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martedì 23 novembre 2021

Il ritorno di Delfini, irregolare, eccentrico

Si legge Delfini perplessi, per la figura dell’autore, la figura fisica, di signore corpulento, molto stempiato, posato, giacca, camicia bianca, cravatta, in contrasto con quanto e come diceva e scriveva. Mentre è di fatto uno giovane, anche in tarda età, gioviale e irregolare, e le immagini concordano. La sua è una presenza “per sottrazione piuttosto che per accumulazione”, nota il curatore. Ha avuto una vita molto piena, anche perché breve, e molto pubblica, ma di lui si sa poco.
Delfini fu famoso per avere spiegato che “La Certosa di Parma” è invece di Modena, che il romanzone di Stendhal si svolge a Modena. Con lo stesso piglio “surrealista”, serio e scanzonato, ebbe un momento di celebrità in politica nel dopoguerra, portando armi dapprima ai partigiani comunisti, poi i comunisti legando ai badogliani (monarchici), da ultimo creando partiti e candidandosi come conservatore rivoluzionario – nel 1951 pubblicò un “Manifesto per un partito conservatore e comunista in Italia”. Ha scritto anche racconti e poesie. Ma soprattutto ha tessuto una rete vastissima con l’Italia letteraria e artistica degli anni 1930-940. Stabilendosi nel 1935, a 28 anni, a Firenze, fino al 1946. Amico in particolare di Montale, di cui il catalogo reca alcune gustose lettere, e di Bonsanti, che lo editerà e lo promuoverà. Ma anche pokerista con Landolfi, Gatto e lo scultore Messina. E goliarda – sfidò a duello il mitissimo Luzi, che non capiva perché. Poi fu stabilmente a Viareggio, che aveva frequentato molto anche da Firenze, per un altro decennio, fino al 1956. Quindi a Roma, dove il giovane Garboli lo prese in simpatia e stima. Tornerà a Modena per morirvi, a febbraio del 1963 - qualche mese dopo la morte della sorella e della madre, la sua unica famiglia, il padre essendo mancato giovane.
Era di famiglia ricca, e si distingueva, oltre che per lo humour, per finanziare riviste, giornali e case editrici di tutti i conoscenti, Guanda, Pannunzio, Benedetti, Vicari, Scheiwiller eccetera. Anche dopo che il patrimonio familiare, da lui curato,  si fu assottigliato.
Ritorna ora con i “Racconti”. Ma fu soprattutto un personaggio. Scrittore “umbratile, irregolare ed eccentrico”, secondo Ungarelli, che presenta il Catalogo - “eccentrico ma non isolato”. Qui, nella mostra “Immagini e documenti” del 1983, di cui Scheiwiller pubblicò il catalogo, Modena lo celebra come colui che la eleva a “provincia letteraria” – dopo Tassoni... Il catalogo gli rende giustizia in almeno un punto: c’era un ragazzo dentro il corpaccione.
Con una bibliografia, l’unica finora apprestata.
Franco Vaccari (a cura di),
Antonio Delfini - Immagini e documenti, Libri Scheiwiller

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