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sabato 13 ottobre 2012

A Sud del Sud - l'Italia vista da sotto (147)

Giuseppe Leuzzi

“Il paese dove le ragazze sono belle: un buon paese”, assicura Michaux in “Passaggi”. C’è quindi da sperare – le donne al Sud sono belle, a Napoli, in Sicilia, nel Salento, in Calabria, in gran numero. Saranno le spose e le madri.
Sono il frutto di una civiltà, spiega il poeta: “Nel riso della ragazza è iscritta la civiltà nella quale è nata”. Mentre “le civiltà che fanno bei vecchi sono le più spirituali”. Ma l’uno non esclude l’altro, perché dovrebbe?

A mano a mano che si scende, nel globo, la terra gira a velocità maggiore – all’equatore va al doppio delle zone temperate. È per questo che al Sud al settentrionale gira la testa?

Apollinaire d’Aspremont
Flouch, Flugi, Flugy, Pflug/ Pflugk /Fluog, il nome è vago, come i titoli di nobiltà (naturalmente derivati da Carlo Magno) ma l’appellativo è illustre, von Aspermont o d’Aspremont. Aspermont venendo spiegato nell’araldica come latino per montagna erta.
La particella nobiliare, coniugata con l’Aspromonte, fu aggiunta nel Seicento: Nicolas Flugi, Landman della Bassa Engadina, si fece chiamare Flugi von Aspermont. Dopo aver dato due vescovi a Coira nella prima metà del secolo. La famiglia si arricchì successivamente col commercio dei vini in Francia, disperdendosi tra la Francia, la Russia, l’Olanda, l’Argentina, l’Australia, gli Usa. I discendenti diretti di Nicolas svilupparono invece l’industria del turismo: suo nipote Corradino è considerato il fondatore delle fortune turistiche di St.Moritz.
Ma con Corradino un’altra storia comincia, che porta ad Apollinaire. Negli anni della Restaurazione, Corradino diventa ministro delle Finanze a Napoli di Ferdinando IV, e di Francesco I, francesizzando il toponimo nobiliare in d’Aspremont. Un generale svizzero mercenario” Flugy, inviato a Gerace nel 1848 per controllare i liberali dopo l'abolizione il 15 maggio della Costituzione da parte di re Ferdinando, fu cattivissimo: fece schiodare le bare dei cinque martiri d Gerace, giustiziati il 2 settembre 1847, e buttare i corpi in una fossa comune. Un figlio di Corradino, Francesco Costantino Camillo Flugi d’Aspremont, dovrebbe essere stato il padre ignoto del poeta Apollinaire.
Il concepimento e la nascita di Apollinaire avvennero a Roma, dove il capitano si era trasferito dopo l’annessione di Napoli al Piemonte. Nel 1879, a 44 anni, incontrò Angelica Kostrowitzki, di ventuno, che lo ammaliò e di cui divenne  il compagno, si direbbe oggi, per alcuni anni, tra case da gioco e feste. Non tanto però da riconoscere i due figli che ne ebbe, Guglielmo, il poeta, nel 1880, e Alberto nel 1882. La famiglia Flugi non consentì. Il fratello di Francesco, Niccolò Flugi d’Aspremont, generale dei Benedettini col nome di don Romaric o Romarico, lo convinse nel 1884 a lasciare Roma con Angelica e una grossa dote. I soldi erano naturalmente pochi, la coppia ritornò, e finì che Francesco lasciò Angelica. La quale fu convinta da don Romaric-Romarico a trasferirsi, nel 1887, con i due ragazzi nel principato di Monaco, di cui l’abate benedettino era vescovo nullius. Fu così che Apollinaire potrà dire di essere figlio del “vescovo di Monaco”.
L’ultimo Flugi d’Aspremont è censito in Vaticano negli anni 1930, sacerdote, autore di un libro di preghiere e di un saggio su “Le stanze di Raffaello”. Don Romaric era stato attivo denunciatore nel 1874 di furti di documenti e oggetti preziosi nel convento di Subiaco, di cui incolpava il Rettore. Facilitando così l’occupazione italiana del convento e la dispersione dei suoi beni.

Calabria
La Lombardia colonizzata dai calabresi, sia pure mafiosi? Questo può crederlo la Procura di Milano. Può farlo credere, per non fare altro.
Altrimenti: cosa potrebbero avere i lombardi da invidiare ai calabresi?

Ci sono voluti tre anni per sbobinare le intercettazioni dei malviventi calabresi in Lombardia. Parlavano così difficile?
I malviventi non andrebbero fermati subito, anche se calabresi?

