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lunedì 1 febbraio 2016

L’impossibilità di essere, a sinistra

Si parla dei socialisti, ma in filigrana emerge il disfacimento del Pci. Protervo. Velenoso. Non per il crollo del Muro ma per la sua propria pervicace opera di distruzione di ogni altra forza progressista. Che approderà infine, con Veltroni, al suo proprio dissolvimento.
Nel 2008 Veltroni liquida quello che resta del partito Socialista. Apparentandosi solo Di Pietro. Ma nello stesso tempo annienta il suo proprio partito nel Pd, di cui ciò che resta non è di sinistra – l’esito è un’altra accezione del “caso Italia”, un paese dove la destra si nega, e la sinistra arde di dissolversi (arrivava al 46 per cento del voto).
Correr fa una ricostruzione minuziosa di questo autoannientamento, elezione per elezione. L’operazione Mani Pulite è remota, e non molto pulita. Ma sempre nuova, rinnovata, è l’impossibilità di essere a sinistra. Campo della faziosità
Il racconto dei socialisti è quello di una deriva. Forse inevitabile. Non solo per il fuoco di sbarramento dei giudici, che fecero pagare al Psi il referendum sulla responsabilità civile. Dopo Craxi, il Psi si è in pratica autodisciolto, anch’esso. Anche perché la politica aveva cambiato natura e segno: dei 5-6 milioni di voti che il Psi raccoglieva, la metà sono andati al centro-destra di Berlusconi, e la metà dell’atra metà nell’astensione.
Ma il titolo non mente, e il sottotitolo: “I socialisti italiani dopo il 1993”. Correr fa una ricostruzione per il futuro storico. Clandestina, dai i tempi, ma prima o poi utile. Una ricerca e una messi in quadro, congresso dopo congresso, elezione dopo elezione, con i (pochi) riflessi nei media, di cosa è stato il partito Socialista dopo Mani Pulite: tante sigle e poche idee. Poco tempo anche per farsele venire, dovendosi per lo più difendere: l’idea socialista della politica ha avuto vita travagliata nel ventennio abbondante della Seconda Repubblica, sotto i colpi dei Pci-Pds e del Msi-Sn coi loro giudici prima, poi del democratismo alla Veltroni, con la cancellazione di ogni caratterizzazione sociale, da ultimo con la rottamazione, generazionale e ideale.
Un racconto, a ripensarci, che si potrebbe rifare di ogni forza politica in Italia, e di ogni politica.
Carlo Correr, Una lunga marcia, Nuova Editrice Mondoperaio, pp. 300 € 14 

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