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lunedì 6 giugno 2016

Il mondo com'è (264)

astolfo

Educazione sessuale – A lungo in sospetto alla chiesa, e anzi deprecata, fomite di peccato, ora se ne depreca l’assenza o l’insufficienza, da parte della stessa chiesa. Ne dà ampie trace l’ “Avvenire”, il giornale dei vescovi, che promuove l’educazione sessuale e ne critica le limitazioni. E lo stesso papa, nella sua esortazione pastorale “Amoris Laetitia”, al § 280.

Gramsci – Si rifocalizza con difficoltà, soprattutto nella carcerazione, che sarà stata anche il suo periodo di maggiore felicità creativa, “libero” dalla pratica politica,  coi “Quaderni dal carcere”. Franco Lo Piparo, che per primo insieme a Canfora ha avviato la rivisitazione dell’ultimo periodo di Gramsci, dalla condanna del Tribunale speciale al carcere di Turi e ai quasi quattro anni di degenza in clinica prima della morte, ha deciso una settimana fa di dire infine l’ovvio sul Corriere della sera”.
Nessuno disse al processo, esordisce Lo Piparo, “per venti anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”. È uno slogan propagandistico, del Comintern….
Togliatti, nel 1944 appena arrivato in Italia, scriverà che la cognata Tania i «Quaderni» era riuscita «a trafugarli dalla cella la sera stessa della sua morte, grazie al trambusto creatosi». Gramsci non è morto in una «cella», ma in una delle cliniche più costose di Roma, la Quisisana”….
“Mussolini, se avesse voluto sequestrare i «Quaderni», non aveva che da applicare leggi e regolamenti. Nessuna astuzia di compagni e cognata sarebbe stata efficace. I «Quaderni» uscirono dalla clinica col consenso o nel disinteresse totale del fascismo. Perché? Escluderei il ricorso all’inefficienza dell’apparato repressivo”….
“Dodici dei trentatré quaderni a noi pervenuti non hanno timbro carcerario e sono stati interamente redatti nelle cliniche. Correttezza filologica vorrebbe che venissero chiamati «Quaderni del carcere e delle cliniche»….
Lo Piparo non nasconde la gravità dell’arresto e della condanna di Gramsci. Ma ci vede poi una sorta di “rete protettiva”. Azionata nella lunga carcerazione dallo stesso Mussolini, e nei tre anni e mezzo  finali, trascorsi in clinica, da Mussolini col contributo dell’economista Piero Sfraffa e dello zio Mariano D’Amelio, senatore e primo presidente di Corte di Cassazione. Una “protezione” non indagata, le cui carte “potrebbero riservare sorprese”….
“In carcere Gramsci dispone di una cella tutta sua, «una cella molto grande», scrive ala madre: «Ho un letto di ferro, con una rete metallica, un materasso e un cuscino di crine e un materasso e un cuscino di lana e ho anche un comodino». “A partire da febbraio 1929 può usare carta, penna e libri diversi da quelli della biblioteca del carcere. Privilegio non concesso agli altri detenuti politici. A volte il direttore gli proibisce la lettura di determinati libri. Gramsci scrive direttamente a «S.(ua) E.(ccellenza) il Capo del Governo» e l’autorizzazione alla lettura arriva. Nella lettera dell’ottobre 1931 indirizzata a Mussolini, ad esempio, scrive: «Ricordando come ella mi abbia fatto concedere l’anno scorso una serie di libri dello stesso genere, La prego di volersi compiacere di farmi concedere in lettura queste pubblicazioni». Tra esse ci sono: «La révolution défigurée» di Trotsky, le opere complete di Marx e Engels, le «Lettres à Kugelmann» di Marx con prefazione di Lenin”.
Lo Piparo è il lettore probabilmente più appassionato di Gramsci, fin dal suo esordio da studioso, nel 1979, con “Lingua, intellettuali, egemonia in Gramsci”. A partire dalla sua formazione liberale, in rapporto stretto col glottologo Bartoli, suo maestro all’università, lettore di Einaudi e Croce, amico di Gobetti, prima del passaggio ai Soviet, che però in un primo momento lo avevano disorientato. È anche il più acuto, uno che lo conosce bene? Ultimamente è incontenibile. Nel 2012, “I due carceri di Gramsci”, ha sostenuto che in carcere aveva ripudiato il comunismo, nel “Quaderno” perduto. L’anno dopo, “L’enigma del quaderno”, ha accusato Sraffa di averlo sottratto – di avere sottratto il quaderno dell’abiura. Nel 2014, “Gramsci e Wittgenstein”, lo ha fatto “professorale”, limitandone la passione politica ai pochi anni dal 1919 al 1926. Ma sul giornale oggi dice cose ovvie.
Queste ovvietà Lo Piparo deve metterle sul giornale oggi in grassetto, per rabbia o per disperazione. Ci sono resistenze a dire anche l’ovvio?