Sculli, che non si riesce mai a condannare, anzi nemmeno a sospettare, è sempre, da quando gioca, sotto accusa sui giornali sportivi - Sculli è un calciatore. Reo di tutto: scommesse, partite vendute, combines con gli arbitri, droga, spaccio. Ultimamente di combines coi tifosi, avendo trattato con la “curva” del Genoa in lite col club. Alla fine della lite Sculli non s’è spogliato, i suoi compagni sì, in obbedienza ai diktat degli ultrà, ma il solo colpevole è lui. A meno che la sua colpa non sia nelle origini: Sculli è calabrese.
Non si può essere calabrese e centravanti?

A Lamezia il giudice Danise ha trovato il tempo, dopo 150 anni, di decretare che il museo Lombroso di Torino dovrà consegnare uno dei teschi delle sue teche a Motta Santa Lucia, un comune del catanzarese. È il teschio di Giuseppe Villella, che da Motta finì in carcere, per furto e incendio, e vi morì nel 1872. Lombroso ne eseguì l’autopsia, per trovare nel suo cranio, come in tanti altri, la morfologia del “delinquente nato”.
Il giudice Danise ha stabilito, su ricorso del sindaco di Motta, un avvocato, che il teschio di Villelli dovrà essere inumato a Motta, con spese di giudizio e tumulazione a carico del Museo Lombroso.  Poi si dice che non c’è giustizia al Sud. 

Troppi processi di mafia in Calabria finiscono (alcuni addirittura cominciano) col mettere in libertà buon numero degli accusati. O i giudici sono collusi, che non sembra possibile. O gli avvocati sono abili. O le indagini sono capricciose. La mafia, questo è sicuro, è sempre lì.

La “Gazzetta del Sud” è un giornale di Messina che è anche il primo giornale della Calabria. Privilegia le cronache locali, amministrative, politiche, sportive, culturali, sociali, ma si vuole “completo”, con politica interna ed estera. La grande cronaca nazionale limita però ai delitti.  Anche remoti, o inosservati nella grande stampa nazionale. Ogni giorno ne propone molti, con foto grandi, interviste, esperti. A chi li propone?

Avviene d’altra parte che “Il Messaggero”, offerto da un paio di anni “a panino” con la “Gazzetta”, spesso non venga ritirato, se il giornalaio non lo ha infilato dentro il quotidiano locale. Benché abbia cronache succulente. Da lettori della “Gazzetta” che sono juventini o milan-interisti, “il Messaggero” essendo tutto per le squadre di Roma? O perché il giornale è un’abitudine. In chi lo compra e in chi lo fa.
Molti che pure leggono e si tengono informati non comprano in Calabria il giornale.

Sul “Corriere della sera” l’addetto Stella denuncia in prima pagina venerdì 5 il misfatto calabrese del giorno: il “sottosegretario alla presidenza della Regione” (sì, cè un sottosegretario, è una carica inventata dall’ultimo governo di sinistra della Calabria) Albero Sarra, infartato, prende la pensione d’invalidità e lo stipendio della funzione. Un’invalidità da 7.500 euro, mensili.
Sarra protesta. L’invalidità è di fine giugno, lui ha rinunciato a percepirla alla prima riunione del Consiglio regionale dopo la pausa estiva. La pensione è alta perché la legge la parifica al massimo della pensione di consigliere regionale con tre legislature, e Sarra è stato a lungo consigliere regionale. La precisazione aspetta una settimana. Esce il giorno in cui la Lombardia si vuole sommersa dalla 'ndrangheta. Nelle lettere. Sommersa a sua volta dal profluviale Stella.

Il profluvio di Stella si fa forte di un Barbieri, presidente della Fish, la federazione delle associazioni di handicap. Il quale non conosce Sarra e non sa che cosa ha fatto e fa, ma dice che non ha fatto nulla a favore dei portatori di handicap. 

L’onorevole Laratta, del Pd, fa di più. Convoca una conferenza stampa per chiedere l’allontanamento di Sarra. Il motivo? “Come fa un invalido al 100 per cento a occuparsi di politica?”

Lo Stato-mafia
Finché si è trattato di Berlusconi, Spatuzza ha marciato. Ma di fronte allo Stato-mafia no: “Non so niente”. Cioè, neanche di Berlusconi sa, ne ha sentito dire. E questo è tutto, tutta la mafia a Palermo. Il resto è Stato.
Spatuzza dopo Ciancimino jr., uno che teneva il plastico in casa, si ritira. Il pentimento è una strategia difensiva: ottenuti i benefici, basta.
La “trattativa” magari c’è, ma tra chi e chi? La mafia si sa. Ma lo Stato? I servizi segreti? I mafiosi non sono scemi.
Gli storici della mafia, Lupo, Marino, dovrebbero rimettere mano alle carte.

Ma una verità c’è: la Procura di Firenze, finiana, nega il complotto, quella di Palermo, democratica e democratica ribelle, lo vuole, quella di Caltanissetta, berlusconiana-casiniana, nicchia.

leuzzi@antiit.eu

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