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venerdì 30 gennaio 2015

La seconda guerra europea all’Italia

Dopo l’attacco al debito italiano l’attacco al sistema bancario? Sì, è l’evidenza. Per la tempistica: i “giorni della merla” della politica e del governo, impegnati nell’elezione presidenziale. Per le dimensioni e il coordinamento dell’attacco a Mps.
L’obiettivo minimo è fare del Monte dei Paschi una preda facile, di nessun prezzo. Dopo aver terremotato le banche italiane, in Borsa, nel patrimonio, nella fiducia dei risparmiatori e investitori, per i tanti vincoli che hanno con Mps. Non è lo stesso che l’attacco al debito, che poi si scoprì innescato da Deutsche Bank, le poste da movimentare sono minori, ma dimezzare il titolo in tre giorni non ha altro senso: far fallire una banca italiana, la terza più grande banca.
Fallire propriamente no, non si può, ma terremotare Mps e il sistema bancario si: 1) L’attacco al Monte dei Paschi c’è, concentrato, organizzato: in tre giorni è stato vanificato laumento di capitale per il quale era stato organizzato il collocamento, che ora dovrà essere raddoppiato. 2) Passa da Londra ma viene dall’eurozona, non da mani americane, cinesi o arabe. 3) È stato propiziato da Francoforte, dall’allegra gestione della vigilanza bancaria europea al suo debutto, parziale e pettegola.
L’attacco al debito fu avviato e alimentato a febbraio 2011 da Deutsche Bank, si scoprì a cose fatte. L’attacco alle banche si sa già che è stato innescato da Francoforte, dalla vigilanza Bce. I criteri di analisi della vigilanza bancaria devono essere uniformi, e la discrezione assoluta. A Francoforte è al contrario, tutto si fa sapere, molto più del necessario e anche del giusto – a partire dagli stress test, gestiti come un mercato delle vacche, o una sorta di asta olandese, al ribasso. Non è per caso che l’offensiva è partita dopo che la banca italiana ha spiegato i suoi progetti a Francoforte, alla vigilanza Bce, che ha fatto sapere di non esserne convinta.  

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