Cerca nel blog

lunedì 13 giugno 2022

Il mondo com'è (448)

astolfo


Chautauqua-Licei – Chautauqua, dal nome del lago sopra New York, era la rappresentazione dei cantastorie indiani che giravano il paese a dorso di cavallo e in ogni remoto villaggio, sotto la tenda, parlavano di tutto all’impronta. Il nome fu utilizzato nel secondo Ottocento e fino al crac del 1929, come “circuito” di conferenze e spettacoli, solitamente estivi, mobili, per l’America rurale. Per cinquant’anni portò la cultura nell’America remota, seppure quella dell’America protestante, anglosassone. Come estensione del movimento dei licei, club di educazione popolare con biblioteche e conferenze. Avviati nel 1826 nel Massachusetts, i licei s’erano estesi alla Nuova Inghilterra, a New York e a tutti gli Usa, trasformandosi dopo la Guerra Civile in attività di lucro. Famoso fu il Lyceum Bureau, lanciato da James C.Redpath nel 1868, che nel decennio successivo esibì a pagamento P.T. Barnum, Mark Twain, Wilkie Collins ed Emerson.
Nel 1874 un pastore metodista, John H.Vincent, e Lewis Miller, un uomo d’affari di Akron, Ohio, lanciarono il Circuito o Tenda Chautauqua, una catena di scuole estive per formare i maestri delle scuole parrocchiali domenicali, anche su temi profani. La prima scuola, nell’agosto del 1874, fu un tale successo che il lago Chautauqua ebbe un immenso sviluppo, di ville, alberghi, teatri. Cinque anni dopo si costituiva una Scuola Normale di Chautauqua. Il Circuito portava le conferenze l’estate in ogni canto, per tre-dieci giorni, alternate a concerti, sotto una tenda grigioverde, di 125 per 175 piedi, che divenne il simbolo dell’America rurale. Nel 1920 venti compagnie gestirono novantatré circuiti negli Usa e in Canada, e spettacoli in 8.580 località, per trentasei milioni di spettatori. Negli anni 1920 ogni centro avrebbe voluto una Tenda. Nel 1932, con la crisi, il Circuito si dissolse.
Il Circuito sarà stato anche l’ultimo uso esotico dell’“America che non c’è”, i suoi indiani.


Indiani – Quelli d’America non hanno avuto tutti la stessa sorte, ridotti alle riserve, e abbrutiti, di “fumo” e alcol – di cui hanno avuto a lungo libera licenza di vendita, insieme con la privativa del gioco d’azzardo. Per il resto limitandosi a fornire toponimi ispirati, come avveniva quando li cacciavano nel nome della civiltà. Altrove, nel Nuovo Messico, la California del Sud, l’America Latina, dove c’erano i preti, gli indiani di Colombo sono sempre lì, benché nel Cinquecento si eliminassero a milioni, secondo il testimone Las Casas.
I protestanti avranno avuto mira migliore nella corsa verso Ovest, non avendo lasciato residui. I sopravvissuti che emergono dal folklore di augh! e tomahawk sono a loro modo integrati. Anche se in una cultura, in Luisiana, California del Sud, Nuovo Messico, spagnola e francese prima che americana, densa e non desertificante.
Anche nella fase storica attuale, in cui l’America estende i diritti a ogni essere animato, e anche inanimato, come possono essere i minerali, trascuri i pellerossa. Se non altro per ragioni commerciali, potrebbero anch’essi dire e dare molto. Gli indiani sono ancora anonime “tribù”, popoli senza storia, l’America può essere spietata, nella sua infinita bontà.
I re anglosassoni non se ne curarono, degli indiani, l’America semplicemente diedero in appalto ai buoni puritani – i re cattolicissimi di Spagna invece se li fecero sudditi propri, benché “para ser menores, miserables y rùsticos”, per contenere gli avidi coloni, e li salvarono dallo sterminio.


