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venerdì 27 settembre 2013

L’ora dell’ironia

Non sa fare le ragazze, ma la riproposta è una lieta riscoperta. Di storie non noiose e anzi affascinanti di ragazzi e perfino di bambini. Benché normali, comunissime, di padri, madri, compagni di strada, motorini e tonsille gonfie. Pascale va spedito in soggettiva per sei lunghi racconti che sono cronache dei nostri tic, modi di dire e di fare, modi di essere. Con uno sguardo lieve e insieme sapido, riuscendo a dare vita a tutto dove posa lo sguardo. Anche le circolari ministeriali dei regolamenti attuativi dei decreti delegati, le buche nelle strade, l’alluvione ripetibile delle strade interpoderali, l’enciclopedia medica, la miglioria della morte (cos’è? bisogna leggere).
Oltre che con le ragazze, sia le romane “terrazzate” sia le casertane e, si suppone, le napoletane, Pascale ci affligge coi temi da scuola di scrittura, l’amore, la morte, la poesia. Ma incidono poco: la scrittura oleata di fine Novecento sa usare flessibile e dinamica, creando sottili effetti di trasparenza sull’ordinario. Una vena che si direbbe, chissà perché, balzacchiana. Di felicità affabulatoria disinvolta e al punto – misurata senza esserlo. La parodia e la difesa insieme facendo del procedimento normativo (regolamentare, circolare, conformista) con l’intreccio postmoderno. Del non citato Nietzsche dalle costanti interpretazioni di interpretazioni. Che non funzionano senza l’aria condizionata.
L’agrimensore Pascale talvolta interviene, scorretto il giusto, dove il conformismo è troppo (siamo tutti morti, comanda la mafia, lo Stato è corrotto, apriamo un tavolo). E purtroppo tutto di una parte: i reduci della sconfitta, per inettitudine palese ma non sbandati, e anzi protervi a rilasciare l’arma finale, i batteri autoimmunizzanti della depressione. Temerario forse, ma vivaddio.
I racconti sono tutti rigorosamente di 25 pagine – c’è da scommettere che avranno lo stesso numero di parole o di battute al computer. Gliel’ha ordinato il medico? Sono una misura dello spirito? Con un appunto: “La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere” non è Mishima, in realtà – era prolisso: è Giovanni Lindo Ferretti, CCCP.
Antonio Pascale, S’è fatta ora, Beat, pp. 139 € 9

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