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sabato 30 dicembre 2017

L’invidia della commedia all’italiana, doppia

Una quarantenne vive curva sotto il carico di errori e delusioni, effetto delle passioni. E quando la passione si riaccende, il miracolo si risolve in tragedia.
La solita vita spezzata – la vita vissuta. Il solito canovaccio di melodramma e tragedia – la tragedia è melodramma, senza il canto – che Woody Allen usa citare. In realtà invidiando la commedia all’italiana: che il comico possa produrre dramma. Non si spiega altrimenti la sua insistenza sulla vita afflittiva. Ma invidiando il comico, l’attore, che possa produrre (recitare, creare) dramma, da Gassmann a Benigni, più che il genere. E il compito affrontando non dal di dentro, ma dall’esterno: non rifacendo Benigni, ma un calco di Benigni, e dicendolo.
Si può nobilitare la pratica con lo straniamento brechtiano. Che W. Allen non cita, fermo a “melodramma” e “tragedia greca”, ma pratica. Ha sempre un prologo-araldo, il personaggio che ci spiega quello a cui stiamo per assistsrere o abbiamo assistito, la tragedia che sta rappresentando o vuole rappresentare. E ogni scena, di questo come di altri film, inscena come un monologo, da fermo, quasi a camera fissa. Effetto evidenziato ultimamente da Storaro, da una luce accentuata, azzurrata (ingrigita) o aranciata, per marcare la non verosimiglianza – lo sdoppiamento, di narrazione della narrazione, teatro del teatro. 
L’effetto è però freddo. La doppia distanziazione, alla Brecht oppure no, distrae, e alla fine lascia insoddisfatti: come di fronte a una rappresentazione dopolavoristica, come confrontati da un genietto, non da un geniaccio. Non più al caldo, né più al freddo, giusto un po’ a disagio: la “storia” per lo spettatore è il raffronto con altre opere di W. Allen, o con la sua poetica, non quella che gli viene raccontata.
Woody Allen, La ruota delle meraviglie – Wonder Wheel
Ps. Una curiosità della “Ruota” è che nessuna delle “tramine” online e sui giornali la rispecchia. Ognuna anzi fa errori grossolani. I recensori non vedono il film? Qualche critica, anche, indurrebbe a questa conclusione. Ma più probabile è che i media e gli stessi siti online specializzati non fanno servizio al lettore, fanno pubblicità redazionale. Ma producente?

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