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martedì 27 gennaio 2015

Perché non possiamo dirci tedeschi

“Che significa il voto tedesco per i nostri soldi” è la prima pagina-pugno nell’occhio, coi soliti caratteri neri enormi, della “Bild Zeitung”, il giornale del popolo (Volk) tedesco. La “Bild” non rappresenta in realtà la Germania, che ha ben altra intelligenza, ma esprime il modo di pensare, oltre che della piccola borghesia, di molti intellettuali: economisti, banchieri, politici.
Questa miopia è stata finora mediata da Angela Merkel, sia nel governo di centrodestra con i liberali, e con meno difficoltà ora che governa in coalizione con i socialdemocratici. Ma è un riflesso condizionato costante dacché la Germania non ha più i russi a Berlino. Affine all’isolazionismo americano, che è stato forte fino a mezzo secolo fa, prima di Kennedy, senza riguardi per la convenienza economica – affine è anche la natura dei due paesi: la Germania non è un semicontinente come gli Usa ma è pur sempre un paese continentale, anche senza contare l’ “area germanica”.
Prima del voto geco un consenso si era formato sulla necessità per la Ue di uscire dal ristagno e dalla deflazione. Ora è da vedere se il voto greco non rilancia nell’“area germanica” il fronte opposto, del “salviamoci e fottetevi”. 

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