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domenica 30 luglio 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (333)

Giuseppe Leuzzi

La tenacia, la testardaggine Victor Hugo spiega in “Claude Gueux”, l’arrringa contro la pena di morte e il carcere, come una virtù che conduce a mali passi. Per essere irrelazionale, direbbe lo psicologo. Anarcoide.

Sequestrati beni a Riina per 1,5milioni. Dopo venti o venticinque anni dall’arresto?
Sequestrati e non confiscati. È un collaboratore di giustizia anche Riina?

Quattro processi per via D’Amelio, venticinque anni, e poche certezze. Per un fatto di sangue così efferato, e contro le istituzioni, Figurarsi gli altri processi, poi si dice la mafia.

“Continuo a essere convinto che la Sicilia offra la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo moderno”. È saggezza di Sciascia, 1979, che lascia allibiti.
La Sicilia al centro dell’universo, quanto male le ha fatto – e le fa? Eppure i siciliani hanno sempre viaggiato, visto il mondo, prosperato altrove, in culture ben diverse. Bisognerebbe far viaggiare i suoi intellettuali.

Che fa l’Antimafia a Milano? Nell’ultimo anno nulla. Citiamo dal “Corriere della sera”, ieri: Franco D’Alfonso, assessore di Pisapia, ora delegato di Sala al Bilancio della Città Metropolitana (l’ex Provincia), “è stato indagato, e poi stralciato in via d’archiviazione, per aver chiesto voti alle prossime regionali a un imprenditore, interessato a un bar all’Idroscalo, presentatogli da un ex sindacalista che i pm accusano di concorso in associazione a delinquere con imprenditori contigui al clan catanese Laudani”. Non c’è droga a Milano, e non si trafficano capitale. Solo voto di scambio – giusto per non dire che i giudici non lavorano. Forse, ma pare di no.

Facciamo figli per il Nord. Li laureiamo anche per il Nord. In quindici anni se ne sono andati in 200 mila, calcola la Svimez. A 100 mila euro l’uno un investimento delle famiglie meridionali di due miliardi a favore del Nord. A 200 mila euro l’uno da quattro miliardi.

I pentiti alla prima Crociata
Quella di Contrada nel docufilm di Rai 1 su Borsellino non sembra una scena avulsa. L’ex capo della Polizia a Palermo, promosso vice-capo della Polizia a Roma, lo incontra nei corridoi del Quirinale, con sbalordimento di Bocci-Borsellino, perché poco prima aveva ascoltato il neo pentito Mutolo che diceva il superpoliziotto al soldo di Riina. E in effetti non lo è. Ma perché è, drammaticamente, significativa in altro senso.
Contrada non è stato assolto dalla Corte Europea di Giustizia. È stato dichiarato non processabile in base a una legge successiva ai fatti delittuosi che avrebbe commesso. Quindi potrebbe averli commessi. Tutto è possibile, Ma come non vedere il fatto. I fatti. Che il pentitismo è “falso”, in siciliano, e bisogna saperlo gestire: gli americani, che i pentiti hanno inventati, lo sanno fare, e Falcone, che aveva imparato dagli americani, pure. Borsellino, invece, che ne sarà vittima, no.
Un pentito all’improvviso, Gaspare Mutolo, aveva denunciato a Borsellino Contrada, cioè la Polizia a Palermo, come collusi con la mafia - la stessa cosa farà poi con Dell’Utri, cioè con Berlusconi in Sicilia. Un anno dopo altri pentiti all’improvviso accuseranno i Carabinieri di Palermo, da Mori in giù. Come non vedere in questo pentitismo all’impronta una strategia?
I giudici, di Palermo e di Caltanissetta, non l’hanno fatto e continuano a non farlo. Stupidi non sono, Ma allora quali sono i “pezzi dello Stato” collusi?   
La cosa si confronta col processo per la morte di Borsellino, che si è tenuto quattro volte, e senza esito. Perché manovrato prima da un pentito, Scarantino, e poi da un altro, Spatuzza. Questo ritenuto più attendibile perché ripercorre le tracce di Mutolo, ma di per sé di nessuna affidabilità – si era proposto come Mutolo anche lui come testimone contro Berlusconi, la stampa di tutto il mondo si mobilitò, e fu una pagliacciata.

Napoli
“Come si fa ad amare una città che non riconosci più? L’ho amata, come una donna votata al suicidio, all’autodistruzione”, confida Peppe Barra a Antonio Gnoli sul “Robinson” il 4 giugno.

E ancora, continua Barra con Gnoli: “Una volta Pino Daniele mi disse: ma perché non te ne vai? Risposi che ero troppo vecchio e che non si abbandona una nave che affonda”. Al napoletano piace questa metafora: Napoli si vive meglio da lontano. È una nostalgia.

Si lamentano molto i  napoletani di Napoli. Ance i non napoletani, soprattutto quelli borseggiati o maltrattati. E tuttavia è la città forse più innovativa in Italia, nei trasporti, nell’edilizia pubblica, nell’urbanizzazione metropolitana (pendolarismo, servizi). E nell’industria della copia.
 
Martin Mittelmeier, filologo, con una lunga esperienza di direttore editoriale in Germania, pubblica la tesi di dottorato, “Adorno in Neapel”, in cui si propone di indagare come “un panorama struggente si stramuta in filosofia”. Non si riferisce in particolare a Adorno, ma a lui come a tutti gli altri scrittori e pensatori tedeschi che negli anni 1920 privilegiarono il Golfo di Napoli, la città, Capri, Positano. Perché offrivano la possibilità di vivere bene con poco. Ma non senza riflessi sul loro pensiero e la scrittura: Benjamin, Sohn-Rethel, Kracauer, Ernst Bloch, Gretel Karplus, futura moglie di Adorno, Asja Lacis, Gilbert Clavel. Una “costellazione”, la chiama lo studioso, ferace.

Mittelmeier mette Adorno nel titolo come colui che per primo e più di tutti ha abominato il turismo di massa. Ma si diverte poi a rintracciare echi diretti e indiretti del suo soggiorno a Napoli e dintorni anche nelle opere – un “arricchimento materiale”, di roba d’autore. Più del paesaggio come fondale, ma di fatto di un mondo.

Fino agli anni 1950 Napoli e il Golfo furono meta di un turismo colto e esigente (elegante). La città ha sbracato col laurismo: una sorta di peronismo da cui non si è più liberata. Nel sindacato, nella politica, nella stessa vita intellettuale. Prima di livello ben europeo, eccezionale per l’Italia. Dentro l’università e fuori.

In un concorso per l’innovazione architettonica e urbanistica verrebbe certamente prima. Ben prima di Milano. Prima anche della Roma di Rutelli che pure rilanciò le tranvie e le piazze, e commissionò qualche opera pubblica, a Piano, a Maier.

La dinamica della fannullaggine a Napoli, che entusiasmerà Alfred Sohn-Rethel, non piaceva a Charles de Brosses, il presidente del Parlamento di Digione, che ne scrisse ai corrispondenti in viaggio per l’Italia nel 1939-1740 (la raccolta delle lettere dall’Italia fu pubblicata un secolo dopo). Napoli anzi vedeva come un corpo in decomposizione. Un aneddoto simbolico racconta alla signora Courtois che finisce con queste battute: “Dottore, un suo collega mi ha detto che dovranno amputarlo”. “L’imbecille! Come non vedere che cascherà da sé?”. Pur dicendo Napoli la sola città d’Italia con allure da capitale. E “la capitale musicale d’Europa, che vale a dire del mondo intero”..

leuzzi@antiit.eu

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