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venerdì 17 giugno 2022

Letture - 494

letterautore

Sant’Agostino – “L’uomo più intelligente tra quanti ne siano mai vissuti”, lo dice Yambo-Umbetto Eco nel romanzo “La misteriosa fiamma della regina Loana”: “Insegna molte cose anche a noi psicologi di oggi”. Per esempio sul tempo: “Noi viviamo nei tre momenti dell’attesa, dell’attenzione e della memoria, e l’uno non può fare a meno dell’altro”.

Bloomsday – Il “New Yorker” ha festeggiato il Boomsday, il giorno o la festa di Bloom, ieri 16 giugno, il giorno in cui Leopold Bloom fece la sua Odissea nell’“Ulisse” di Joyce. Raccomandando una buona compagnia con cui festeggiare, e Guinness – la birra, non i primati: “Guinness è optional ma altamente raccomandata”.

Chiesa – Pasolini ne aborre “la pia prosaicità”, la dimensione (vocazione?) pastorale – lo annota di sé ragazzo a catechismo a Sacile , in “Operetta marina” 

Conan Doyle – “Ci porta dove vuole, quando vuole, e ci fa entrare nell’interiorità dei personaggi che ha scelto”, Michel Houellebecq, lectio magistralis all’università di Enna – “e lo fa, davvero, in meno di una pagina”. Una lectio che è di fatto una rilettura dell’autore di Sherlock Holmes: “Andate in spiaggia, in un bel pomeriggio d’estate. Immergetevi in un racconto di Sherlock Holmes, inn meno di una pagina, se così ha deciso Conan Doyle, vi troverete catapultati a Londra, in una fredda e piovosa notte d’inverno, con la nebbia che invade le strade…”.

Corrida - Si faceva anche a Siena, chiamandola “caccia”. A  metà  Quattrocento: sicuramente nel 1468, e forse anche prima, nel 1466, e anche dopo. Roberto Barzanti lo documenta sul “Corriere della sera-Firenze” (“La «Corrida» dei senesi”): due tele di Vincenzo Rustici, di proprietà degli Uffizi, in deposito nella collezione del Monte dei Paschi, hanno per tema la “caccia” del 15 agosto 1546. Sempre nella piazza del Campo, poi arena del palio equestre.

La tauromachia, sport tra i più assurdi, combattere a mani nude contro un toro, perpetua  il vecchissimo culto del toro, pre-ellenico (minoico? miceneo?), un “animale-totem” (Barzanti), personificazione della forza. Nel Mediterraneo è forse il toponimo più diffuso.

Cucù – Lo smemorato di Eco, “La misteriosa fiamma della regina Loana”, ricorda bene ciò che non lo riguarda, e sa anche molte cose. Del film famoso, con Orson Welles a Vienna, anzi precisa: “Vienna, Kunsthistorisches Museum, il terzo uomo, Harry Lime sulla ruota del Prater dice che gli svizzeri hanno inventato l’orologio a cucù, Mentiva: l’orologio a cucù è bavarese”.

Kissinger – Arbasino, La Capria, Furio Colombo non scrissero su “Confluence”, la rivista di Kissinger a Harvard - non invitati?, a differenza di Vittorini (che però alla fine, dopo varia corrispondenza, non scrisse), Alvaro, Moravia e altri - ma parteciparono all’International Seminar che sempre per conto di Harvard il dr. Kissinger organizzava nei mesi estivi, a discutere di storia e filosofia, per giovani dai 25 ai 34 anni, scrittori, giornalisti, studiosi, per lo più europei, nei “primi anni Sessanta” – era il 1961, o il 1962. Lo scrive su “la Repubblica" giovedì 9 Furio Colombo. Ancora ammirato dell’intelligenza “europea” di Kissinger, dal quale fu invitato a darsi del “tu” ( a chiamarsi col nome proprio all’uso americano) – “invito amichevole (molto importante nella vita sociale americana)”.

Nord - Come snobismo lo registrava un secolo fa Mandel’stam nelle sue prime prove poetiche, “Tristia”: “Pesante fardello dello snob settentrionale\ è il vecchio spleen di Onegin”, il personaggio di Puškin.

Ossezia – Non ci sono solo la Crimea e il Donbass, da sottrarre all’Ucraina, anche il nord della  Georgia Mosca voleva russa al tempo dell’Urss. Benché non apprezzata: “Figlio di osseta” era un appellativo spregiativo, nota Remo Faccani editando le poesie di Mandel’stam, benché l’Ossezia fosse terra d’origine di Stalin: “In Unione Sovietica, e soprattutto in Georgia, era diffusa la «leggenda» che la famiglia di Stalin fosse originaria dell’Ossezia”, minuscola etnia evidentemente non onorevole, “tanto più che il vero cognome di Iosif Stalin, Ďugašvili, ha il significato letterale di ‘figlio di osseta’”.

Russia – Un componimento breve, “Viviamo senza più avvertire sotto di noi il paese”, che l’autore Mandel’stam giudicava debole ((“è un finale scndete, ha qualcosa di cvataeviano”, di accomodante), anche se gli meriterà l’arresto e il confino, nel 1934, cui seguirà la morte per inedia quattro anni dopo, ritraeva in Stalin una certa Russia: “il montanaro del Cremlino”, dalle “tozze dita come vermi” e “occhiacci di blatta”, vi figura attorniato da “mezzi uomini”, “una marmaglia di gerarchi dal collo sottile”.

Salgari – Occupava la fantasia di Pasolini ragazzo a Sacile,Yanez, Tremal Naike, Kammamuri. Di un ragazzo che sognava il mare, dapprima “omerico”, alle elementari, poi  “salgariano” - da ultimo sarà “virgiliano”, proseguendo gli studi: “Leggevo controglia Verne e odiavo Conrad. Soltanto nel mio Salgari il mare era pulito, tinto di un unico colore geografico e sempre perfettamente funzionale” – “non solcato da navi a vapore ma da tre-alberi, brigantini, giunche e vascelli, era veramente il regno dell’arbitrio interiore”.

Caterina Sforza – “L’anticonformista”, la dichiara la due giorni di commemorazione nella sua Forlì – sua per eredità dal marito, essendo appunto nata Sforza, milanese, che però si tenne stretta, contro una papa “guerriero” come e più di lei, Giulio II, e altri malintenzionati. Venendo però dall’iperconformismo: a nove anni era già sposa a Girolamo Riario, di nient’altro capace che di essere nipote del papa regnante, Sisto IV – a venticinque vedova con sei figli. Maritata dal padre, il duca di Milano, peraltro celebrato, Galeazzo Maria.

letterautore@antiit.eu

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