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martedì 2 febbraio 2021

Letture - 447

letterautore

Berlino - Non affrettarsi, non fermarsi mai, il modo di essere - o di dire - di Berlino è il festina lente di Erasmo, strepitoso ossimoro, di correre lentamente.

Eugenetica  - “Una dama di rango s’innamorò con tale smania di un certo signor Dod, predicatore puritano, che pregò suo marito di lasciarli giacere insieme perché procreassero un angelo o un santo; ma, accordato il consenso, il parto fu normale” - Drummond, “Ben Ionsiana” (1618 ca) (in Borgese-Bioy Casares, “Racconto brevi e straordinari”).
 
Germania
 È nata male? Per Heidegger sì: i Gründerjahre, gli anni dei padri fondatori,  la fase della grande industrializzazione tedesca e austriaca, 1840-1870. . Heidegger li critica, “Introduzione alla filosofia. Pensare e poetare”, 91: “È l’epoca dei Gründerjahre, in cui tutto quanto, in fondo senza un terreno solido e senza rendersi conto di nulla, correva dietro ala crescita, al progresso e ala prosperità,  per emulare su piccola scala gli Inglesi e conquistare dall’oggi al domani una posizione mondiale per la quale mancavano tutti i presupposti, e che soprattutto – qui come là, in Inghilterra e ovunque, riposa su un mondo divenuto fragile, per il quale l’unica filosofia è il «darwinismo», con la sua dottrina della «lotta per l’esistenza» e della selezione  naturale e artificiale del più forte”.
 
“C’è oggi una Germania efficiente, economicamente aggressiva e culturalmente scialba – asettica, come certe donne perfette, bellissime e  indesiderabili” – Claudo Magris, “L’infinito viaggiare”, 159 – 13 febbraio 1993.
 
Anche Heidegger era per l’incertezza. “Nessuno pensa a come stiano le cose riguardo ai tedeschi”, lamenta in “Note I”, il primo dei “quaderni neri” del dopoguerra, all’inizio dell’occupazione, “se essi siano ancora o siano una buona volta in sé, se sappiano affatto chi mai essi stessi siano, se siano capaci di pensar per approdare a questo sapere, se essi possano entrare nel tempo lungo del ricordo, nel quale finalmente prospera la verità della loro essenza”. Con una conclusione che aggiunge all’incertezza, a proposito di questa verità: “La quale verità è: essere la comunità pastorale”, il greggiame, “dell’Occidente, della ‘terra della sera’, perché la sera è il tempo e la terra il suo spazio”….
 
Si fa molta musica in Germania. “La musica è per sua natura squisitamente invernale”, attesta Savinio. La Germania è invernale?
 
Incomunicabilità
– Ci sarebbe  tra le varie letterature – nazionali, linguistiche. È il quesito che V. Woolf pone in “Il punto di vista russo”, e a cui si risponde affermativamente: un americano, sia pure Henry James, non vive in pieno la letteratura inglese, il miglior letterato inglese ha difficoltà a entrare nel mondo russo, di Cechov, di Dostoevskij, di Tolstòj. La lettura come vaso di incomunicabilità?  
 
Italia
–Quanta Italia, tra gli elisabettiani e a corte,  nell’Inghilterra del Cinquecento. Il secolo della fondazione dell’impero. Nel Seicento sempre più l’Inghilterra è “macbethiana”, di odii e violenze,  irrefrenabili. Mentre l’Italia scompare – Milton è eccezione, non valente italianista peraltro.
 
Kant
– Era fantasioso. Nonché in  Antropologia, che insegnò per tutta la vita inventandosi di tutto, lo è anche in filologia. Prima di Gottinga e degli ario germani-arianesimo, in nota a “La fine di tutte le cose”, deriva parole fondamentali dello zoroastrismo, il bene, Ormuzd, e il male, Ahriman, dal tedesco. Da Godeman, buon uomo “(termine che sembra essere racchiuso anche nel nome Darius Codomannus)”, e da “arge Mann”, uomo malvagio. Codomannus è il soprannome di Dario III, il re di Persia sconfitto da Alessandro Magno.  
 
Lutero
– Un bon vivant, che in rima ammoniva: “Quel che non ama il vin, le donne, il canto,\ mena da stolto il viver tutto quanto”.
 
Nietzsche - La “Nascita della tragedia” è la sua tesi di laure. Nemmeno di dottorato, dice il professore di Houellebecq protagonista di “Sottomissione”, troppo affastellata.
 
Mussolini legge Nietzsche - ne scrive comunque, nel 1908 (“La filosofia della forza”, sui numeri 48-49-50 de “Il Pensiero Romagnolo”, organo del partito Repubblicano locale) - e lo apprezza straordinariamente: “Creatore di sistemi filosofici o no, Nietzsche è pur sempre lo spirito più geniale dell’ultimo quarto del secolo scorso e profondissima è stata la influenza delle sue teoriche. Per qualche tempo gli artisti di tutti i paesi, da Ibsen a D’Annunzio, hanno seguito le ombre nietzscheane. Gli individualisti un po’ sazi della rigidità dell’evangelio stirneriano si sono volti ansiosi a Zarathustra e nella filosofia dell’Illuminato trovano il germe e la ragione di ogni rivolta e di ogni atteggiamento morale e politico.”.
 
Roma – Vivendoci, ci si può sempre consolare con Vernon Lee, “The spirit of Rome”, 1897: “Muovendo dalla stazione a mezzanotte, l’immensità di ogni cosa, le proporzioni gigantesche dei palazzi silenti e delle chiese sbarrate. Passando davanti al Quirinale, i Dioscuri colossali con i loro cavalli, tra di loro la fontana che zampilla d’acqua….
“Persino l’incredibile, immane volgarità delle cose moderne, cartelloni pubblicitari lunghissimi agli angoli delle strade sotto i lampioni a gas, e file immense di case costruite alla buona aiutano in qualche modo a creare l’impressione che Roma sia un teatro delle epoche; un gigantesco palcoscenico, splendidamente evocativo per l’occhio e per la fantasia, calcato, come sempre farà, dal Temo impettito e declamatore”.
A  dispetto del tempo, la città eterna del modo di dire? “Roma è viva (e tanto più lo è nella sua occasionale aria di morte)”.
 
Solitudine - È ciò che il lettore cerca, anche lo spettatore – e di più quando vene aggredito, per esempio dal teatro elisabettiano – “la morte di una dozzina di uomini e donne ci tocca meno della sofferenza patita da una delle mosche di Tolstòj”, V Woolf, “Appunti sul dramma elisabettiano”. Inevitabilmente, a un certo punto, stanca degli eccessi, la mente “si volge verso Donne, verso Montaigne, verso Sir Thoma Browne, verso i custodi che conservano la chiave della solitudine”.
  
Stroncatura – Legittima, anzi doverosa, per Virginia Woolf, “Come leggere un libri?”, cattivissima: “Non vanno forse criminalizzati i libri che ci fanno sprecare tempo e partecipazione emotiva? Non sono forse i peggiori nemici della società – corruttori, profanatori, gli autori di libri finti e falsi, libri che impestano l’aria di decadenza e malattia?”
Leggere è passare dall’amicizia con lo scrittore al giudizio: “E se come amici nessun grado di empatia è esagerato, come giudici nessun grado di severità sarà eccessivo”.

letterautore@antiit.eu

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