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domenica 3 luglio 2016

Il mondo com'è (267)

astolfo

Africa – Nessuno in Africa passa per i caffè a chiedere  l’elemosina, non uno dopo l’altro, non in schiera. Sono legioni gli africani che lo fanno a Roma - e in altre città? Giovani, e quasi con lo stampo, una leva militare. Che a ogni evidenza dispongono di protezione per l’accesso, di accoglienza, per quanto povera, e di una guida minuta della città, di ogni angolo, via, esercizio. Una organizzazione. Si parla tantissimo di immigrazione, più spesso per deprecarla, ma non di come si organizza effettivamente, proprio nel suo lato deprecabile.
C’è anche sfida in questo esercizio “africano” dell’accattonaggine. C’è un senso morale in Africa diverso dal nostro (sulla corruzione, l’uso del bene pubblico, il dare e avere), ma non violento. Non sul disprezzo o sfida dell’altro. Quello che queste turbe di giovani immigrati profilano è uno scontro di culture, ma di che tipo? Di criminalità organizzata, in forma di assediante: dall’elemosina organizzata alla prostituzione e allo spaccio. Ma questo non può essere opera di bande di nigeriani o senegalesi, popolazioni di territori che non confinano con l’Italia e non hanno affinità storiche o culturali con l’Italia. Hanno però basi logistiche solidamente impiantate da lontani avventurieri, loro connazionali. Questo succedeva con i somali – le somale – fino a tre decenni fa, quando scoprirono che l’Inghilterra era uno sbocco più agevole.  

Antimaschilismo – È diffusissimo, nel linguaggio, nelle ideologie, e soprattutto nella moda: si può dire la moda da alcuni decenni, ora già mezzo secolo, antiuomo. Nel senso del maschio. A partire dall’unisex. Poi assortito col cavallo corto. E le aste calzanti, specialmente fastidiosa alla seduta. Un sacrificio, per quanto inutile, alla bellezza? all’onustà? Al desiderio? Solo cattiveria. Il gaysmo non è antifemminile, è antimaschile.

Feudalesimo- . Il feudo è una cosa seria. È il decentramento in anticipo, di fronte all’espansione accentratrice, monopolista. E una formazione sociale robusta, di diritti e di doveri, con una forte caratterizzazione locale, che inevitabilmente crea solidarietà e identità – non un fatto di ruberie, come si vuole semplificare.  

Nazismo – Resta bizzarramente non indagato nelle sue radici. Che sarebbe anche necessario per un verso esorcisma. Allo stato dei fatti il nazismo ha solo perso la guerra, antisemitismo a parte – ma oggi nessuno è più antisemita, vero? Con la sola eccezione dello studio di Fritz Fischer, 1961, rimasto isolato, coperto di polemiche, e presto fuori circolo, “Assalto al potere mondiale”, che analizzava la prima guerra mondiale, di cui però il nazismo è figlio – non ci sono interruzioni nella storia. Nonché in quello sulle “Origini culturali del Terzo Reich” di Mosse – sul quale però si fa pesare l’origine ebraica come un pregiudizio. Si analizza come fosse un’escrescenza – una follia – in corpo sano, dodici anni di avventura, il decorso di un tumore. Ma un tumore non era, a meno che non se ne individui uno che infetti tutto il corpo e lo lasci poi integro.
Nella sociologia qualcosa in più si è fatto. A opera di Norbert Elias nella sociologia politica, che ne ha tentato l’analisi del radicamento. Trovandolo – senza dirlo (per evitare le polemiche che coprirono Fischer? Per evitare di essere accantonato in quanto ebreo?) – nella formazione della Germania bismarckiana, della borghesia pasciuta e soddisfatta, dalla coscienza inerte.

Odio – È la politica del Millennio. Che si vuole della permissività (misericordia), ma attizza l’odio.  Si fa campagna elettorale apertamente nel segno dell’odio: disprezzo, pregiudizio, ostilità multiple. L’enorme successo di Trump ha solo motivi di odio. Non detto, ma esplicito: dei neri, dei mussulmani, delle donne, e dei “messicani”. Lo steso Farage, Le Pen, e mezza Germania – compresa Merkel: si presenta come il tappo all’odio, ma alimenta un’opinione pubblica, fino al liberale “Spiegel”, ferocemente nazionalista.

