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giovedì 19 ottobre 2017

Ma la Banca d’Italia non c’è

È subito scaduta a pettegolezzo - la vendetta di Renzi, anzi di Boschi - ma l’autorevolezza della Banca d’Italia non è questione da poco. Ed è semplice: ultimamente si è dissolta.
Si sono avuti fallimenti di banche che si potevano evitare. Per cattiva gestione, cioè, in misura perfino macroscopica, visibilissima. A fronte dei quali aumenti di capitale miliardari sono stati autorizzati, invece di interventi preventivi o sanzionatori tempestivi. A Siena due volte e a Vicenza, per perdite altrettanto miliardarie dei risparmiatori - 30 miliardi è una somma per difetto.
Si è introdotto il bail-in nel 2014, la Banca d’Italia volenterosa esecutrice, senza darne avviso ai risparmiatori, se non a danno intervenuto, e da essi pagato, due anni dopo. L’informazione e l’educazione sono compito della Banca d’Italia.
Si sono lasciati gonfiare i crediti inesigibili, non-performing loans, mentre anche qui la metastasi si poteva disinnescare, con cartolarizzazioni tempestive, anno per anno.
La vigilanza sul debito pubblico non è compito della Banca d’Italia. Ma la Banca d’Italia in precedenza se ne è sempre occupata, con autorevolezza, nelle “Considerazioni finali” annuali e con ogni mezzo, in virtù della moral suasion che tutti le riconoscono. Il debito è sempre cresciuto in questi anni, senza giustificazione alcuna se non lo sperpero: i tassi sono stati bassi, le entrate in aumento malgrado la crisi, gli investimenti pubblici tagliati, comprese l’istruzione e la ricerca. Nel silenzio.
Il confronto internazionale è da vertigine. Veniamo da un quinquennio in cui, escluso l’ultimo anno, il presidente della Bundesbank e il ministro del Tesoro tedesco hanno a settimane alterne attaccato pubblicamente il debito e le banche italiane. La Banca d’Italia è come se non ci fosse stata. Nemmeno per dare loro ragione.
Le critiche pubbliche dei responsabili monetari tedeschi sono irrituali e anche in certo senso illegali (aggiotaggio): bene o male facciamo parte di un sistema monetario unito, in cui tutti possono dire tutto, ci sono luoghi e occasioni per questo, non le conferenze stampa. Ma se i tedeschi possono seminare panico perché i tempi e l’etica sono cambiati, perché la Banca d’Italia tace?
Su questo versante molto ci sarebbe da osservare. Quante banche tedesche, o anche francesi (o britanniche o americane, per dire le patrie del liberismo puro), sono state pagate dai risparmiatori? Come ha dovuto fare chi aveva messo i suoi risparmi in ben sette banche italiane, anche grandi, Mps e le venete? Bisogna saperci anche fare, oltre che ossequiare le ideologie.
Questo è il punto più discutibile, ma più sensibile. La Banca d’Italia ha il compito di proteggere il risparmio. Non lo ha fatto, in vari modi. Dire speculatori gli azionisti e gli obbligazionisti delle banche fallite è stupido, oltre che disonesto – con questa Banca d’Italia come si ricapitalizzeranno le banche?
Dire che la Banca d’Italia non c’è non si può. Ma è come se non ci fosse. Non per il versante buono.

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