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mercoledì 2 giugno 2021

La Repubblica non si può governare - e non si sa perché

“Origini e aporie dell’Italia bipolare” è il sottotitolo e il tema. La Seconda Repubblica presa sul serio, come passaggio dalla dinamica consociativa alla logica dell’alternanza - governa chi vince. Una raccolta eccezionale - il problema Italia è argomento quotidiano, e da conversazione da bar, ma chissà perché non di studi. Se non che questi studi benemeriti cadono in una legislatura di pieno consociativismo, e della specie deteriore: non tra forze differenti ma vicine, quanto invece tra forze opposte - qualcosa del tipo “Franza o Spagna purché se magna”. Tra le forze opposte dei 5 Stelle e Lega un primo governo, in secondo tra altre due forze opposte, 5 Stelle e Pd, e ora tutti quanti insieme, meno un solo partito.
Merito della raccolta è, per una volta, di sottolineare la componente estera. Non quella del “vincolo estero”, della museruola ai bilanci, credenza che, benché animata dalle migliori intenzioni, da Ciampi a Draghi, ha immiserito l’Italia. No, della politica estera in senso proprio, diplomatica e militare: l’Italia, sia pure il laboratorio politico che si pretende, non sta nel vuoto. Nella globalizzazione, con gli Stati Uniti, col Mediterraneo del Sud, con la Cina.
Importante la riflessione di Spiri. Al di là di Mani Pulite, l’approssimazione è sempre grande negli Usa, si direbbe in generale, comunque per l’Italia. Meglio andrebbe detto: l’approssimazione è grande nella politica estera Usa, ma con l’Italia in modo particolare. Anche con Kissinger, il più europeo (e colto) degli americani. Degli Stati Uniti che sono anche il solo alleato che ha sempre concesso qualche spazio all’Italia in questo lungo dopoguerra, col petrolio e il gas Eni, con l’Urss quando ancora c’era, con le politiche mediorientali, in Algeria, in Libia, in tutta l’Africa. Molto di più, p.es., rispetto ai tranelli e le imboscate della Francia e della Gran Bretagna, o all’arcigno muso duro tedesco, sui conti, i prestiti, i sostegni (quando ne ha avuto bisogno l’Italia, quando ne ha avuto bisogno la Germania di Bonn, con il comunismo a Berlino, era tutto un accorrere in Italia…). Senza politica estera non si esiste – non si vive soli singolarmente, in una comunità, un villaggio, un paese, c’è sempre una socialità da curare. Chi si fa pecora il lupo se la mangia. Senza una politica estera non si è – che ora invece si affida ai bellimbusti, per le gite fuori porta, con ambasciatori impennacchiati a dare l’annuncio e tenere la coda.
E della Repubblica, che ancora stenta dopo settantacinque anni, che dire – che è poi il tema dei vari studi qui traccolti? Bonini, lo storico delle istituzioni politiche, rettore della Lumsa  a Roma, Ornaghi, già ministro della Cultura di Monti, politologo alla Cattolica, Spiri ricercatore di Storia politica a Bologna: un trio d’eccezione (con una lunga serie di collaboratori e coautori: Pagnoncelli, Vera Capperucci, Andrea Possieri, Andrea Ungari, Paolo Pombeni, Carlo Guarnieri, Daniela Preda, Michele Chiaruzzi) lascia il problema insoluto. Come insolubile. Per non voler dire le cose come stanno – a parte gli intrighi letali della presidenza Scalfaro, contro Craxi (e contro Berlusconi, nel fatale 1994, che pure avrebbe risolto il nodo pensioni, e quindi debito pubblico?). La presunta Seconda Repubblica è l’esito di un’aggressione feroce, di carrieristi ignobili, qualcuno anche spia, legato agli Usa. Col concorso del partito Comunista Italiano alla frutta, al suo “tanto peggio tanto meglio” all’estrema unzione. Al riparo della legge. Una aggressione a freddo alla politica italiana, troppo indipendente negli schemi Est-Ovest. Che un’Italia che era instabile ha fatto non stabilizzabile. Il problema del maggioritario, dell’alternanza, o del consociativismo, c’era e c’è, e fa la maggioranza dell’opinione: nessuno mette in dubbio che l’Italia andrebbe governata, in qualche modo, con lungimiranza, con chiarezza. Ma non si può risolvere: ogni tentativo, di Craxi, di D’Alema, di Renzi, viene frustrato. Ci sarà un motivo, no?
Benché tra mille peripezie, la Repubblica è giunta ai 75 anni. Meriterebbe un po’ più di attenzione: più incisiva, fattuale, meno di maniera. La Costituzione non è un’attenuante. O sì? Questa raccolta perlomeno ci prova. Il tema è succulento, ma altrove si fa finta di nulla. 
Francesco Bonini-Lorenzo Ornaghi-Andrea Spiri, La Seconda Repubblica, Rubbettino, pp.300 € 18 

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