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giovedì 29 gennaio 2015

Il mondo com'è (203)

astolfo

Cina - È stata preparata all’ipercapitalismo, che esercita al meglio, dal comunismo. Che ha scardinato in breve, in quarant’anni, sia la tradizione vetusta, nella quale affondavano le masse nelle campagne, sia la modernizzazione indolente (passiva, succube, viziosa, drogata) nella quale affondavano le città. Il maoismo ha mobilitato i cinesi, restituendoli al fondo al loro incessante inesausto attivismo o individualismo,  nel mentre che li strappava all’accettazione servile - rassegnata perché quasi obbligatoriamente povera - della modernità.
È forse la nazione più in linea col suo substrato psicologico, se esistono le psicologie nazionali. Come un’immensa Napoli – che anch’essa s’immagina refrattaria alle frantumazioni dell’io – che un despota avesse liberato dei vecchi stracci e dei tanti banditi di strada, e dell’indolenza con cui ritiene di farsi perdonare dalla modernità. I vizi e le debolezze superando d’impeto grazie all’arricchimento, alla produzione, all’applicazione inventiva.

Civile – Si dice della guerra quando è incivile.
Si dice anche della società quando è eletta - gerarchica. All’origine della nozione, l’ “Enciclopedia” la sanciva coma la società non religiosa, fuori da “fanatismo e superstizione”.

Germania – È il paese col quale l’Italia ha avuto in passato meno pendenze. È anzi il paese insieme col quale l’Italia ha sempre prosperato.
Pupilla degli occhi degli imperatori del Sacro romano impero, da Carlo Magno agli Ottoni e a Federico Barbarossa. Ha avuto con l’Italia due guerre ultimamente di cui una penosa, ma le colpe sono condivise. Il Barbarossa venne cinque volte in Italia, ma per le insistenze italiane, di Como soprattutto, Lodi, Pavia, Mantova, Ferrara, in odio a Milano, della stessa Milano a un certo punto, e delle repubbliche marinare Pisa e Genova, nonché del papa Anastasio IV. E solo da ultimo con un vero esercito, forse per dare lustro alla Lega Lombarda a Legnano – e confermare l’assioma che nessun generale tedesco ha mai vinto o può vincere una guerra (se l’ha vinta è per colpa degli sconfitti).

La Germania non ha mai invaso l’Italia, a differenza di Spagna e Francia. Mai un Sacco di Roma come quello del cattolicissimo Carlo V. La memoria è sempre per ogni aspetto positiva degli Hohenstaufen al Sud,  il compianto unanime che con loro sarebbe stata un’altra Italia.

Islam – Non ha liberato il mondo di riferimento, non l’ha energizzato. Non l’ha reso omogeneo per valori, cultura, mentalità, al contrario del cristianesimo, che è uno anche giuridicamente e socialmente, attraverso riti e culti stringenti fin nelle foreste dell’Amazzonia. L’islam è più mondi e anzi quasi isole, dalla Nigeria all’Afghanistan e all’Indonesia. Nulla di più diverso, come mentalità, cultura, tradizione, società, che l’Iran e l’Afghanistan, che pure hanno in comune una frontiera mobile di quasi mille Km., e sono da sempre ugualmente islamizzati. O tra l’Iran e i vicini arabi. Mondi agli antipodi benché confinanti, le donne totalmente ma anche gli uomini, anarcoidi gli uni, vecchi pastori, urbani gli altri, la tribù contro la nazione, il deserto contro la città, e nello stesso sentimento religioso e la relativa ritualità.

Aveva impoverito – che è quasi impossibile - l’Afghanistan, in pochi anni prima della guerra Usa. Non ha migliorato l’Iran. Ha bloccato e deviato lo sviluppo di metà abbondante del mondo arabo. Negli ultimi quarant’anni tutte le basi per lo sviluppo che erano state approntate dall’Afghanistan fino alla Tunisia - istruzione, formazione, comunicazioni, commerci, qualità della produzione, diritto civile - sono state distrutte o sterilizzate. Ora prova a distruggerle in Nigeria, anche se è islamico un terzo soltanto della popolazione. In Algeria il cammino è stato interrotto dall’islam per un lungo periodo con gravi danni. A danno più spesso della popolazione islamica, per esempio in Libano e in Siria.
Non contesta, e in qualche modo garantisce, la feudalità – gli “Stati patrimoniali” direbbe Max Weber: nella penisola arabica e nei sultanati oceanici. Accontentandosi della subordinazione della donna, chiude gli occhi su altre gravi trasgressioni alla legge coranica. Mentre ha distrutto e distrugge i regimi democratici, sia pure fascisti.

La legge islamica è sempre stata in vigore in Afghanistan. Che è il paese forse più povero della terra.

Le guerre cristiane, anche folli come le ultime due, parlano lo stesso linguaggio e si ritengono guerre “civili”, intestine. Sono invece irriducibili, da sempre, i rapporti tra l’Iran e i vicini. Tra il Bangladesh ultimamente  e il Pakistan. O tra il Pakistan e l’Afghanistan, che si dividono l’etnia  più forte, i pashtun, che è la sola – con i curdi – senza un proprio Stato. Nonché all’interno dell’Afghanistan, della Libia, dell’Irak, perfino della Siria, fra le tribù.

Lega Lombarda – La si vorrebbe agli inizi della storia d’Italia, ma fu una Lega a nessun effetto. Di potentati locali occasionalmente alleati invece che nemici, quali erano di solito.

Marx - Era e rimase un borghese, il diavolo ne avrà preso possesso, anche quando dalla rivoluzione passò al materialismo e al proletariato. Fu protagonista del Quarantotto, col suo giornale, la “Neue Rheinische Zeitung”, sostenendo la guerra tedesca contro la Russia, la Danimarca, e i polacchi austriaci. Compagno e mallevadore - già autore a ragione celebrato del “Lohengrin” - quel Wagner che proclamava “il tedesco è conservatore”, e “solo l’assolutismo è”, grazie a Dio, “tedesco”: nasce indefettibilmente romantico, il suo borghese sta tra il romantico e il filisteo, che è  il borghese non romantico.
Poi fu un emigrato. Arrivò al socialismo critico non dai bisogni del proletariato, che non conosceva, ma da se stesso, giovane, tedesco, intellettuale del Marzo ’48, eretico per esigenze di ruolo, il condottiero che, aperto un varco, ci erige sopra il suo castello, da hegeliano, e da hegeliano rovesciato il castello lo fa al quadrato. Che non è apostasia, non c’era il marxismo all’epoca, ma un modo d’essere, non antipatico. Marx sarebbe stato in guerra coi suoi esegeti, li avrebbe spernacchiati, usava così: lui non ha colpa di questo chiacchiericcio che cela le cose, parlava e scriveva diretto. È Cristo, anche se non lo sa, è evangelico – se era ebreo, s’è convertito: per il dovere del paradiso in terra, della giustizia. Un Cristo laico, per la fregnaccia del Diamat. La classe resta vaga, su cui ha scritto migliaia di pagine - ma non sarà una goliardata?

Il vecchio “Che dice Marx?” o “Il vero Marx” era cosa sovietica. Dei Soviet in quanto eredi di Lenin. Solo Lenin aveva letto Marx, alcune brossure di Marx, e lo ha applicato: Marx voleva un partito di tiratori scelti. Intellettuali, ma abili a infilarsi tra le pieghe della storia, a mimetizzarsi e scardinarla, imprendibili ninja. Per fare ciò che invece non c’è scritto in Marx, solo Colletti e Althusser a un certo punto l’hanno saputo: la dittatura del proletariato.

astolfo@antiit.eu

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