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martedì 16 marzo 2021

Ecobusiness

In una città come Napoli, per esempio, che non ha nemmeno una stazione pubblica di ricarica elettrica, come mai si vendono le macchine ibride? Perché le paga lo Stato, tanto poi si può andare a benzina o a gasolio.
“Fra dieci anni avremo l’idrogeno verde“, spiega il ministro dell’Innovazione Cingolani al Parlamento, “ e le automobili andranno a celle a combustibile. Le batterie le avremo superate, perché hanno un problema di dismissione, e staremo investendo sulla fusione nucleare”. E in questi dieci anni, finanziamo le batterie, cioè l’inquinamento - e la Cina? 
Per i rifiuti cartacei, che sono i più ingombranti e anche numerosi, stante la diffusione esponenziale delle vendite online, c’è un solo cassonetto. Con ingombro immediato, dentro e fuori. Che però non viene svuotato per settimane, e anche – a Roma – per un mese. Carte e cartoni, che sono il rifiuto più facile e redditizio da riciclare, vengono lasciati così a marcire. È vera raccolta differenziata?
Una utenza elettrica, anche di una sola persona,  paga ogni anno 150 euro di “oneri di sistema”, cioè finanzia i signori delle fonti di energia verde, pale eoliche e pannelli solari. Non della natura e l’aria pulite - quelle ci pensa la Cina da sola a infettarle, la fabbrica-cloaca del mondo, ogni sforzo è inutile. Si incassano gli “oneri di sistema” a prescindere dalla quantità di energia verde prodotta. 
Se la stessa persona, come capita alla metà degli italiani, ha una seconda casa, anche solo per il vezzo di tenere in vita la vecchia abitazione di famiglia al paese, quindi non necessariamente una persona agiata, paga lo stesso tributo anche se non abita la casa e non consuma elettricità (per esempio da un anno e più per il lockdown). Oltre che un ammontare analogo a Terna e alle consorelle locali del trasporto elettrico, come contributo alla loro inefficienza – i pali della luce in tre quarti d’Italia sono quelli del dopoguerra, anche i fili penzolanti. È giusto? È utile?

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