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martedì 2 febbraio 2021

Caffè Europa

Si parte dal caffè: “Il caffè è il luogo dell’Europa”, la conversazione, la socievolezza casuale. Si continua con la camminata: “L’Europa è stata, e viene ancora, camminata”. È “un paesaggio modellato e umanizzato”, ogni centimetro quadrato, e “itinerante”, anche nel pensiero, la riflessione, la metrica - camminano anche materialmente i filosofi (dai Peripatetici a Rousseau, Kant, Kierkegaard, Heidegger), i poeti (Hölderlin, Coleridge, Byron, Chateaubriand), i pittori (Breugel, Van Gogh, Monet) i musicisti (Schubert, Mahler), i generali (Alessandro, Senofonte). Si prosegue con la storia: la semplice toponomastica è un libro ricchissimo di storia in Europa.
L’Europa è un tutto pieno, che difficilmente si può colmare: “Che cosa può aggiungere chiunque di noi alle immensità del passato europeo?” E sembra un elogio, sontuoso, presuntuoso – è la conferenza che Steiner tenne a Amsterdam, al Nexus Institute, nel 2004. Ma è un epicedio – sontuoso: è “un in memoria luminoso e insieme soffocante”, spiega lo stesso Steiner a metà percorso.  
“L’idea d’Europa è la «storia di due città», Atene e Gerusalemme”. Di un sincretismo in dialettica inesauribile, “con qualche falla” – denunciata all’esordio della conferenza: “Uccidendo i suoi ebrei, l’Europa si è suicidata”. L’Europa è quindi un morto vivente? Non ancora, non necessariamente. Da ultimo, la storia dell’Europa è stata quella del giudaismo secolarizzato: “Citare Marx, Freud ed Einstein (ma aggiungerei Proust) come padri della modernità, come artefici della nostra attuale condizone, è ormai un cliché”. Ma insieme con la modernità va “una consapevolezza escatologica che, credo, possiamo trovare solo nella coscienza europea, la coscienza della fine. A partire da Newton, “molto prima” dunque di Valéry e di Spengler. “Due guerre mondiali, che in effetti sono state due guerre civili europee, hanno esasperato questo presagio fino all’incandescenza”.

È la coscienza della crisi che attanaglia l’Europa. Il rimedio? La superbia intellettuale,   “conoscenza come professione” di Max Weber, la “mania” di Platone – la Repubblica di Platone? Domina “il modello asiatico-americano” – quello che si dice globalizzazione? “Con il crollo del marxismo nella tirannia della barbarie e dell’assurdità economica abbiamo perso perso un grande sogno: quello dell’uomo comune che segue la scia di Aristotele e Goethe, come sognava Trockij. Ora che si è liberato da un’ideologia fallimentare, quel sogno può – anzi deve – essere sognato di nuovo”.
Steiner parte sorridendo ma conclude triste: l’Europa ha un futuro, sia pur e come idea? “La solidarietà e la creatività possono sbocciare in condizioni di elativa miseria”. Una speranza, non consolante.
George Steiner, Una certa idea d’Europa, Garzanti, pp. 93 € 4,90

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