sostiene che “amore è creazione”.
Questo lei per la verità lo dice: l’amore è parte del “naturale egoismo”. Nelle “forme tipiche dell’egoismo che supera se stesso, il cosiddetto altruismo”. Non una contraddizione, ma un radicalismo alla Nietzsche, “vi scombino tutto” – o con tipico rovesciamento freudiano della frittata, in anticipo sulla “rivelazione” del Dottore, che Lou avrà nel 1911. Ma si sa: “L’amore sconfinato verso i propri simili dev’essere sostenuto da un robusto amor proprio per poter attingere ciò che dona a un patrimonio ideale sicuro”, a un patrimonio spirituale. Subito a seguire la futura psicoanalista si assolve, però, e si mette al sicuro: “L’egoista, che raccoglie e assoggetta quanto più possibile per sé, così come l’altruista che dona sempre tutto se stesso e non si tira mai indietro,balbettano in fondo, ciascuno nella propria lingua, la medesima preghiera allo stesso Dio”.
Per il resto un inno, più che una disamina critica. Ragionato ma ditirambico: l’amore è una “fiaba meravigliosa”. Nell’accensione, nella corrispondenza. Al punto che l’uno si crede o si vuole quello che l’altro vuole che sia. Nella estraneità “di tutte le cose al di fuori”. Ma non irrealistico: “È terribile a dirsi, ma fondamentalmente agli innamorati non interessa  affatto come «è» veramente l’altro”.
L’assunto non è semplice – e anzi suona falso: “Quanto più si ama una persona, tanto più si diventa egoisti” Ma è vero il corollario: “Due sono uno solo se rimangono due”. L’erotismo – l’attrazione psicofisìca - ha la dote di legare emozioni e spirito più scopertamente che in altri processi sensibili – gusto, tatto, vista – a un fatto fisico personale. E dunque amor vincit omnia, Lou cambia solo le parole: “Si dice non a torto che ogni tipo di amore rende felici, anche quello infelice”. Nel rapporto “si aggiunge solo un particolare tipo di felicità, la felicità derivante dal raddoppiamento – come avviene con i richiami dell’eco”. Ma in sé, “senza considerare la persona amata”: l’innamoramento, “nella sua gioiosa eccitazione accende contemporaneamente centinaia di migliaia di candele che illuminano anche l’angolo più remoto del nostro essere , irradiando la loro luce a tutte le cose reali al di fuori”. Non è una conquista, ma non è neanche un vero rapporto: “La passione amorosa è impossibilitata ad accogliere in modo oggettivo e autentico un’altra persona, a interessarsi a lei; è molto più un interessarsi profondamente a noi stessi , è solitudine moltp0licata per mille”. L’amore come fioritura di sé. In una sorta di solipsismo, trionfalistico invece che riduttivo: “Ogni sorta di attività creativa dello spirito può essere molto influenzata e talvolta incrementata, elettrizzata, dallo stato erotico”. Una veduta impervia. Lei può dirlo, essendo stata musa prospera di Nietzsche e forse di Wedekind, fresca dell’amour fou col giovanissimo Rilke - a questo aspetto di Lou Sinopoli ha dedicato un’opera nel 1981, su libretto di  Karl Dietrich Gräwe, librettista allora dell’Opera di Berlino, l’unica del maestro veneziano, rimasta ignorata nel suo irto strutturalismo, o la fine del belcanto.
Lou Andreas Salomé, Devota e infedele. Saggi sull’amore, Bur, remainders, pp. 105 € 2,95
La rivolta dell’eros – Sull’amore e il tipo donna, Stampa Alternativa, pp. 118 € 12
Riflessioni sull’amore, Mimesis, pp. 48 € 3,90

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