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lunedì 22 novembre 2021

Cantando con Socrate a Napoli capitale

Un omaggio all’abate Galiani, alla Napoli del Settecento virtuosa e invidiata – l’abate era stato una stella dei salotti e dell’illuminismo a Parigi. Rendendo rappresentabile, con nuovi e concisi recitativi (l’opera originaria prenderebbe quattro ore e mezza), il Paisiello delle parti musicali. Che in quest’opera, spiega De Simone in avvertenza, ha “raggiunto una delle più alte picche” del teatro musicale napoletano. Per le “evidenti contraffazioni della musica francese e dell’Orfeo di Gluck, rappresentato al San Carlo nel 1774” (il “Socrate immaginario” viene l’anno dopo), per lo sviluppo ampio del “tradizionale melodismo meridionale di tipo larmoyant”, e per i concertati “di nuova dirompenza ritmica… costruiti con una tecnica compositiva che risulta avanzata e genialmente innovativa”.
È un’opera buffa. Che ha già un barbiere, a cui il padre-padrone, fissato grecista che nella eloquenza del barbitonsore ritrova Platone, vuole dare in moglie la figlia. Il grecista “visionario delirante” gli autori del libretto, Galiani e Giambattista Lorenzi, dicono discendere da don Chisciotte, in una excusatio pubblicata dopo la semi-censura regale alla rappresentazione dell’opera, giudicata lesiva della reputazione del personaggio messo in satira come Don Tammaro Promontorio, “l’erudito barone don Saverio Mattei, eminente giureconsulto, grecista e dotto in linga ebraica”, nonché alla sua rispettata consorte, “l’esuberante Donna Giulia Capece Piscitelli”. Don Chisciotte non c’entra, spiega De Simone, il libretto originario era solo una presa in giro del  barone Mattei. Poco godibile fuori di Napoli – re Ferdinando fece quasi un favore proibendo le repliche della commedia per le “indiscrezioni” che conteneva, una sorta di diffamazione. E riporta il libretto, nelle parti recitate, alla dimensione reale, del tempo e del luogo. Alle novità del tempo rivoluzionarie. E al vero personaggio di Don Tammaro, nonché alla consorte. Di Donna Giulia fa interlocutrice una giovanissima Eleonora Pimentel, con la quale conversano in francese. Del barone Mattei l’adolescente Mozart – “il giovanissimo genio salisburghese visitò Napoli all’inizio degli anni Settanta,  e sicuramente conobbe il dottissimo musicofilo Saverio Mattei”.    
In appendice un saggio succulento del dimenticato Giovanni Macchia, francesista eminente, “Galiani e la «nécessité de plaire», l’intervento al convegno su Ferdinando Galiani all’Accademica dei Lincei nel 1975.

Roberto De Simone, Prolegomeni al Socrate immaginario, Einaudi, pp. 88 € 10

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