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venerdì 9 giugno 2017

Il complotto eccolo qua, è il complotto

L’ex capo dell’Fbi Comey si è detto certo al Congresso dell’interferenza russa nelle presidenziali americane. Ma dopo quasi un anno e mezzo che se ne parla, non ha portato nessuna indizio di questa interferenza. Non ha neanche spiegato come si è, o possa essersi, sviluppata. Un rumour – il vecchio boato (oggi si dice fake news).
Sembra “Intrigo internazionale”, il vecchio film di Hitchcock. Un sociologo brillante, Jean Baudrillard, aveva ipotizzato, un quarto di secolo fa, la guerra-che-non-c’è, quella del Golfo. Pure combattuta con notevolissimo spiegamento di mezzi, a stare ai media. Poiché nessuno l’ha vista, quella guerra – neppure chi l’ha sofferta. Una guerra, diceva il teorico del “Sistema degli Oggetti”, che epitomizza la “violenza del virtuale”: della propaganda, del sistema informativo.
Del Russiagate si fa come se fosse una fake news: la si vuole far sembrare tale. Da parte degli stessi proponenti – un po’ come nel 1991 col presidente Bush che volle la guerra del Golfo. Qualche volta si dice che i russi hanno spesso soldi. Altre volte che sono intervenuti con gli hacker. Altre volte l’una cosa e l’altra. Ma dove, quando, chi, in che maniera, con che effetto, questo è segreto.
Solo che a questo punto è come se fosse sì una guerra agli Usa, alla potenza americana, ma dall’interno. Una guerra civile. Da parte dei combattenti meno nobili, le spie.

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