È l’unica sostanza del fondamentalismo islamico. Un terrorismo di specie senza precedenti nella storia. Il “Vecchio della Montagna”, organizzazione terroristica - vagheggiata o reale che fosse - del Duecento, era l’epilogo della Conquista, dacché era stata bloccata dalla latinità, e della controffensiva delle Crociate. Ogni giustificazione che se ne  dà non regge all’analisi: è odio puro, seppure su fondamento religioso, del paradiso promesso ai “veri credenti”.
È guerra santa? No, colpisce indiscriminatamente islamici e non, ma più e in massa, indiscriminatamente, gli islamici buoni praticanti, nelle moschee, le scuole, le scuole per ragazze, i presidi sanitari – dove non ci sono difese. È guerra contro l’Occidente? Contro la libertà di stampa, la monogamia, la libertà della donna,  la parità dei generi? Sì, e no. Molti terroristi, tra i più feroci, hanno studiato in Occidente, come i piloti dell11 settembre, o ora quelli di Dacca - hanno voluto studiare in Occidente. Della libertà di opinione questo terrorismo in realtà si nutre, e così dell’esibizionismo dei social, del deragliamento erotizzante di cui si circonfonde l’“opinione pubblica” occidentale: non esisterebbero senza, e lo sanno, di queste pratiche sono anzi maestri. Mentre dei diritti e delle donne non sanno che farsene.  
È estremismo identitario? No, non si identifica in nulla. Ne è prova il proselitismo in Europa, tra giovani di famiglia islamica e non, che non difendono nulla e semmai si arruolano per teppismo, per gusto dell’avventura. È piuttosto un nichilismo identitario. Che attrae giovani occidentali come giovani islamici. Molti attentati sono opera di neo islamici, convertiti di un proselitismo superficiale e affrettato, nel quale la violenza primeggia – a mano che l’islam come fede non sia violenza. Oppure di islamici nati e cresciuti in Occidente, in Francia, in Belgio, in Gran Bretagna, in Canada, etc., ma senza  più un’identità. Si va all’Is o Al Qaeda come un tempo alla Legione Straniera, per gusto della violenza, che i movimenti islamici assicurano indiscriminata.
Sono un movimento di liberazione? Certamente no, e non solo perché non combattono per dei diritti. Ma perché sono stati, e in parte sono tuttora, espressione dei gruppi più retrivi delle società islamiche, i potentati del Golfo, monarchie patrimoniali, altrove in disuso da un millennio. Dalle quali anzi, volendo razionalizzare, sarebbero stati spinti a combattere il mondo, un nemico esterno, per non combattere il vero nemico, quei regimi tribali, familiari.  .
Il fondamento religioso di questo terrorismo come odio è d’altra parte ineccepibile. Il fondamentalismo si sviluppa con la moltiplicazione di moschee e madrasse in Pakistan col colpo di Stato di Zia ul-Hak, quaranta e passa anni fa. Sostenuta dall’Occidente (Usa e Arabia Saudita) in funzione antisovietica. Prosegue con Khomeini, che l’Obama dell’epoca, il presidente Carter, preferì allo scià come protettore dei diritti umani e civili… – come l’Obama che voleva la democratizzazione delle masse arabe attraverso la Fratellanza Mussulmana (agli inizi attraverso lo stesso Is…). E con l’espansione incontrollata dell’Arabia Saudita, dei suoi petrodollari, a fondare una società islamica parallela – dalle madrasse ai campi di polo – in tutto il mondo, dalla Malesia alla Nigeria.    

Packaging – È l’industria di maggiore sviluppo e redditività - insieme con la telefonia mobile. Involucri di ogni tipo sono resi per legge necessari, anche per singole unità di merce, per esempio una mela o l’ovetto kinder, compresi i guanti per maneggiare la mela e l’ovetto. Anche per merci che sotto nessun pretesto presentano problemi di igiene, per esempio un libro. Mentre ogni acquisto, anche di pochi grammi, al banco alimentare del supermercato richiede tre involucri, più un nuovo paio di guanti del banconista. Idem in rosticceria. Involucri che bisogna affrettarsi a casa a disfare, altrimenti fanno imputridire gli alimenti nel frigorifero, con la condensa. Si moltiplica allo stesso tempo lo smaltimento dei rifiuti, che si presenta e si vive come un problema, ma solo per moltiplicare l’investimento pubblico, dei Comuni e dei governi, nella raccolta e lo smaltimento stesso, che sono business colossali - dai margini cioè amplissimi, altrettanto che il packaging. .
È la mula del Berni, che sollevava i sassi per inciamparvi dentro? No, è il mercato: la moltiplicazione dei punti e dei margini di guadagno. Il percorso è questo: più igiene per più pratiche preventive per più inquinamento per più igiene (antinquinamento). Un circolo vizioso, che paghiamo caro.
Non è il solo aspetto. La Ue ci impone, sempre sotto il pretesto dell’igiene, buste e bustine anche per un grammo di zucchero nel caffè, una goccia d’olio o di aceto nell’insalata, etc. E questo è un altro aspetto dell’ideologia dominante: consumare (sprecare) di più. Non c’è igiene nelle bustine, specie quelle di plastica: sono trucchi per far sprecare più merce, tanto zucchero inutilizzato, olio e aceto da buttare. E naturalmente tanti involucri in più, inutili, ma da smaltire, oltre che da pagare. E questo non è un delitto contro l’umanità, che l’ecologismo pure rimprovera per il semplice fumo di una sigaretta.
In subordine ci sarebbe da vedere di chi l’ecologismo, consapevole o meno, fa le parti.

Privacy – Dopo anni di telefonate ossessive, anche quatro-cinque al giorno, di operatori per conto di Enel, Telecom e aziende varie, alcune create appositamente per il business telefonico, Antonello Soro si sveglia e dice che sono abusive. La privacy, dice ancora, è a rischio. Non se n’era accorto. E poi non fa niente.
Soro non è nessuno: è il Garante della Privacy, che dovrebbe proteggere la nostra privacy. Un’autorità a protezione del cittadino del tutto inutile, e anzi dannosa. Che però non è la sola. E costa. Per gli appannaggi dei vertici, con Soro ci sono altri ra Garanti, e della coorte di funzionari pubblici distaccati a premio, che ne arricchiscono gli uffici..La Autorità a protezione degli utenti sono in Italia una dozzina, create da Prodi vent’anni fa, a nessun esito. E spendono, senza alcun beneficio, se non per le aziende e i mestatori di mercato, che proteggono senza pudori, un paio di miliardi, l’anno.

astolfo@antiit.eu

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