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giovedì 10 febbraio 2022

Il mondo com'è (439)

astolfo


Aurora boreale
– Era intesa come un campo di battaglia dalle popolazioni boreali, i Lapponi in Europa, al Polo, e i Tlinkit in Alaska. Stando a quanto ne racconta Elias Canetti, “Massa e potere”, p. 52, sulla base di una ricerca del filologo tedesco Otto Höfler, “Kultische Geheimbünde der Germanen”: “I lapponi di Kolta credono di vedere nell’autore boreale i caduti in guerra, che continuano a combattere fra loro per l’aria come spiriti. I lapponi Russi riconoscono nell’aurora boreale gli spiriti degli uccisi. Quegli spiriti vivono in una casa dove talvolta si adunano; là si trafiggono a morte, e il suolo è piano di sangue. L’aurora boreale annuncia l’inizio delle battaglie tra le anime degli assassinati. Per i Tlimkit dell’Alaska tutti coloro che muoiono di malattia e non cadono in guerra, finiscono negli Inferi. Arrivano al cielo soltanto gli eroici combattenti, morti in guerra. Di tanto in tanto il cielo si apre per accogliere nuovi spiriti. Allo sciamano essi si mostrano sempre armati di tutto punto. Le anime dei caduti appaiono spesso come Aurora boreale, particolarmente come quelle fiamme dell’aurora boreale che si manifestano come frecce o fasci di raggi e si muovono qua e là, talvolta si oltrepassano, cambiano posto, ricordando la tecnica di combattimento dei Tlinkit. Una forte aurora boreale annuncia – si crede – un forte spargimento di sangue, poiché in tal caso i morti combattenti vogliono nuovi compagni”.
 
Domenikon - L’eccidio delle Ardeatine, dieci italiani per ogni tirolese morto a via Rasella, il 24 marzo 1944, si fece giusto la novità del dieci per uno, introdotta un anno prima dalle truppe di occupazione italiane a Domenikon, un paesino greco della Tessaglia. Il 15 febbraio 1943 la divisione Pinerolo del generale Benelli si era imbattuta in un gruppo di partigiani che avevano fatto nove morti. La risposta del generale sul campo di battaglia fu immediata, l’annientamento del vicino villaggio di Domenikon il giorno 16, dove molti militi italiani si erano fidanzati, e all’una di notte del 17 la fucilazione di tutti i maschi del paese sopra i 14 anni. Alla rinfusa, però, non individualmente come fece il crudele Kappler. In una mezz’oretta tutto era finito.

GlobočnikIl comandante delle SS e della Polizia a Trieste durante l’occupazione tedesca, personaggio romanzesco, tale è la perversione, era uno sloveno di Trieste, Odilo Lotario di nome. Figura come generale e politico austriaco, essendo nato nel 1904, ma è cresciuto come triestino di nazionalità slovena. Suicida a fine guerra, morirà di soli 41 anni, ma con un record enorme di misfatti.
Divenuto famoso come “boia di Lublino”, dove era già capo locale delle SS e della Polizia, per la liquidazione del ghetto della città polacca, nel quale erano stati rinchiusi 40 mila ebrei, in soli tre giorni, 9-11 novembre 1942, aveva poi organizzato alcuni fra i maggiori campi di sterminio nei territori occupati in Polonia, Belzec, Sobibór e Treblinka. Era stato nominato Gauleiter di Vienna nel 1938, all’Anschluss, l’annessione dell’Austria ala Germania – presto sospeso, dopo otto mesi, perché si era arricchito troppo. 

Alla caduta di Mussolini fu trasferito dal Governatorato Generale (Polonia) a Trieste – che sarà la prima città a essere occupata dai tedeschi, già il nove settembre 1943, il giorno dopo l’armistizio di Cassibile. Creò anche a Trieste un campo di concentramento, Risiera di San Sabba, con forno crematorio. Si suiciderà col metodo regolamentare dei capi nazisti, la capsula di cianuro. Subito dopo essere stato catturato, il 31 maggio 1945, in Carinzia dove si era rifugiato, da un reparto inglese del Quarto Regimento degli Ussari della Regina.


Terrorismo - Ha tradizione in Italia, praticata dai “carbonari” (materia di almeno un racconto di Stevenson, “Il padiglione sulle dune”, in cui figure sinistre di carbonari si aggirano per la Scozia in cerca del finanziere che si è appropriato del loro “tesoro”), prima che dagli anarchici. L’insorgenza terroristica in Italia negli anni 1970-80 avviene dopo la pubblicazione, nel 1968, sula pubblicazione di una raccolta di scritti, lettere, estratti di Mazzini, di tecniche insurrezionali e strategie di attacco, che si poteva intitolare “La guerra per bande”.
La guerra per bande” Mazzini vi dice “guerra che schiudendo una via d’opere e di fama a qualunque si senta potente a fare costituendo in certo modo ogni uomo creatore e re della propria sfera, suscitando in mille guise l’emulazione fra paese e paese distretto e distretto, cittadino e cittadino, pone un campo alle facoltà individuali, e sveglia alla mente l’indole nazionale”. Di più: “E l’odio e la vendetta, turpi in sé, si convertono in santissimi affetti, quando la vittima è il depredatore straniero. E senza quell’odio e quella vendetta non acquisteremo mai la patria e la libertà”. Una guerra “che invece di esigere educazione, scienza, materiali di campo e sommissione di schiavo, non richiede che ardire, vigoria di braccio e di membra, conoscenza de’ luoghi astuzia e prontezza”.
Il volume era stato approntato da Giuseppe Tramarollo, mazziniano fin dagli studi universitari, repubblicano del Pri, Partito Repubblicano Italiano. Di cui wikipedia ricorda che fu presidente della Società per la pace e la giustizia universali, istituzione fondata dal Nobel italiano per la Pace Teodoro Moneta. Presidente della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo. E della Unione democratica amici d’Israele. Vicepresidente della sezione italiana della Ligue internationale pour lenseignement, leducation et la culture populaire”. Consigliere della sezione milanese della Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale.


Ucraina – Ci fu una occupazione ucraina del Friuli nel 1944, la Repubblica cosacca del Friuli. Da parte delle truppe ucraine inquadrate nella Wehrmacht, l’esercito tedesco di occupazione – le memorie dei partigiani veneti e giuliani, specie “I piccoli Maestri” di Luigi Meneghello, ricordano più ucraini che tedeschi nei rastrellamenti. A seguito di una serie di successi dei gruppi partigiani in Friuli – culmineranno il 26 settembre 1944 nella proclamazione della Repubblica partigiana della Carnia - il comandante delle SS a Trieste, Odilo Globočnik, mandò a luglio del 1944 a occupare il Friuli truppe e popolazioni ucraine. Nel quadro di un proclama di Rosenberg, il ministro dei territori occupati, del 10 novembre 1943, che per fronteggiare l’avanzata dell’Armata Rossa prometteva autonomia a tutti i cosacchi dell’Unione Sovietica, e al bisogno anche il dominio di altrre parti d’Europa. In questo quadro Globočnik montò una operazione “Ataman”, o “Kosaken in Norditalien”: il trasferimento in Friuli di 22 mila ucraini (novemila soldati, seimila anziani, quattromila familiari e tremila bambini). Con l’aggiunta di quattromila “caucasici”. A mezzo di 50 treni militari. Al comando del generale Piortr Nikolaevič Krasnov, vecchio artamano dei cosacchi del Don, ucraino – wikipedia lo presenta come scrittore russo, ma in realtà fu uomo d’arme.
L’atamano Krasnov si stabilì a Verzegnis. Da dove fece subito adottare festività e cerimoniali ucraini. Ribattezzò anche alcuni paesi: Alesso divenne Novočerkassk, Cavazzo Krasnodar, Trasaghis Novorossijsk. Un “consiglio cosacco” creò a Tolmezzo. Controllava anche le Valli del Natisone e le Valli del Tofre. 
I suoi uomini avevano la direttiva di rispettare i friulani, in quanto “tedeschi”, ma non omisero ruberie, di galline e altri animali, nonché di qualche casa. E presto dovettero avviarsi in ritirata: attraverso il passo di Monte Croce Carnico passarono a Lienz, dove il 9 maggio si arresero agli inglesi. Dai quali furono consegnati a Stalin, che li fece deportare – Krasnov fu impiccato in quanto traditore, a un gancio di ferro (l’impiccagione che gli ucraini riservavano ai partigiani catturati nei rastrellamenti).     

     

astolfo@antiit.eu

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