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sabato 28 settembre 2013

L’anacoluto dell’infamia

“Nel periodo dal 10 settembre al 10 novembre 1941 le nostre unità hanno effettuato «azioni secondo l’uso di guerra»:
Adulti                   Bambini
uomini  4146        maschi   126
donne  1033       femmine    92
                             totale  5397”
Hanno assassinato cioè 5.397 persone. Il “totale” è di ebrei, con alcuni vagabundieren Mongolen - zingari. Più qualche migliaio di prigionieri di guerra, non compresi in queste “azioni”, bensì “sottoposti a trattamento speciale”. Sono il sottinteso – il sottofondo non detto – della incessante attività quotidiana delle SS combattenti, unità della Wehrmacht, dellesercito tedesco,  in Ucraina nella guerra all’Urss, dove l’ipocrisia (non sono eufemismi, sono parole d’ordine) è pari alla violenza. Un totale d’infamia ineguagliabile.
Fatti tradurre nel 1966 da Fruttero e Lucentini per la collana Presadiretta” che dirigevano, con una nota indignata, questi diari sono il noiosissimo giornale di guerra di alcune unità SS impegnate all’Est nell’Operazione Barbarossa. Una pubblicazione allora propagandistica - la raccolta era stata fatta a Praga - che si anima documentariamente per i gerghi in cui i diari di guerra avvolgevano, con la guerra vincente, i crimini contro l’umanità. Denominandoli sarcasticamente “secondo l’uso di guerra”, contro ebrei, zingari e prigionieri di guerra, e “trattamento speciale” contro i russi. Di cui evidentemente erano a conoscenza tutti, dagli ufficiali subalterni, e anzi dai sottufficiali, agli stati maggiori. La prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, del disegno politico e militare dello sterminio.
Non c’è negazionismo possibile per il disonore. Nella burocraticissima rendicontazione sono pochi, due dozzine di righe, i cenni allo sterminio. Ma senza vergogna: “Quattro uomini, quattro donne e sette bambini, sospetti di appartenenza a bande, vengono sottoposti a trattamento speciale”. Cioè “a esecuzione immediata”. Questo non si deve dire. Ma che dei bambini, magari ebrei, siano a capo delle bande partigiane è invece prospettazione credibile.
Questo avveniva in un’area antirussa e antipolacca, l’Ucraina e i paesi baltici,  che aspettava i tedeschi come liberatori. La unità combattenti passavano buona parte della giornata a individuare, cercare e fucilare ebrei. E ucraini o baltici complici dei russi. Alcuni giorni poche unità, più spesso a decine e centinaia. Impegnando quattro brigate, di 7 mila effettivi l’una.
Delle quattro brigate, però, la cavalleria si distingue: uccide 14 mila ebrei nelle prime due settimane di attività, sotto il nome in codice di “saccheggiatori”, 6.526 nella terza. Sempre riferendone per anacoluti, del tutto anomali in un rapporto burocratico ma di senso evidente per la gerarchia di riferimento e per gli atti. Qui manca il soggetto e l’oggetto: “Il sistema di sospingere donne e bambini nelle paludi non ha avuto il successo che ci si poteva attendere, non essendo le paludi abbastanza profonde perché ne potesse conseguire un affondamento”. Questo succedeva con la gloriosa avanzata. Poi, nel gelo e nelle ritirata, l’infamia non si contò più.
Alla brigata di cavalleria era stato affidato da Himmler il compito specifico di “rastrellamento sistematico”. Con l’ausilio di una legione Niederland e di una legione Flandern. Una sola squadra, otto militi, più il sergente Arlt, del 2do plotone di una non specificata compagnia di SS, in azione a Minsk nella Bielorussia, tra maggio e agosto del 1942 “porta alla fossa” - in “grandi fosse” che ha appositamente scavate - una dozzina di “trasporti di ebrei da Vienna”, di “mille pezzi” l’uno e un paio di tremila. Più 6.000 dopo “un’azione in grande stile effettuata nel ghetto di Minsk” (il 16 ottobre 1943 a Roma si applica uno schema collaudato).
La cavalleria era agli ordini del colonnello, poi generale, Fegelein, pupillo di Himmler e comandante della scuola di cavalleria delle SS. Che a giugno 1944 sposerà in pompa a Berlino, malgrado le bombe, quasi quarantenne, la sorella trentenne di Eva Braun, Margaretha, per divenire quasi cognato di Hitler. Salvo esserne da lui degradato e fatto fucilare sommariamente negli ultimi giorni, quando abbandonò il bunker per salvarsi dall’Armata Rossa.
Diari di guerra delle SS, a cura di C.Fruttero e F.Lucentini

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