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mercoledì 7 giugno 2017

Lo scandalo Tim

Mario Rivabene deve fare causa alla Tim-Telecom Italia per recuperare qualcosa dei danni che il mancato collegamento ha causato alla sua attività, che riceve per telefono le commesse di lavoro. L’azienda di Bolloré-Cattaneo ci ha messo “cinque mesi per trasferire le linee nella nuova sede dell’azienda, procurando un buco di fatturato enorme”. Su questa denuncia Rivabene ha aperto su change.org un crowdfunding che in poche ore ha ricevuto ottomila sottoscrizioni.
Non c’è italiano, probabilmente, che non abbia un danno da Tim-Telecom Italia. Da ultimo col raddoppio del canone, autorizzato senza nessuna ragione da una compiacente Autorità per le Telecomunicazioni, Agcom. Il raddoppio del canone.
Cinque mesi per un lavoro di poche ore, forse minuti, sono un’esagerazione. Ma non un’eccezione. Tim-Telecom fa difficile tutto, anche un subentro, anche la disdetta. Protetta dal controllo della rete, al cui scorporo continua ad opporsi – l’unica rete nazionale aziendale. Benché non sia in grado di adeguarla alla banda ultralarga.
Una inefficienza di cui il comune cittadino che per sua avventura non ne fosse cliente fa purtroppo esperienza quotidiana, nello stillicidio di chiamate dai più inverosimili call center, con le più arruffate proposte di rientro in Tim-Telecom. E nell’impossibilità di ogni variazione contrattuale: una nuova numerazione, un subentro, una disdetta.
Lo scandalo si completa con la “giustificazione” dell’Agcom per tutti i soprusi Tim: bisogna salvare l’ex Telecom Italia per salvare i crediti delle banche. Un’azienda che Grillo spiegava già fallita nel 2007. E da allora ha visto il fatturato contrarsi di un terzo, da 30 a 20 miliardi.
Uno scandalo colossale, da tutti i punti di vista, degli utenti, della tecnologia, degli assetti istituzionali (il telefono è l’unica rete nazionale aziendale). Di cui però non si parla. Non i gruppi consumeristi, che Tim evidentemente addomestica. Non l’opposizione politica – forse in ragione del fatto che Bolloré, il finanziare francese azionista di maggioranza relativa, è l’unico in grado di rilevare Berlusconi in Mediaset.
Il salvataggio di Tim a spese degli utenti è una novità totale. Un’azienda di nessun rilievo pubblico se non per la rete. Che però tiene nell’inefficienza più turpe.

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