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Le scarpe slacciate della sociologia
“Sociologia
con le scarpe slacciate” è il sottotitolo, di questa miniraccolta di tre
“interventi” altrimenti inediti in Italia. Dalla “Storia delle scarpe
slacciate”, il terzo dei tre scritti. Il racconto delle scarpe slacciate con
cui lo stesso autore ha civettato, dopo una prima inavvertita uscita a
Torremolinos, quando il “piccolo villaggio di pescatori” non era ancora il
Forte dei Marmi della Costa Bava, e mise in subbuglio le donne che prendevano
il fresco sull’uscio di casa, e le loro bambine, preoccupate e allo stesso
tempo timorose di segnalargliele.
È
la distinzione di Ferdinand Tönnies, si dice subito il distratto studioso, fra
la Gemeinschfat, “una comunità
chiusa”, dove tutti si conoscono, e la Gesellschaft,
la società urbana, di città. Lo fa allora come esperimento, di uscire con le scarpe
slacciate, a Londra (“tre esperimenti, ciascuno dei quali durò tre ore”),
Parigi, in Germania - a Münster e altrove - e a Berna. Con reazioni composite.
Al termine delle quali sornione avverte: “Il risultato della ricerca non è
ancora definitivo”. Forse “si dovrebbe migliorare il metodo. Fu divertente. Ma
forse non soddisfa del tutto gli standard della ricerca scientifica”. Il sociologo
prospettando, in “Una diagnosi della sociologia contemporanea”, il secondo dei testi
collazionati,1983, come il più giovane dei tre fratelli pescatori del racconto
di Poe “Discesa nel maelström” – quello che osserva attentamente il gorgo
mortale, e si salva.
Un’edizione
del 2010. Che fa senso scorrere oggi, nei quindici anni la sociologia essendo,
o sembrando, svanita – inadeguata, muta.
Nobert
Elias, L’illusione del quotidiano, Medusa, pp. 61 € 4,50
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