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domenica 11 settembre 2022

Secondi pensieri - 493

zeulig

Antisemitismo – Si discute se Heidegger è stato antisemita, uno che pensava e scriveva di Judentum, anzi di Welt-Judentum. Che non ha mai scritto una sola parola di compatimento alla sua ex amante Hannah Arendt, costretta a emigrare. Non perseguitò gli ebrei in campo di concentramento, ma questo normalmente non veniva fatto dai tedeschi della territoriale. Nel dopoguerra non disse mai una parola di condanna di Hitler, e della guerra stessa – anche a non menzionare gli ebrei. 

Cioran – O del pensiero breve, nietzscheano. Fulminante, martellante, apodittico. Della coscienza dell’inconscio, nella fattispecie. Radicalmente pedagogica – incontrovertibile. Con l’estrema sicurezza dell’incertezza. Sempre azionando (vantando) una disperazione senza fondo, seppure seriale, ripetuta, interminabile. “Cioran è solo una variante dell’Oltreuomo che Nietzsche idolatrò”. puo dirlo Berardinelli sul “Venerdì di Repubblica”. O un Nietzsche in pillole per “un pubblico parigino di asceti eversori e specialisti del no”. O del pensiero in briciole – come è l’uso editoriale, per Schopenaèhauer, Kierkegaard, Nietzsche. Un forma di popolarizzazione della filosofia che ne è l’involgarimento – anche se il frammento esercita illustri menti. Un po’ come le vecchie raccolte ora in disuso, di moralità e proverbi, di Rapisarda, Pitré, Salomone Marino.

Complessità – È il mondo fisico di Platone. Nella cosmologia di Platone nous, la mente, opera per assoggettare ananke, il cieco caso, il caos. In Platone ci riesce, ma non ci viene detto come. Di qui tutte le elucubrazioni sul reale che è percezione, una lunga ritornante “soggettiva” in termine filmico. Che non aiuta in realtà la percezione.

Elettricità - È il presente e il futuro dell’umanità, dalla nuvola (biblioteca dell’universo) all’intelligenza artificiale e alle criptovalute, il metaverso. senza essere uno dei quattro elementi, terra, aria, acqua e fuoco, e anzi essendo produzione terziaria, di prodotti minerari derivati dai quattro elementi. E a rischio sotto di essi – una tempesta magnetica (fuoco), un tifone (vento), un’alluvione, un terremoto. È il primo futuro che si costruisce come una sfida alla natura – la vera sfida di Prometeo, insensata, fino al prossimo black-out, magari magnetico.  

Futuro – “Una delle più grandi benedizioni di Dio è che ci tiene perennemente nascosto il futuro”, è conclusione di Horselover Fat-Philip Dick nel romanzo “Valis”, p. 24. Ma non è tutto, alla pagina seguente lo stesso può dire: “Dio misericordiosamente ci nasconde il passato, oltre al futuro”.

Idiota - Il significato originario della parola, greca, è “privato”, di qulcuno che non aveva cariche pubbliche – sottinteso: perché non poteva, non aveva la capacità verbale necessaria alla politica. Passa al latino nel senso di incompetente, inesperto, incolto. E al volgare italiano con lo stesso senso nel Trecento. Ma, curiosamente, si potrebbe applicare al senso originario nella campagna elettorale in corso, tra gli stessi, numerosissimi, candidati, quali i giornali propongono in abbondanza. 

Ombra - La virtù, pure semplice, dell’ombra dev’essere difficile, non solo in pittura: il sole è a premio, anche nei paesi caldi – l’Italia per esempio non sa farne uso, relegandola al più al Sud, a una mania meridionale. Oppure è concetto difficile, almeno a giudicare dall’esperienza: la sua funzione, i suoi benefici. Avendo trascorso due terzi della vita in Toscana, a Roma, a Milano, si può testimoniare la difficoltà, costante negli anni, insormontabile, di far valere il semplice concetto che, nella stagione calda, è meglio evitare la luce diretta. Far valere la virtù di tenere le imposte chiuse, invece che spalancate - considerate tutt’al più come fissazioni o pratiche da “meridionali”. Difficile anche da quando, da qualche anno, i governi raccomandano di evitare di esporsi alla luce nelle ore meridiane, le senza ombra.

