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giovedì 9 giugno 2016

Gli affari di Sky e le elezioni

Carissima Sky, in balie siamo delle onde, elettroniche? Non c’è gara tra Parisi e Sala sull’emittente mercoledì sera, disinvolto l’uno, preciso e a tono, ingessato, insofferente e autoritario l’ex capo dell’Expo. Ma Sky fa vincere Sala. Inutile chiedersi perché, Sky ha sue strategie aziendali.
Non c’è problema essendo Sky una tv a pagamento: basta disdire l’abbonamento se non se ne condividono le strategie aziendali – sapendole. Ma questo non elimina il disagio: che politica è questa? Che giornalismo?
Non solo i social, coi loro followers e likes prepagati, ora anche il dibattito all’americana ci viene propinato da Sky, a pagamento, per sue segrete aritmetiche di profitti. Con strafottenza anche. Tra i supporter dei due candidati l’emittente inquadrava un (uno solo) sostenitore di Parisi, dentro una claque pro Sala di una dozzina di giovani – inespressivi, del tutto inerti alle parole dette, solo alle luci della regia. Venduti come se fossero simpatizzanti, mentre sono figuranti, di mestiere, pagati. Sarà giornalismo, ma puzza.
Perché pagare lanomalia italiana?
Lo stesso, in piccolo (costa un quinto di Sky), con la Rai, di cui s’inaugura questo mese il prelievo forzoso. Che si addobba di servizio pubblico, ma è solo una un trivio di politicanteria. Di sottobosco, di manovre poco pulite e mai dichiarate – anzi negate – e anche di intrallazzi.  
Usava “l’anomalia italiana” per dire dei media infeudati a interessi privati, a volte perfino non  dichiarati. Ora non usa più: l’anomalia è la norma, di tutti felici e contenti.

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