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giovedì 19 ottobre 2017

Debito insostenibile, e più con la ripresa

Una donazione del papa Francesco, delle ricchezze della chiesa, per salvare l’Italia, suggeriva questo sito qualche giorno fa. Una manomorta in forma di donazione. Come dire: solo un miracolo ci può salvare.
Come venire a capo del debito pubblico, che si mangia di soli interessi tutto quello che l’Italia risparmia ogni anno, e qualcosa di più – stiamo intaccando il capitale? Se ne viene a capo con un accorgimento contabile. L’ennesimo quest’anno, come ogni anno dal 1992: la Nota di aggiornamento del governo al Documento di Economia e Finanza promette che il pil aumenterà al galoppo, l’inflazione ritornerà, e la bestia è domata. Ma sapendo tutti, per primi gli autori della Nota, che il debito aumenterà l’anno prossimo, per il semplice costo del debito stesso, e ancora l’anno successivo.
Stiamo intaccando il capitale
Un debito che produce solo costi viene tagliato in ogni bilancio, del buon padre di famiglia o del buon manager, anche a costo di un sacrificio iniziale. Solo in Italia viene alimentato – magari sostenendo di no. Per arricchire i prestatori, non c’è altra ratio.
Indietro non si può trnare. Alla sbadata adesione all’euro senza ripulire il debito, tra Ciampi, Draghi e Prodi. Quando un consolidamento del debito sarebbe stato necessario, come lo faceva il Belgio. Ma agire bisogna, il debito affonda l’Italia. Per il semplice fatto di essere, anche se da anni non viene alimentatoda nuove spese, lo sbilancio non c’è. Il debito pregresso. Che anche oggi, con i tassi ai minimi costa.
Spesa per interessi sul debito pubblico, in miliardi
                             2007   2008   2009  2010  2011  2012  2013  2014  2015  2016
Italia                     76,6     80,4    69,2   68,8   76,4   83,5   77,5   74,3   68,4   66,5
Germania              66,9    68,4    64,9    63,8   62,3  63,0    56,0   51,9   47,2  43,3
Francia                  50,9    56,1    46,5    47,6   53,6  53,8    48,1   46,5   44,4  41,9
Gran Bretagna       48,4     43,0   31,7    52,9   59,6   59,7    58,4   60,8   60,4  58,3
Spagna                  16,8     17,2   18,3    20,2   26,3   30,9    35,6   36,0   33,2  31,3

Il debito cioè va molto male pur andando molto bene: paga interessi mai così bassi. I quali infatti  non dureranno: vogliono tutti che l’inflazione salga almeno al 2 per cento, e quindi anche gli interessi. Andrà peggio per il semplice fatto dell’esistenza della massa del debito. Come nel 2012, quando sempre con i tassi ai minimi, il costo fu di 83 miliardi. L’Italia paga per interessi la più alta percentuale del suo pil in Europa, più della disastrata Greci – 4 per cento nel 2016, contro 3,2. La media Ue è del 2,1 per cento. La Spagna paga (2016) il 2,8 per cento del pil, la Gran Bretagna il 2,5, la Francia l’1,9, la Germania l’1,4 – pur avendo avuto fino al 2011 un debito in assoluto maggiore di quello italiano.
Tasse e tagli non bastano più
Non ridurre il debito costringe a nuovo debito. È la mano perversa che riduce l’Italia sempre con l’acqua alla gola, indietro in tutti gli indici positivi dell’economia, con l’ansia addosso del fallimento.Anche ora che c’è un minimo di ripresa: tutto il beneficio, la crescita annua, non basta a pagare gli interessi sul debito. Hanno preso 66 miliardi e mezzo nel 2016, ne prenderanno 70 quest’anno. Meno del record di 83 miliardi e mezzo pagati nel 2012, ma pur semrpe un serpente che si morde la coda.
Venticinque anni di bilanci pubblici in attivo, cioè di nuove tasse e di tagli alla spesa, non sono bastati a ridurre il debito: ogni no l’attivo dev’essere magggiore, le restrizioni alla spesa, solo per pagare gli interessi sul debito. Una jugulazione che – non si ripeterà mai abbastanza - non può che accrescersi con l’inevitabile rimbalzo dei tassi, se solo la ripresa si consoliderà e i consumi torneranno a crescere, come è giusto auspicare.
Una qualche forma di consolidamento, necessario venticinque anni, all’adesione all’euro, è ora solo indispensabile. Questo sito ne ha segnalato più volte l’urgenza, che col tempo non si è dissolta ma aggravata:
http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html
http://www.antiit.com/2015/03/la-vera-riforma-e-del-debito.html
Come il Kazakistan
Il consolidamento non è un dramma. Molte forme se ne possono ipotizzare, che riducano l’impegno dello Stato in forma di capitale senza sconquassi. In cambio di sgravi fiscali – meglio se futuri. In cambio di una migliore remunerazione – meglio se a termine. In cambio di ogni altro bene che non sia debito: una quota di un fondo immobiliare, una quota di un fondo di azienze pubbliche (la Germania elimina un quarto del suo debito attraverso gli attivi della sua Cdp, il Kreditanstalt für Wiederbau).
L’alternativa non c’è. C’è anche poco da lavorare per il window dressing, per abbellire il debito, con le Note aggiuntive e altrettali. Essendo il debito italiano oggetto privilegiato della speculazione. Anche per la debolezza della politica iotaliana, sotto i colpi del carrierismo dei giudici. E del ritornato democristianesimo, dei bla-bla-umpa. Il debito della Spagna, un paese che ha dovuto rifarsi  un’elezione per ché non riusciva a darsi un governo, ed è sull’orlo della dissoluzione, ha rating più favorevole di quello italiano. Anche il debito ungherese è molto più sicuro dell’italiano – l’Italia è al livello della Romania, del Marocco e del Kazakistan.

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