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giovedì 9 marzo 2017

La superrazza italiana

L’uscita è sospetta, il 1941. Anche la finalità. Evola rimanda subito, nella presentazione, a “Il mito del sangue” e “Sintesi di dottrina della razza”, i saggi elaborati in cui critica la concezione biologica e quella antropologica della razza, per farne invece una questione di “mentalità” (cultura, tradizione). L’“arianità”, a ogni buon conto, mettendo sempre tra virgolette. Ma poi propone un manuale a uso degli educatori, perché “si insegni” infine la razza.
Reazionario – non è una sorpresa. Contro Darwin – contro “il pregiudizio evoluzionistico… in stretta connessione con quello storicistico-progressistico. Contro anche l’ arianesimo”, quello per cui “ex Oriente Lux”. Ma allora in favore del Nord, la cui supremazia invece in precedenza aveva fieramente contestato nel nome della latinità. Questa ora disprezza: “Non orientale ma occidentale, e Nord-occidentale, l’origine delle più alte civiltà di razze bianche”. Anzi: “«La Luce del Nord», «il mistero iperboreo», questo è un motivo fondamentale della nostra dottrina della razza”.
L’ingegno c’è sempre. “Tutte le doti sono presenti nelle varie razze, ma in ciascuna… assumono un significato e una «funzionalità» diversa”. Poi, però, il bianco può sposare la nera, il nero non può sposare la bianca – i caratteri maschili sono “dominanti”. Attenzione alle campagne demografiche: si rischia una selezione a rovescio - dunque, bisogna “selezionare”? E la “latinità”? È un dirozzamento: i Latini erano in Italia, prima degli Etruschi e dei Celti, “propaggini di razza nordica”, infatti bruciavano i morti e non li seppellivano - la “latinità” viene dopo “la civiltà eroica, sacrale, virile, e più propriamente aria sia delle origini elleniche che di quelle romane” (sono gli studiosi stranieri che hanno inventato la “romanità”: asce, aquile, lupi rinviano a una romanità aria, anzi iperborea).
Inalterato è solo il laicismo: “Nostra deve dirsi l’Italia ghibellina”, mistico-feudale, “e di Dante, non quella guelfa e comunale”. Chiude, prima del “Luogo storico del razzismo fascista”, con la “superrazza” italiana: “Il tipo della nostra «superrazza»” - un “tipo alto, con spalle ampie negli uomini, membra proporzionate, snello, nervoso, dolicocefalo…”, e “prevalentemente bruno”. Non latina, non romana, e neanche iperborea?
Julius Evola, Indirizzi per un’educazione razziale

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