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martedì 18 aprile 2017

Secondi pensieri - 303

zeulig

Adamismo – Si direbbe il segno dell’epoca, l’essere nati ieri.
La condizione anche, malgrado la diffusione e la simultaneità dell’informazione, l’obbligo scolastico, l’alfabetizzazione di massa.

Borderline – Figura della psicologia. Ma anche della storia, l’interdisciplina, la verità (filosofia), la serietà (di atti e comportamenti).

Carattere – È definito e indefinito – complesso, in formazione, in deperimento, anche sfilacciato. Da cuore pascaliano.
Stendhal crede nella “realtà” dei caratteri. Solo Stendhal - “dopo” Balzac: “Per Stendhal il cuore umano è un solido dalle linee plastiche e rigide” (Ortega y Gasset, “Lettera alla Nrf” su Proust).

Corrispondenza – Il legame che Baudelaire pone tra la natura e lo spirito nel sonetto con questo titolo che ha introdotto in quarta posizione nella raccolta “I fiori del male”, 1857 (“La natura è un tempio dove pilastri viventi\ lasciano talvolta sfuggire confuse parole;\ L’uomo vi passa attraverso foreste di simboli…”) argomenta per una conoscenza poetica più che analitica. Inapplicabile evidentemente al sapere scientifico, che più propriamente vive questa relazione, e a quello logico. Ma è un legame che, non sostitutivo, tuttavia consente un di più di applicazione e forme dell’analisi.

Heidegger – La madre del racconto “Good Country People” (1955) di Flannery O’Connor, quando va a leggere un brano di Heidegger che la figlia laureata in filosofia ha sottolineato ci trova “un malefico incantesimo in gibberish”, di parole senza senso. La madre è una che fatica a rendersi conto che la sua bambina ha tremt’anni e da venti è senza un gamba – né ha mai capito che la figlia studiasse la filosofia. E la figlia è una che alla maggiore età la prima cosa che ha fatto è stata di cambiarsi il nome all’anagrafe, da Joy in Hulga, “il nome più brutto del mondo”. Ma “gibberish” non è male – Adorno dirà “inautentico”.

Malinconia – Ritorna in forma depressiva la malattia-non malattia che consuma. Che i monaci nel deserto scoprirono come acedia, tenendone il conto giorno dopo giorno, il demone delle ore vuote. Dei loro fantasmi si ricorda solo la lussuria, ma secondo san Gregorio l’acedia, o malinconia, è peggio: è fatta di malicia, rancor, pusillanimitas, desperatio, torpor, evagatio mentis.
I malinconici saranno geniali, ma sono inaffidabili, con loro bisogna andare con le mutande di latta, spiega Ildegarda, la santa di Bingen: “I malinconici hanno le ossa grandi con poco midollo, che è tanto ardente da renderli incontinenti con le donne come le vipere”. Equini, li chiama, “sono libidinosi come gli asini”.
È gente che avrebbe bisogno di sfottere il prossimo per poterlo odiare. I “malinconici puri” di Campanella, un frate con molti figli, “ogni moto li offende, e si ritirano e pensano assai”.

Matrimonio – “Quando ci sei dentro, scopri che è l’inizio, non la fine, della lotta per far agire l’amore”, Flannery O’Connor, “Sola a presidiare la fortezza”, 82.
Scritto alla corrispondente più assidua e intima “A.”, da poco dismessa dall’Aviazione per “condotta immorale” – pratiche lesbiche.  

Memoria - E’ Proust, il “tempo ritrovato”, o memoria involontaria. È Freud, la memoria indirizzata. È l’attualità, piena di selfie e ritrovamenti (facebook), anche i più inutili. È al prezzo della cancellazione di sé, della memoria stessa? Difficile immaginare un’età che se ne priva più di quella contemporanea, dove non esiste già più nemmeno l’ieri.
Venendo del resto, malgrado la guerra (le guerre), da Musil, l’inutilità dell’agire. E dalla “Montagna magica”, un continuo contrappuntistico, come impossibilità del ragionamento - forse soltanto un basso continuo. Senza più critica, faticosa e inutile.

Morte – È l’unico evento cui tutti sono obbligati, tutti gli esseri viventi. Il più comune e il meno interessante.
Non è nemmeno un atto, è una condizione.

Ordinario – Avviene, per abitudine, ripetitività, e quindi è semplice. Scontata. Irrilevante anche, una realtà che non è reale, pur essendo costante e comune. È invece la più difficile a ricostituire: per esempio a narrare. Quando cioè va architettata, vicenda di personaggi comuni in situazioni ordinarie.
Si può raccontare senza scarti? Senza l’eccezionalità? O c’è un’individualità – bizzarria, non-uniformità – anche nell’ordinario?
Lo scarto, la trovata, in realtà non garantisce, e fatti eccezionali possono riuscire in interessanti – ordinari.

Ordine – È più libero un “ritorno all’ordine”? A fronte, evidentemente, di un’anarchia insoddisfacente – che distrugge risorse invece di produrne.
Ma è nel ritorno all’ordine che l’anarchia insoddisfacente di oggi si produce. Nella restrizione, all’infinitamente piccolo, del punto di osservazione della scienza contemporanea, o della complessità. L’infinitamente grande dell’astrofisica, della della geometria dei bordi, della biologia, dei sistemi complessi (il traffico, il clima, la Borsa, i materiali) vuole ancora essere compreso, non regolato – così com’è è piuttosto l’“album” di Wittgenstein: immagini che si rimescolano e ricompongono, in una o più storie.
Il più disordinato è oggi il “sistema” scientifico: secondo principio della termodinamica, indeterminazione e entropia, teoria del caos, universi paralleli. Col problema: l’universo è in espansione (ottimismo, progressismo, razionalità, tecnica) o si ritira? E’ in espansione, lo si sa da Hubble, ma può sempre crollare, perché, in fondo, non può che essere chiuso.

Realismo – “Quanto al fatto che Gesù sia un realista: se non era Dio non era un realista, ma solo un bugiardo, e la crocefissione un atto di giustizia”, Flannery O’Connor, “Sola a presidiare la fortezza”, 80. La religione è realista?
La storia è realista? È un fatto di azioni e reazioni, anche omissive, anche inconsulte. Ma a che effetto? Il reale non è finalizzato (modellabile): sornione (abile), deborda.

Rivoluzione – In sezione grafica monta: entusiasmo, fantasia, liberazione. Poi ristagna: si estende, a macchia d’olio, a operai, casalinghe, ragazzetti ignoranti, e ogni altro materiale inerte della storia. Ma nel movimento demografico monta pure la stupidità, a livello della rivoluzione, e si slarga. Per poi subire un crollo verticale, quando la stupidità prende possesso dell’intellighenzia, per conformismo, pigrizia, incapacità, superbia.

Storia – Si direbbe anamorfica, o astigmatica: vista da un occhio parziale, che getta sulla sezione uno sguardo da posizione eccentrica. Per l’io narrante, per quanto lo storico si leghi ai documenti.  

Testo - L’irrisorietà (povertà) dell’erudizione (filologia) che sistema (impone) il testo esemplare. E  una sola modalità di espressione, del testo ordinato secondo regole di espressione, sue proprie, della scrittura, e dell’autore, degli anni dell’autore o del secolo, del genere eccetera. L’irrisorietà della verità, ridotta a testo canonico. Il “testo” è una regola.

zeulig@antiit.eu

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