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sabato 30 dicembre 2017

Secondi pensieri - 331

zeulig

Classico – È illusione: ricostruzione, invenzione. Ma secondo criteri di persistenza, di forme, colori, tematiche. Mentre il nuovo,  esaurita la novità, deperisce – anche il nuovo propositivo invece che distruttivo. Ci sono “cose” che persistono: idee, immagini – correlazioni, cioè linguaggi. E linguaggi deperibili, presto perenti.

Credulità – “Il pensatore per le idee, lo scienziato per i fatti”, riflette Conrad, il romanziere, prefazione a “Il negro del Narciso”, “parlano con autorevolezza” al nostro buonsenso, all’intelligenza, ai pregiudizi anche, alle paure e all’egoismo, “ma sempre alla nostra credulità”.  Non l’artista: “Per l’artista è diverso”, prosegue. Con una mezza pagina intensa, preceduta da un’avvertenza in forma di antitesi: “Il suo richiamo è meno forte, più profondo, meno netto, più emozionante – e viene dimenticato prima. Eppure il suo effetto è eterno”. L’artista si rivolge alla parte meno razionale e saggia dell’uomo: “Parla alla nostra capacità di godere e meravigliarsi, al senso del mistero che circonda le nostre vite; al nostro senso di pietà, di bellezza e di dolore;  al latente sentimento di comunione con il creato….”. Ma non è questa la credulità, questa “parte” (emisfero, lobo frontale, “cuore”) della nostra conoscenza? Con i filosofi e gli scienziati si conosce e si discute a ragione.

Dio – È in effetti il miracolo della creazione: creare Dio è un miracolo.
E l’infinito. E l’eternità.

È l’“anima del mondo” del romanziere-teologo Merežkovskij, del suo Giamblico in “Giuliano l’Apostata”: “Quando tu dici «Egli non esiste», innalzi a Lui una lode non minore che se dicessi : «Egli esiste»”.
Al suo Giamblico, maestro occasionale di Giuliano adolescente, Merežkovskij fa esporre una teogonia convincente, seppure teologicamente dubbia: il mondo è “una rete gettata nel mare.  Dio abbraccia l’universo come l’acqua abbraccia la rete. La rete si muove, ma non può afferrare l’acqua, così il mondo vorrebbe, ma non può afferrare Dio”. Una tensione non risolvibile , e non abbandonabile: “La rete si muove, ma Dio è immobile, come l’acqua nella quale è stata gettata la rete. Se il mondo non si muovesse, Dio non avrebbe creato nulla”.

Immaginazione – È elaborazione. Ripetizione quindi, memoria, oltre che invenzione, libero sfogo - libero pascolo. E sempre comunque per moduli prestabiliti, espressivi e quindi cognitivi.

Narciso – È emblema della solitudine. Nello specchio che ripetizione.

Post-verità – Era già di Poirot, dopo Pirandello. È una deriva delle identità, una e plurima.
È la parola dell’anno 2016 per l’Oxford English Dictionary in un’accezione precisa. Del gergo della comunicazione o dell’opinione pubblica. Per le quali non conta la verità della cosa ma il complesso emotivo - personale, di gruppo, di opinione prevalente. Di fatto, questa – la rinuncia al giudizio critico - è una deriva del dissolvimento della personalità. Nella incertezza, nella confusione nella debolezza. In un’opinione critica anche, elaborata, ma relativistica.
È l’evoluzione, si può dire senza ironia, del metodo socratico alla Poirot o alla Christie, in cui tutti possono essere colpevoli, o innocenti – e il delitto stesso spesso è confuso.

Suicidio – “Quando uno non ne può più della vita vuole morire tra le braccia di Dio”. È un’ipotesi, valida anche per la buona morte, che la poetessa Alda Merini formula in morte di Amelia Rosselli, “la grande e divina Amelia, poetessa squisita” (“La vita facile”, 74).

Tribù – È un modo di essere storico, ma ineludibile. “Il 99 per cento del tempo della storia umana lo abbiamo vissuto in tribù. Solo in tempo di guerra, o al tempo nostro, in cui c’è l’equivalente psicologico della guerra, prevale la famiglia nucleare, perché è l’unità più mobile, in grado di assicurare la sopravvivenza della specie. Ma per il pieno sviluppo dello spirito umano abbiamo bisogno di gruppi, le tribù”. Margaret Mead dice ancora la verità. La tribù è un fatto e una logica: è via di mezzo tra l’etnocentrismo, o assimilazione, e il relativismo culturale. Si lega alla terra e al sangue, ma più alla storia, e smantella il conflitto quale si configura oggi, tra Nord e Sud. Compreso il razzismo antirazzista di Sartre e Frantz Fanon, che non si sa dove finisce: i peggiori nemici degli africani sono oggi africani, dalla Libia all’African National Congress al potere in Sudafrica.

Uguaglianza Il razzista forse no, ma lo scimpanzé capisce che ognuno vuol’essere uguale, a se stesso e agli altri.

Verginità – Sant’Ambrogio la lega alla fede: “Castis fides refrigerans” recita nell’inno “Ad horam incensi”, fede refrigerio dei casti.

zeuluig@antiit.eu

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