Bizzarra è anche l’inesistenza dell’ombra nell’architettura contemporanea. Che va per spazi diritti, senza studio dell’orientamento – un tempo c’era la casa o facciata estiva, quella invernale, eccetera - e “ristruttura” piazze e strade nei paesi e nelle città nel senso di abbattere alberature spesso studiate appositamente, di specie e in posizioni da assicurare un’ombra contro la calura, per fare posto alla pietra. Né ne ha concezione l’architettura dei boschi verticali, che solo s’ingegna di costruire artificiose siepi o fogliami con poca terra.

Paternità - Collodi ha alzato la barricata un secolo abbondante prima della cancellazione nella fluidità dei generi, e delle funzioni genitoriali, perfino ovvia a opera di un certo femminismo - prima del gender fluid. “Pinochio” è un mondo maschile in cui non c’è posto per la madre, moglie, compagna di giochi, innamorata. C’è la fatina, ma è uno schiaffo al femminismo in nuce: è tutto ciò che di femminile un uomo s’immagina e vorrebbe – coi poteri, anzi con più poteri degli altri, ma dalla parte sua, amorevole e protettrice. 

Razzismo - Il senegalese Mohammed Mbugar Sarr, vincitore a trentadue anni del premio Goncourt, il massimo premio francese, per il romanzo “La più recondita memoria degli uomini”, lamenta con Fabio Gambaro sul “Venerdì di Repubblica”: “Oggi essere nero e d’origine africana significa ancora trovarsi in condizione di inferiorità”. Questo non è vero per lui, benché immigrato in Francia solo da una decina d’anni. O per ‘Mbappé. O negli anni 1940-1950 per i suoi connazionali Senghor e i tanti Diop, integrati socialmente e negli affetti – o per lo stesso protagonista del suo romanzo, T.C.Elimane, “le Rimbaud nègre”, scrittore scomparso nel nulla dopo avere pubblicato negli anni 1930 un romanzo considerato un capolavoro. Un autore fittizio di un romanzo fittizio, “Labirinto dell’inumano”. Ma “considerato” a Parigi, dove era stato pubblicato, Sarr non può immaginare altro scenario.

Lo stesso non è vero negli Usa ai più alti livelli politici, sportivi, artistici, benhé sempre vi si riproponga la questione nera. O nella Gran Bretagna novellamente multirazziale, come lo è stata in passato: nella successione al biondissimo e bianchissimo Johnson hanno figurato candidati di genitori africani o asiatici. Come da qualche anno la Francia. Il problema sono gli africani dell’Africa, a 50-60 anni dalle indipendenze. Un mondo di cui gli afroeuropei e afroamericani fanno male a dimenticarsi.

A lungo le razze furono collegate alla latitudine, al clima. Sulla traccia di Montesquieu, al Libro XIV dello “Spirito delle leggi”. Montesquieu si limita a osservare che il clima ha un’influenza sul temperamento, e quindi che la governabilità di un popolo è legata anche al fattore clima. L’annotazione fu declinata nell’Ottocento nel senso che il clima temperato dell’Europa Occidentale era il giusto mezzo alla governabilità (alla democrazia, alla libertà, eccetera), tra le supposte sanguinarie, dispotiche, società dell’Africa e dell’Asia e le rigide popolazioni nordiche, cui le temperature rigide ottenebrano le menti. In Francia se ne derivò, nel primo Ottocento, perfino la teoria che i Russi non erano riusciti a creare una tradizione letteraria analoga a quella francese a causa della meteorologia.

È anche vero che le prime pubblicazioni letterarie moderne di asiatici (con l’eccezione però. notevole, di giapponesi e cinesi) o africani si è avuta nelle capitali europee, e che questa è ancora più marcata la tendenza oggi, con  gli scrittori franco-africani  o anglo-indiani, e altrettali, perfino italo-africani, ma è una questione di mercato, di visibilità.


zeulig@antiit.eu

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