Lo Piparo, linguista, e Canfora, antichista. Gli storici politici, gli storici del Novecento, gli storici delle idee: niente. Su Gramsci come sul Pci. Problema di cattedre, di carriere? C’è ancora la censura?

Ordoliberismo – È il punto di forza della Germania, un “liberismo ordinato” – Ordnungspolitik nel’accezione originale. Accettato da tutti, e cioè dai sindacati: è un liberismo che il sindacato accetta e protegge – gli altri soggetti, imprenditori e finanzieri, hanno solo da congratularsene e beneficiarne. Un sindacalismo che avalla la massima disintegrazione del mercato del lavoro, e un “precariato ordinato” di quasi otto milioni di posti di lavoro (i “minijob”. Con premi e incentivi, anche sostanziosi. Ma non garantito, non legalmente.
È la politica “dalla culla alla tomba” che ha alimentato il lungo boom dell’economia  giapponese per quarant’anni.  Fino ai licenziamenti del 1990-1991, imposti dalla globalizzazione della produzione, e al dissolvimento del modello sociale dell’inclusione, senza un modello alternativo in sostituzione. Col conseguente ristagno ormai ventennale dell’economia nipponica, prima in crescita costante a ritmi elevati.
Sarebbe possibile un ordoliberismo in Italia? Non con la Cgil, e nemmeno con gli altri  sindacati, quelli di base e anche quelli confederali . E in Francia? Non c’è paragone possibile tra la radicalità della riforma tedesca del 2005 rispetto a quella francese di oggi, e per converso tra la radicalità  della risposta sindacale in Francia, confederale e spontanea, e l’accettazione in Germania. Il contrasto, più che di idee e meccanismi, è di contesto sociale, e di cultura politica.

Outsider – Si scopre “L’outsider” di Colin Wilson venticinquenne, 1956, come una illuminazione e anzi una prefigurazione, mentre ha sessant’anni. Il libro del “rivoltoso ha sempre ragione”, della mistica della devianza. La traduzione ritardata è segno di un certo modo di essere della cultura italiana – Wilson non è uno sconosciuto, è poligrafo inesauribile di fantasy e fantascienza, molto apprezzato nei relativi generi, a seguire a questo esordio fulminante con un’analisi che è in realtà un manifesto. Ma c’è di più: la (ri)scoperta è segno dell’amorfismo del Millennio, a fronte dell’effervescenza e creatività del secondo Novecento. Tempo grigi, più che duri.

Sanzioni – È arma eminentemente moralistica, americana Imposta all’Europa, ma recepita, bisogna dire, senza nessun ripensamento. Dall’Iran a Saddam, a Gheddafi, a Assad, e poi alla Russia, è anzi quasi un torneo, quasi gioioso, alle sanzioni. O forse giocoso, perché sul piani pratico sono inefficaci: le sanzioni servono solo a far pagare più care le merci di importazione, e meno care quelle di esportazione, del paese colpito, armi sotto embargo incluse.
Il caso più recente e macroscopico è quello delle sanzioni alla Russia, che la Germania ha voluto, e di cui si è avvantaggiata facendosi ridurre il prezzo delle forniture di gas, e anzi raddoppiandone gli acquisti, a prezzi ridotti. Tutto questo è ampiamente noto – non a Bruxelles, ma non sarà che Bruxelles è il partito dei contrabbandieri?
Il caso più evidente fu quello che ha inaugurato le moderne sanzioni, commerciali. Contro l’Iran allo scoppio della guerra con l’Iraq e la contemporanea presa degli ostaggi americani. Provocarono una rifioritura del commercio dopo le riserve e i timori della rivoluzione khomeinista. Con nuovi accoglienti supermarket, pieni di merci, solo a prezzi maggiorati. Non di molto, del 10-12 per cento. Che si può presumere l’aggio del contrabbando. Ma secondo molti fra gli stessi venditori al minuto era solo un sovrapprezzo consentito dalla voce embargo – cioè non c’era bisogno del contrabbando, si importava liberamente. Gli aumenti sono stati a cartellino subito, non appena Carter a Washington aveva annunciato le sanzioni. A Cuba del resto, per oltre mezzo secolo ormai, non hanno fermato né l’emigrazione né il comunismo.
Le sanzioni sono utili a ristretti gruppi di intermediazione: grossisti, consulenti, finanziarie. E all’elusione\evasione fiscale, gli operatori dovendosi coprire con società anonime in paradisi fiscali.  

Volenterosi – Una categoria politica in voga, che però non fa che confermarne l’equivocità, già sperimentata nella seconda guerra mondiale - quando l’occupazione tedesca di metà Europa suscitò ovunque folte colonie di volenterosi collaboratori, compreso mezzo milione di effettivi militari. Ora, benché siano ancora in vita le alleanze, per esempio la Nato,  si fanno di preferenza coalizioni di volenterosi, per le più svariate cause. In Iraq, in Afghanistan, in Siria, per l’immigrazione via mare.

astolfo@antiit.eu

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