Cerca nel blog

lunedì 1 giugno 2020

L’arte del Rinascimento è l’architettura – anche in pittura

Zeri in stato di grazia: una narrazione dell’arte briosa e succulenta, in aspetto di lezioni, tenute nel 1985 alla Cattolica,  sulla traccia “l’arte di leggere l’arte” – in un’edizione, quella originaria di Neri Pozza, corredata puntualmente, pagina per pagina, di immagini nitide e tutte in tema.
Una miniera di spunti critici, di aneddoti, d storia. Il cetriolo? Simbolo della rinascita di Cristo, la Resurrezione, dopo i tre giorni passati nell’adilà. Il garofano è simbolo nuziale. L’immagine di Cristo è mutevole, anche a distanza di pochi anni: inizialmente era “giovanile, dolce, affabile”, diventa “giudice e punitore” quando è assunto a protezione dell’Impero romano. Venezia, “considerata durante il Medioevo come un’appendice dell’Impero romano d’Oriente, come l’area più influenzata dalla cultura costantinopolitana, produce una civiltà figurativa capace del revival  più perfetto e più prodigioso di tutto il Rinascimento”, il “Tiziano verso il 1515-1520, la scultura del Vittoria, l’architettura del Palladio”.
Asseverante. “Tutta la grande arte è sempre il prodotto di una straordinaria abilità tecnica” – l’arte non si improvvisa. “La qualità è dimostrata anche dalla possibilità che un’opera ha di sostenere l’ingrandimento”. La neve è difficile da dipingere. Lorenzo il Magnifico colonizzava l’Italia con gli artisti: mandò Verrocchio a Venezia, Leonardo a Milano, Biagio di Amntonio a Faenza, e un gruppo nutrito (Ghirlandaio, Botticelli, Cosimo Rosselli, lo stesso Biagio di Antonio) a Roma.
Deciso anche nei punti controversi. L’arte antica per eccellenza era la pittura, non la scultura: tutto era dipinto, anche le statue, e i palazzi, per esempio il Partenone. L’arte guida del Rinascimento è l’architettura – anche in pittura. L’assolutismo di Giustiniano indebolì l’impero, e lo lasciò facile preda della conquista araba, un secolo dopo o poco più. La conquista islamica Zeri apprezza. Anche quando distruggeva: spazzò via le selve di stature e monumenti di bronzo e di marmo, che infestavano le città romane, ma non distrusse le chiese (come no), limitandosi a trasformarle in moschee. Impassibile davanti alla miseria spirituale: il bottino delle conquiste fatto a pezzi, per agevolarne la divisione, anche gli oggetti piccoli.
Con molte curiosità. Bernini pasticciere, di “dolci monumentali per l’aristocrazia romana”. “Per secoli, la guardia personale dell’imperatore romamno a Costantinopoli fu formata da soldati che venivano dall’Islanda”. Il “Reggisole” a Pavia, una statua equestre di condottiero romano col braccio alzato in gesto di saluto, “conosciutissimo durante il Medioevo”, fatta a pezzi nel 1797 dai giacobini locale quale segno di dittatura.
Federico Zeri, Dietro l’immagine



Nessun commento: