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lunedì 12 novembre 2018

L’Africa è partita


È in Africa il mutamento più radicale dei primi venti anni del millennio. Nelle condizioni sociali e ed economiche, se non nella politica, che resta invece preda di dittature e corruzione. La popolazione cresce dagli 818 milioni del 2000 ai 1.350-1360 nel 2020. La popolazione inurbata raddoppia, da 280 a 560 milioni. Comincia a esserci un tessuto industriale, con 62 milioni di occupati. Con i servizi e la funzione pubblica, i salariati passano da 75 a 140 milioni. I paesi che avevano almeno due milioni di salariati erano otto a inizio millennio, sono ora diciotto.
Cresce il Nord Africa, che lavora molto per l’industria europea. La popolazione raddoppia al millesimo: da 173 a 246 milioni. I quattro maggiori paesi, Egitto, Sudan, Algeria e Marocco raddoppiano anche i salariati, da 24 a 44 milioni.  
L’Africa a Sud del Sahara, o Africa propriamente detta, senza cioè il Sud Africa e gli stati arabi o arabofoni del Nord, è quella che precede più spedita  – malgrado la politica. La popolazione passa da 590 milioni a un miliardo. Di 19 paesi africani che hanno almeno tre milioni di occupati nell’industria e i servizi, cioè nell’economia moderna e non di sussistenza, quindici sono sub-sahariani. Nella fascia alta dei salariati, paesi con più di 10 milioni di contrattualizzati, c’erano Egitto e Sud Africa a inizio millenno, ci sono ora anche Congo e Nigeria. Nella fascia immediatamente inferiore, tra cinque e dieci milioni di salariati, ci sono anche Kenya (sette milioni) e Etiopia (sei) – Ghana e Tanzania seguono con quattro milioni.

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