Ucraina-RussiaLa guerra civile dopo la rivoluzione sovietica si combatté prevalentemente in Ucraina, nell’entroterra e nella regione costiera sul mar Nero. In un’Ucraina che fu parte tra le più attive, della rivoluzione e della controrivoluzione, in una serie di guerre di tutti contro tutti, per circa cinque anni, che vide Kiev liberata e occupata quindici volte, di cui tre in un giorno. Fra ucraini, rossi e bianchi, e contro i polacchi - contro i polacchi con più determinazione e impegno che contro il sovrastante russo.
Un movimento per l’indipendenza si era rafforzato dopo la caduta dello zar nel febbraio del 2017, che in pochi mesi portò a una dichiarazione di indipendenza. Dapprima in forma di Repubblica Popolare, cioè rivoluzionaria, filorussa ma autonoma, nel novembre 2017, e il 25 gennaio 1918 alla dichiarazione di indipendenza. Riconosciuta il 9 febbraio dagli “imperi centrali”, Austria-Ungheria e Germania. I “rossi” non cedettero, non subito: presero il controllo di Kiev lo stesso giorno in cui fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, il 3 marzo 1918. Ma con il trattato Lenin portava la Russia fuori dalla guerra, e i “rossi” ucraini furono presto sopraffatti, da “bianchi” col sostegno di Germania e Austria-Ungheria.
Formazioni ucraine furono anche parte attiva nella controrivoluzione. A iniziativa di ufficiali dell’esercito zarista. Che mobilitarono le unità di cosacchi volontari nello schieramento zarista, eredi delle tribù di guerrieri banditi del Sei e Settecento, contadini privilegiati, assegnatari di terre senza lo statuto di servi della gleba, nonché protagonisti di molta letteratura. Per quattro anni, fino a tutto il 1921, queste formazioni, sotto il comando di Simon Petljura, un giornalista e agitatore politico ucraino a Mosca, furono impegnate contro l’Armata Rossa, e contro gli anarchici di Nestor Machno, col sostengo più spesso dei polacchi. Dei quali finì anzi alleato, accordando loro la sovranità sulla Galizia occidentale, con Leopoli – vecchia città santa polacca - in cambio del riconoscimento come capo dell’Ucraina, e di assistenza militare. Era una delle intese polacche contro la Russia, contro il regime rivoluzionario, che era arrivato a minacciare la presa di Varsavia, e non portò fortuna a Petljura. Che andò esule in Francia, dove nel 1926 fu ucciso, mentre passeggiava a Parigi, da Sholom Schwartzband, “poeta e anarchico russo”, secondo wikipedia, “ebreo di idee libertarie” - che al processo dirà: “Ho ucciso un grande assassino”.
Buona parte delle attività di Petljura furono nel contrasto delle formazioni anarchiche, di origini contadine, di Nestor Machno. Un ex contadino lui stesso, perseguitato dal regime zarista, che dopo la rivoluzione d’Ottobre fu uno dei protagonisti della guerra civile in Ucraina. Interlocutore di Lenin, da questi poi avversato, anche lui poi esule a Parigi. Machno è ricordato da Pio Turroni, un anarchico romagnolo – vivrà fino al 1982 – che lo aveva frequentato a Parigi negli anni 1930 e ne ha fatto testimonianza scritta in “Nestor Makhno. La rivoluzione russa in Ucraina Marzo 1917 - Aprile 1918”, pubblicato nel 1974.
I “rossi” intanto, anche senza e contro Machno, prendevano il sopravvento in molte zone del paese. L’8 febbraio 1920 l’entrata vittoriosa a Odessa assunse speciale significato. L’Ucraina si avviava a diventare uno stato confederato nell’Urss, che solo formalmente era una federazione, in pratica era un impero diretto e gestito con rigore dal partito Comunista Sovietico, cioè russo.
Instaurato il regime sovietico, molta della resistenza alla collettivizzazione fu, nelle campagne, ucraina. E più vasta ed efferata vi fu la repressione – via via più intollerante e autoritaria. A mano a mano che si consolidava il potere di Stalin - il cui proconsole sarà Krusciov, come capo del governo regionale di Kiev già nella guerra civile Krusciov si era distinto a capo dei commissari politici nel Donbass). L’abbandono della Nep e la collettivizzazione forzata lanciata da Stalin nel 1929 rapidamente portarono alla confusione organizzativa e al blocco della produzione. Il 1932 fu un anno di carestia, nella quale si conta che almeno quattro milioni di ucraini siano morti di stenti.
La Russia nell’Urss fu sempre più risentita come un occupante, un dominatore. Le radici dei due tentativi delle due Meidan di sradicare i russi dall’Ucraina si radicano in questa stagione di odio, anni 1920-1930. Che fece più morti di qualsiasi guerra: il più gran numero l’ha sterminato Stalin, i mugiki dopo i kulaki, i piccoli proprietari - cinque milioni? Dieci? non contano. L’odio di Stalin, del regime sovietico, contro i mugiki, i contadini, era più radicale di quello dei nazisti contro gli ebrei, se esistesse una classifica dell’odio – nel caso degli ebrei, erano almeno un Nemico temuto: contro i mugiki solo disprezzo, pedate e bastonate, non se ne parla ma nessuno lo nega - ci sono i discorsi, i manifesti, gli slogan. In Ucraina come in Russia. Ma in Ucraina i contadini sfidarono Stalin, abbattendo i commissari del popolo della collettivizzazione man mano che arrivavano, a migliaia, e a milioni i porci, le vacche, le pecore, rifiutandosi di mietere e seminare, e la moglie di Stalin spinsero al suicidio. La repressione fu terribile, con milioni di vittime. Diretta da Krusciov, benché di origini contadine – veniva però dalla Russia di confine con l’Ucraina, i confini possono essere terre di odio.
Tutto sommato, un rapporto da un secolo armato, conflittuale. Yalta, dove furono firmati gli accordi che hanno regolato l’Europa fino all’attacco della Russia all’Ucraina, è territorio ucraino – era. Ma il rapporto tra i due mondi è sempre stato conflittuale.
 
