“Meloni cammina per i corridoi dal pavimento
in marmo. Ha trascorso l’ultima ora rispondendo a domande sulla sua storia
personale, sulla sua ascesa al potere e sui suoi trascorsi in carica con
disarmante franchezza. Ma ora, mentre l’intervista volge al termine, ha una
domanda tutta sua. “Lei è una persona onesta”, inizia nell’inglese frizzante
che dice di aver imparato dalle canzoni di Michael Jackson. “C’è qualcosa del
fascismo che la mia esperienza le ricorda, di quello che sto facendo al
governo?” È il tardo pomeriggio del 4 luglio a Palazzo Chigi, sede del governo
italiano, e il Primo Ministro Giorgia….”
L’intervista,
ormai nota nei punti di interesse, si segnala come una progressiva scoperta (è
la rappresentazione che ne fa) da parte del giornalista dell’Italia dietro le parole,
i gesti, le interlocuzioni della presidente del consiglio.
Il
suo “brisky english”, che sarebbe “ruspante”, ma dispiacerebbe alla Crusca (il
traduttore lo fa “frizzante”), dice “imparato sulle canzoni di Michael
Jackson”.Che non può essere vero, e quindi si dà per scontato subito che Meloni
è una “piaciona”, corteggia l’interlocutore. Ma questo incuriosisce il
giornalista, non lo indispone. Ed è il senso, e l’importanza dell’intervista: l’interlocutore
se ne lascia disarmare. Benché prevenuto, per più di una ragione.
Massimo
Salvatori, capo redattore a Wahington della rivista, è di familia borghese italiana.
Di forti e importanti ascendenze intellettuali, professori a Yale, a Harvard. Figlio
e nipote di antifascisti, costretti all’emigrazione nel 1938 – benché non ebrei
(lo era la nonna, di nascita, che poi si era battezzata). Il nonno era anche
tornato dopo la guerra, per ripendere il suo primariato all’ospedale e la
cattedra all’università, a Milano, salvo riemigrare precipitosamente in America,
indignato dalla Repubblica traffichina.
Massimo Salvatori. Where Giorgia Meloni is leading Europe, “Time”, free online
(leggibile anche in italiano, Dove
Giorgia Meloni sta guidando l’Europa)