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mercoledì 3 febbraio 2021

Gadda sceneggiatore – come finiva il “Pasticciaccio”

Un altro trattamento cinematografico del “Pasticciaccio di via Merulana” – dopo quello intitolato “Il palazzo degli ori”, pubblicato postumo me 1983. Di quello che sarà il “Pasticciaccio”, perché il trattamento è del 1947-48, dieci anni prima dell’uscita del romanzo. Basato sull’anticipazione pubblicata nel 1946 da Bonsanti nella sua rivista “Letteratura”. E ha i colpevoli, a differenza del romanzo, per questo aspetto incompiuto.
È un periodo gramo per l’Ingegnere, che vive “fra gli orrori, le insolvenze, i piccoli prestiti”, della generosità dei suoi amici fiorentini – l’anno dopo riusciranno a farlo assumere alla Rai. Bonsanti gli ha procurato un incontro alla Lux Film, e Gadda spera proprio di poter entrare nel lucroso business del cinema. Richiesto di un trattamento della sua idea di film, si mette all’opera, contrariamente al suo solito – caratterialmente incapace di lavorare su commissione.
Il trattamento è scritto “per la Lux Film”. Anzi per il “regista Antonioni Michelangelo” – che avrebbe esordito tre anni dopo, con “Cronaca di un amore”. Abbreviato rispetto al “Palazzo degli ori”, 20 cartelle invece di 60. Ma professionale, pur non sapendo il mestiere, da spettatore di cinema: 40 quadri scrive “mozzafiato”, come si dice dei gialli, di ritmo veloce.
La nuda storia del “Pasticciaccio”, non “scritta”, fa un certo effetto, da romanzo d’appendice: bellocce mature, gioielli e bigliettoni, giovani voraci e disinvolti. Con un commendator Angeloni che è tutto Gadda, grande e grosso, goloso, solitario, timoroso dell’ombra.
Il bello è che la storiaccia fila. Oggi inutilizzabile, saprebbe di film storico (di costume e di letteratura)  ma nei tardi anni 1940 sarebbe stato un quadro d’epoca forte. L’Ingegnere degli umili non sa non essere realista: la cupidigia è “dei poveri non meno dei ricchi”, avverte nella nota introduttiva. Non c’è innocenza nel bisogno.
Giorgio Pinotti mette in quadro l’inedito
Carlo Emilio Gadda, La casa dei ricchi, Adelphi, pp. 87 € 5

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