A guerra quasi finita, nel febbraio 1945, in Germania, un Esercito Nazionale Ucraino fu costituito quale forza amata di un governo provvisorio dell’Ucraina indipendente dall’Urss, il Comitato nazionale ucraino. Forte di due divisioni e di “gruppo speciale”. Era un tentativo di proporsi, in analogia col governo polacco di Londra, quale interlocutore degli alleati occidentali contro l’Unione Sovietica – benché fosse un progetto subordinato al comando tedesco. Molti anche nella Wehrmacht, e lo stesso Himmler, il capo delle SS, s’illusero a guerra perduta di poter passare con gli Alleati contro lo spettro russo-sovietico. Contro il quale, però, anche se subito dopo si accenderà la guerra fredda, non era interesse di nessuno marciare. Il generale Reinhard Gehlen, che nella guerra aveva creato per Hitler lo spionaggio anti-Urss, con polacchi, ucraini, rumeni, baltici, nel 1945 passò con tutta la rete al servizio degli Usa, e fu quindi capo dello spionaggio della Germania Federale. Ma non si fidava degli ex suoi collaboratori anti-Urss, dei non tedeschi.
L’Esercito Nazionale Ucraino si gonfiò, caratteristicamente, in una formazione temibilissima, arrivando a vantare 200 mila o più effettivi, mentre non arrivava a racimolarne un quarto, o un quinto. Male armati e non bene inquadrati – erano i residui ucraini volontari nella Werhmacht e nelle Waffen.
Come comandante fu ripescato Pavlo Shandruk, un ucraino che aveva combattuto con Petljura, e dopo gli accordi di Petljura con la Polonia era diventato un ufficiale polacco. Nei quattro anni dell’occupazione tedesca della Polonia aveva fatto il direttore di una sala di cinema. Da generale dell’esercito ucraino si distinse per la ritirata. Verso l’Austria passando per la Slovenia, giànel febbraio del 1945 dopo la costituzione, incalzato dai partigiani di Tito. Il 7 maggio l’Enu (normalmente citato come Una, Ukrainian National Army) era in salvo, nell’Austria anglo-americana, benché diviso in piccoli gruppi. Dal Tirolo Shandruk si diresse alla frontiera italiana, consegnandosi al 15mo Gruppo d’armate britannico. Altri si diressero a Nord, al confine con la Svizzera e la Germania, consegnandosi al Sesto gruppo d’armate americano. Poi furono raggruppati, e internati in Italia, nella zona controllata dal 2do Corpo polacco. Shandruk cercò un contatto con il generale polacco Anders a Londra, lo ottenne, e ottenne la protezione degli Alleati per i suoi uomini, al quasi totalità dei quali poté restare in Occidente, fuori dall’Urss. Altri piccoli gruppi, dispersi, o caduti prigionieri dei russi, furono poi espatriati in Svizzera. Shandruk è vissuto poi a lungo negli Stati Uniti, scrivendo libri di storia militare ucraina.  
 
La cantante Khrystyna Soloviy, che a marzo è diventata celebre adattando “Bella ciao” in ucraino, esibisce su facebook, proprio quando canta “Bella ciao” (che peraltro è un canto russo) degli anfibi con la scritta “Nostro padre Bandera”. Soloviy cioè fa parte del movimento di estrema destra Svoboda, libertà, che si ispira a Bandera. Forte di un 10 per cento alle elezioni parlamentari del 2012, protagonista della seconda rivolta di Meidan, nel 2014 – quella che ha acceso il conflitto con la Russia – e parte attiva del governo successivamente del governo. Estromessa dal governo con la presidenza Poroshenkho, nel 2015, Svoboda si è poi ridotta al 2 per cento al voto parlamentare del 2019.
Stepan Bandera è il giovane politico ucraino che guidò il movimento per l’Ucraina indipendente sotto l’occupazione tedesca. Collaborò con i tedeschi attivamente, anche se finì in campo di concentramento, a Sachsenhausen, per la pretesa di un’indipendenza totale. Poi liberato in cambio di una partecipazione attiva alle azioni militari contro l’Armata Rossa, quando questa passò all’offensiva. A guerra finita, si rifugiò in Baviera, sotto protezione alleata. Sarà assassinato nel 1959 – avvelenato, si presume da agenti russi. Nel 2010 la sua memoria fu onorata dal presidente antirusso Viktor Jushenko con l’onorificenza di Eroe dell’Ucraina – che l’anno dopo verrà revocata dal Tar di Donesk, la capitale della Repubblica Popolare di Donesk per la quale oggi si combatte.


astolfo@antiit.eu

Nessun commento: