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sabato 6 febbraio 2016

Ombre - 303

Al prefetto Tronca risponde Pignatone, il capo del Procura: l’ennesima affittopoli romana è tutta qui, tra le due “anime” (?) del Pd. Con schieramento di giornalisti al seguito. Tutto per portare i diessini a votare il popolare Giachetti.
Continua la saga del Procuratore Capo di Arezzo che non demorde. Non inquisisce in realtà nessuno su Banca Etruria, e non lascia il posto. Nemmeno ora che tutto fa intravedere la bancarotta fraudolenta, a favore di alcuni soci, amministratori e obbligazionisti. Reato grave e anche evidente.
“la Repubblica” e “il Venerdì di Repubblica” piangono il ribasso del petrolio: “Potremmo pagarlo caro”. Tutto perché i petrolieri americani non guadagnano abbastanza, e molti anzi perdono. C’è una logica? Il mondo va proprio “‘n’arreri”, come diceva il poeta siciliano Domenico Tempio.
Prudenza (cerchiobottismo) tra Renzi e Bruxelles in lite continua: ha ragione Renzi come ha ragione la Ue. Mentre il fatto è un altro: l’Europa è imbalsamata e in crisi per – per dirla con Piketty – “la Germania non ama un dibattito come si farebbe in Parlamento, dove rischia di andare in minoranza, e preferisce i criteri di bilancio automatici”. Anche se è “il blocco della democrazia nell’eurozona  con un set di regole rigide che ci ha condotto sull’orlo dell’abisso”.
Il commissario Moscovici, molto amichevole, dice che la flessibilità concessa all’Italia è troppa. Juncker mette l’Italia sotto inchiesta per l’immigrazione e per il bilancio. Dopo aver impedito il salvataggio delle quattro banchette,  mentre lo concedeva alla grande Nordbank tedesca. La sospensione del giudizio sul bilancio durerà quattro mesi. Cioè: l’Italia è messa da Bruxelles nel mirino della speculazione. Stupidi, Juncker e Moscovici, non possono essere.

Si può anche pensare a questa Commissione, di Juncker, Vestager, Moscovici, come occupata a cerare un solido piedistallo a Renzi, al di là cioè delle chiacchiere in cui il fiorentino eccelle. Questi commissari non sono neanche domini del proprio regno: sono burocrati che obbediscono a ordini. Ma perché a spese dell’Italia – più spread e meno capitalizzazione in Borsa?

 “Gloria a Dio”, inneggia Ted Cruz vincendo le primarie repubblicane nel timorato Iowa. Con una faccia e una smorfia da beffardo paraculo. La “diretta”, la tv, youtube, quanto hanno fatto per distruggere la politica, svelandone i cosiddetti “arcana”? Si capisce che nessuno ci creda, non voti, o voti a casaccio.

Bail-in europeo da rivedere, il regolamento che addossa il fallimento delle banche ai correntisti e ai sottoscrittori di obbligazioni. Lo dice il governatore della Banca d’Italia Visco - oltre che il buon senso. Che però dov’era quando il regolamento fu discusso e approvato, come sempre a Bruxelles all’unanimità? È il problema italiano, la scarsa applicazione.

Si celebra Ventotene, la riconversione del vecchio confino e il Manifesto per l’Europa, celebrando Spinelli, qualcuno anche Ernesto Rossi, nessuno Colorni. Che invece il Manifesto ha redatto, pur attribuendone la paternità A.S. e E.R. (che vi ebbe un ruolo minimo). Sempre subcultura Pci – Colorni era socialista.

Spinelli si celebra in quanto vecchio-nuovo Pci, benché abbia condotto una battaglia trentennale contro l’antiatlantismo del suo vecchio partito, Rossi in quanto massone.

Arriva El Sharawy a Roma e fa gol. Delirio delle cronache romane, inni al “neoacquisto egiziano”, e al “campione egiziano”. Di buon cuore. Mentre El Sharawy è italiano da tutti i punti di vista. Solo italiano. Quando non farà più gol sarà il brutto egiziano? È difficile accettare anche solo un nome straniero.

La Procura di Milano doveva procedere contro alcuni usurai, per sentenza del tribunale di Verbania. Non l’ha fatto. Dopo cinque anni e inutili solleciti ha proceduto la Procura Generale. Se non che la Cassazione ha cassato la Procura Generale e ha ridato la causa alla Procura. Che immediatamente ha disposto il sequestro di beni per cinque milioni. Sempre senza inquisire gli usurai.

Si ripetono con Verbania i fuochi d’artificio dell’Aggiustizia Napoletana a Milano. Dopo i ritardi, i dinieghi e gli abusi denunciati da Vigna e da Robledo. Ma la medaglia d’oro della dell’Aggiustizia spetta indubbiamente alla Cassazione, cioè a Roma. Che ha restituito gli atti alla Procura di Milano argomentando: “Contro l’inerzia investigativa la legge non prevede alcun rimedio”.
I Napoletani di Milano tengono ancora molti per le palle anche a Roma, non solo la famiglia Esposito? 

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