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lunedì 1 febbraio 2016

Il mondo com'è (248)

astolfo

Dipartimento di Stato – È in realtà il Pentagono, con l’annessa Cia e i servizi d’informazione militari. Gli Usa sanno solo fare la guerra, e anche quella solo con le armi pesanti, aerei e missili. Impazienti, forse ostili, con la lunga trattativa europea per una composizione politica della guerra civile in Libia, hanno ultimamente proposto un loro piano: militare. In Siria, dove l’intervento militare è – dopo l’Iraq – impraticabile, non hanno idee né proposte per una soluzione negoziata.

Europa – Se ne moltiplicano i ritratti e gli elogi – come sempre fa chi si vede decadere, quando non resta che l’orgoglio dei quattro quarti, o benevolmente di qualcosa che si vede decadere. Brancati poteva ancora celebrarla con verità, nel pieno della guerra che pure volgeva alla sconfitta, nel 1943 (nel racconto “Due viaggi”, ora in “Scritti per il «Corriere»1942-1943”): “La qualità di europeo consiste soprattutto nel desiderio d’incivilirsi e incivilire, di rendersi conto,  di camminare e correre”. Non per sudare ma per scoprire. Già nel Duecento “l’Europa era nel pieno del suo vigore, fedele alla propria indole, ferocissima nel mettere in pratica  il suo maggior compito. Da pochi anni, aveva reso intellettuale perfino Dio (“Luce intellettual piena d’amore”), cambiato i barbari in paladini, il furore in virtù,  e immaginato un paradiso nel quale la massima gioia era il comprendere”.

Grecia – Se ne fa, con argomentazioni levantine, un mondo levantino. Di false rappresentazioni, e insomma di imbrogli. Mentre l’identità tra il discorso e il pensiero è una delle tante novità introdotte dalla cultura greca, anche prima di Socrate – la maggiore anzi. 

Guerra umanitaria – Le guerre intitolate ai diritti umani saranno state il maggior veicolo di disordine e conflitto dacché si propugnano. Alla Somalia, la Serbia (l’irredentismo in Kossovo non avrà mai termine), l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria. Si è attentato anche al Libano, che però, levantinamente, ha resistito, mettendosi coi suoi stessi nemici, interni ed esterni – sempre meglio dell’intervento “umanitario” di Francia, Usa etc. Condotte dagli Usa, seppure per conto dell’Onu, risentono dell’incapacità americana di calarsi nelle situazioni locali. Già dimostrata in Vietnam. Un sola guerra di liberazione gli Usa hanno saputo condurre: in Europa, dove Stati  già solidi esistevano, che in parte si sono liberati da sé medesimi. E in una certa misura anche in Giappone e in Corea, culture antiche e società per lunga tradizione.

Inghilterra – Quando non ha un nemico forte l’inglese è un fascistello: Dresda, Falkland, Serbia, Iraq. Tutto guardando colò metro della superiorità. È buon soldato,  disciplinato, anche se poco combattivo. E ha la fortuna di non aver mai perso una guerra, avendo evitato molte di quelle perse (India, Africa, Suez compresa, Palestina) Ma se il nemico non lo intimorisce, perde il senso del limite – fa anche dei suoi Himmler degli eroi.

Ha predisposizione e quasi amore per lo spionaggio, attivo e passivo. Ha anche i migliori scrittori del genere. Ma contro certi nemici e non altri. Non contro la Germania, malgrado le due guerre. Sì, sempre, contro la Russia. Oggi con gli avvelenamenti, di Yushenko e di Litvinenko, presi pari pari dai suoi romanzieri. E con la corruzione dei suoi plutocrati – che però ospita e protegge. Con la stessa Russia del resto continua a fare affari, più e meglio di qualsiasi altro paese occidentale – non ne fa abbastanza? Paga per questo, investe nello spionaggio, in forma ludica,  viaggi, bevute, mangiate, ma anche in dossier e macchinari.
Da ultimo prende di mira i potentati arabi, su cui ha sempre glissato, per tutto il Novecento e buona parte di questo quindicennio. Ha avuto l’agio di farne i governi fino a recente, a circa il 1970, negli Emirati del Golfo, in Iraq, fino al Al Bakr e poi Saddam Hussein, in Libia con Gheddafi. Gli “indizi” del recente deficit di democrazia di quei potentati vengono dalla City?

Opinione Pubblica – La dittatura del “si”, la diceva Heidegger: “si dice”, Accanto ai trattati classici di Lippmann e Habermas, il contributo maggiore potrebbe essere quello di Heidegger, il “filosofo del secolo”, del Novecento. Non in un trattato apposito ma qui e là nella sua opera principale, “Essere e tempo”. Dove molto fa il caso della Öffentlichkeit di Habermas, l’opinione pubblica - anche “pubblicità”, da distinguere però dalla reclam, puramente commerciale. Ne fa la critica, liquidandola come “la dittatura del si” indeterminato: l’opinione pubblica come una falsa trasparenza, poiché si riduce a pensare e affermare quello che un indistinto “si” pensa e afferma.

Heidegger detestava giornali e tv, che non praticava, ma me ha fatto un uso calcolato. Specie a futura memoria, ha dimostrato molta intelligenza dei media, e la capacità di usarne. Nella tempistica, e nei toni giusti per ogni – anche se rara – uscita pubblica. Soprattutto nella preparazione del lascito. Con l’intervista “postuma” allo “Spiegel” e quella in tv dai toni concilianti per gli ottant’anni nel 1969. La strategia di pubblicazione della sua opera omnia, messa a punto quattro anni prima di morire, e sancita l’anno dopo in una riunione “notarile” con la moglie, i figli e gli editori, è mirata soprattutto sull’effetto glamour. Con la raccolta o la riproposizione, scaglionata nel tempo, di testi in vario modo scandalistici. Da ultimo i “Quaderni neri”, suddivisi in “Riflessioni” e “Note”, un paio di migliaia di pagine da editare secondo criteri pubblicitari, di maggiore impatto sull’opinione.

È la famigerata doxa di Platone, come opposta alla verità, alle idee. Ma “la parola doxa”, attesta Hannah Arendt, che sapeva il greco come il tedesco, “non significa solo «opinione» ma anche «splendore» e «fama». In quanto tale si riferisce al campo politico, la sfera pubblica, in cui ciascuno può apparire e mostrare chi egli sia”. Lo stesso Socrate, volendo filosofare la politica, o meglio politicizzare la filosofia, “si era trasferito nella piazza del mercato, nel bel mezzo delle doxai, le opinioni”.

Terrorismo – È il mondo dei solitari, in quanto “esclusi dal mondo. Effetto dell’abbandono,  della rivolta. Era l’analisi di Hannah Arendt in epoca non terroristica, “Ideologia e terrore”, del 1953 (poi incluso come capitolo finale della seconda  edizione di “Le origini del totalitarismo”. Di fatto è un attività di gruppo, di bande, ma fra “abbandonati dal mondo”, fra lupi solitari.

Velo – Si filosofa (in Francia, dopo il ripudio), si fotografa artisticamente, si estetitzza, si sensualizza (in Iran), e non si dice l’essenziale: che è un obbligo imposto alla donna. Non per evitare le spese del parrucchiere ma per nasconderne il viso e le fattezze. Per farne un oggetto invece di una persona. Una piccola parte dell’obliterazione della donna, n famiglia, in società e nel diritto.

astolfo@antiit.eu

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