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lunedì 12 novembre 2018

Staffetta svogliata

Otto scrittori. sedici puntate, due a testa. Con un primo giro di otto e un secondo giro - bisognava riempire le pagine in estate? Ida Bozzi ne trae un bilancio lusinghiero, facendo parlare gli otto autori fianco a fianco a Milano. E il settimanale si propone di riproporre l’esperimento.
Non c’è che da congratularsi, se la grande stampa fa lavorare gli scrittori, i romanzieri. Ma i lettori? Un romanzo così sciatto era difficile concepirlo. La staffetta si corre senza impegno, il testimone sempre lì lì per cadere.

Veronesi ha aperto il romanzo a puntate de “la Lettura il 23 luglio, e lo ha chiuso il 4 novembre cercando di mettere assieme i cocci. Che si erano sparpagliati. È inevitabile, in un romanzo di cui ogni capitolo è scritto da un autore diverso. Non  un lavoro di gruppo, ma a staffetta, ognuno scrivendo dopo l’altro. Continuando dove l’altro ha finito ma non necessariamente. Per farlo bisognerebbe leggere quello che gli autori precedenti hanno scritto. Ma non lo fa. Fatica? Voglia di originalità? Invidia? Ogni puntata un racconto a modino, ma ognuno indipendente.
Forse gli scrittori italiani non si leggono, non tra di loro. Dice che si tenevano in contatto, con chat, whatsapp e quant’altro, ma forse di malavoglia. Gli otto sono narratori di nome: Avallone, Ciabatti, Covacich, De Giovanni, Fabio Genovesi, Missiroli, Trevi, Veronesi. Ma non  rendono. Forse erano svogliati, o già in vacanza, anche loro. Forse la tela moraviana che Veronesi ha intessuto al primo capitolo era un po’ stinta. Due famiglie romane, una ricca una di onesti lavoratori, un po’ di corruzione, che fa tanto Roma, gli amori dei figli, il lavoro che non si trova, l’inevitabile coming out, e un finale che lascia il tempo che trova, ricchi e poveri seguono le loro strade separate. Non c’è altro nel mezzo.
Forse è colpa di Roma, che non dice più alla narrazione - neanche al cinema, malgrado le celebrate bellezze. Chi altri ambienterebbe un romanzo a Roma, a parte i fasti spenti della banda della Magliana. Nemmeno le ossa della Nunziatura hanno risvegliato un minimo di interesse. Lo stesso Manzini col suo romanissimo vice-questore, lo deve spedire lontano. 
Forse è la formula che non va, a parte la curiosità - la “pasqualite” di Arbore: vediamo come va a finire. Fu non memorabile nel 1931 il primo esperimento di scrittura collettiva, fra i membri del londinese The Detection Club, “The floating Admiral”, pur annoverando contributi di Agatha Christie, Chesterston, Dorothy Sayers. La riedizione è caduta nel nulla. Si ristampa invece il volumetto “Continua tu”, con cui minimum fax esordiva nel 1994, a cura di Pascale e Piccolo. Ma è diverso: scrittori di gran nome, Cerami, Fruttero & Lucentini, La Capria, Maraini, Nievo, Ravera, Starnone e Tabucchi propongono un incipit che poi ognuno è libero di elaborare a casa sua. Una sorta di tema in classe per scuole di scrittura. Della scrittura alla portata di tutti, di cui non si sa se compiacersi o dolersi.
“La Lettura”, Un romanzo italiano

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