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giovedì 26 settembre 2013

Napolitano, una parola chiara

Non c’è fatto né notizia. Ma per la quarta volta in un anno veniamo informati che Napolitano sarà interrogato al processo palermitano Stato-mafia. E insomma, quasi indagato. Perché in realtà, come dubitarne?, è colpevole., etc. etc.
Il presidente della Repubblica convocato come testimone alla trattativa Stato-mafia è una cosa ridicola ma non inoffensiva. Poiché ridicola è la Procura di Palermo, e tragicamente ridicola la Corte d’assise di Palermo che la asseconda.
Primo, perché il processo è ridicolo. Secondo perché Napolitano è chiamato a dire se ha ricevuto una lettera – la quale è pubblica. Terzo, perché si fa il nome di Napolitano per “uscire sul giornale” – periodicamente: dieci mesi fa come ipotesi, otto mesi fa per il deposito della lista dei testimoni da parte del Pm, il 19 maggio perché la Corte d’assise ne ha autorizzato la citazione, ora perché il Pm conferma di volersene avvalere.
Il quarto motivo potrebbe dare da pensare a Napolitano confrontato dalle dimissioni minacciate dei parlamentari berlusconiani. La Corte d’assise di Palermo ha autorizzato la citazione di tutti i testi nominati dalla procura della Repubblica, 178. A Milano, ai processi contro Berlusconi, solitamente gliene passano un decimo, al più. Benché la difesa possa solo difendersi in tribunale, e dopo che la giustizia ha già consolidato alcune volte le accuse sui giornali.
Dice: l’accusa è seria. Sì?
Dice: lo Stato di diritto. Di qualediritto?
Dice: la divisione dei poteri. Dove?
Che fare? Una parola chiara no?
Perché tanta paura di Ingroia, uno che è fallito da giudice e perfino da politico? Si permette perfino di fare lavvocato di parte civile nel processo che lui stesso ha montato da pm.

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